martedì 11 luglio 2017

GIORGIO CAPRONI: "VERSETTI QUASI ECOLOGICI"

POESIA ASSEGNATA ALLA PROVA DI MATURITA'  2017

Versetti quasi ecologici

Non uccidete il mare, 
la libellula, il vento. 
Non soffocate il lamento 
(il canto!) del lamantino. 
Il galagone, il pino: 
anche di questo è fatto 
l’uomo. E chi per profitto vile 
fulmina un pesce, un fiume, 
non fatelo cavaliere 
del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba 
e l’acqua muore. Dove 
sparendo la foresta 
e l’aria verde, chi resta 
sospira nel sempre più vasto 
paese guasto: Come 
potrebbe tornare a essere bella, 
scomparso l’uomo, la terra»

da Res amissa

4 commenti:

  1. Caro Nazario, hai fatto bene a pubblicare questa poesia: molti quotidiani non l'hanno fatto e avevano dato da intendere che era una prova quasi insuperabile per i poveri maturandi. Invece era un temino da terza media. Piuttosto non mi convince quel verso troppo lungo: non è che ti sei dimenticato di spezzarlo? Risulta estraneo a tutta l'economia della bellissima lirica.

    Carla Baroni

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    1. Carissima Carla,
      è così dall'originale.
      Ti abbraccio
      Nazario

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  2. "L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore".
    Basterebbe questo passo per comprendere la tragica attualità di questa stupenda lirica di Caproni. Un poeta ingiustamente lasciato ai margini e fuori dai programmi scolastici.
    Un plauso, dunque, a chi ha voluto proporlo per gli esami di maturità. Attraverso questi versi - anche se non conosciuti - i ragazzi hanno avuto l'occasione di mettersi davvero alla prova con se stessi, maturando già solo leggendoli.

    Sandro Angelucci

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  3. I versetti di Caproni opportunamente "riscoperti" nella prova di maturità 2017 e intelligentemente riproposti nel blog di Nazario Pardini, testimoniano con efficace profondità il rapporto più che attuale dell'uomo con l'ambiente naturale.
    L'oggi ecologico è a rischio crescente, la natura barcolla e l'uomo (creatura naturale) subisce continui effetti imprevedibili dalla grande "crisi planetaria".
    Clima, eventi estremi, eccessi di tecno.produzioni, politiche fuori controllo, migrazioni epocali, stragi per ogni dove... Tutto contribuisce al "sempre più vasto paese guasto" del poeta che ipotizza una Terra senza uomo per salvare il futuro del creato e paradossalmente l'uomo stesso. Versi lapidari, essenziali di una liricità assoluta che sviluppano tematiche ahimè più teorizzate che praticate affidate alle nuove generazioni nel trauma e nella paura della catastrofe.
    Marco dei Ferrari

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