domenica 3 luglio 2011

Nota al libro "Verticalità" di Sandro Angelucci

Nota
al libro
Verticalità
di
Sandro Angelucci

 
Poesia dell’ascesa, della totalità, dell’aspirazione a un volo alto, illuminato, anche se indefinito. Il volo che il poeta cerca di intraprendere per liberarsi della materia e del vuoto e per librarsi in cerca del tutto che è negato all’uomo in quanto fragile e umanamente terreno. Il poeta vede nella poesia l’arte sublime, la possibilità di un cammino che più si avvicini all’inarrivabile. La plaquette si suddivide in due sottotitoli: Dell’anima e della ferita, Del cielo e della parola. E già nei versi della prima poesia che dà il titolo all’opera, si avverte il desiderio di Assoluto, che in Angelucci si fa spleen, inquietudine esistenziale, se riferito alla caducità dell’essere e dell’esistere: “Sogno di cielo / che vince la gravità dei corpi / che a volte s’inabissa e poi risorge. / Fiamma che sale. / Brace che si accende”. Ed è proprio il tutto che per esistere necessita del vuoto, e ci rende inquieti e inappagati: “Il tutto che per esistere / necessita del vuoto / il vuoto “santo” della divinità, / del nostro dramma, / del canto di Turoldo”. I contenuti di questa plaquette filosofico-esistenziali, che ci richiamano alla Bellezza di Platone, sono sorretti da uno spartito versificatorio di settenari, o endecasillabi, o endecasillabi spezzati, o di versi di minor quantità, che, utilizzati con grande perizia tecnica, costituiscono un importante significante metrico a dare forza e colore al fulgore delle immagini.



Nazario Pardini
Pisa, 25 settembre 2010 

1 commento:

  1. Ho avuto occasione di leggere il libro di Angelucci, perché me l'ha donato un amico che fa parte della commissione di un Premio Letterario. Sono appassionato di poesia e il testo mi ha veramente emozionato, perché mi ritrovo in quei versi. Sintetizzano, secondo me, tutti quelli che sono gli interrogativi dell'uomo contemporaneo, o meglio, dell'uomo in quanto uomo. Il titolo è veramente appropriato. Dà l'idea di questo spazio infinito in cui ci sentiamo naufragare. La recensione di Pardini è essenziale e veramente concreta nella parola e nella sintesi del fatto poetico.
    Leonardo Massa

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