mercoledì 26 dicembre 2012

CARMELO CONSOLI: INEDITO PLURIPREMIATO


La nota dolce della lavanda

Carmelo Consoli 

E' rimasta la lavanda
a presidiare i capannoni di cemento,
ad addolcire i silenzi delle macchine
e tutto ciò che sapeva di sudore,
fatica in questa piana abbandonata.
Blu cielo, mescolata al sorriso dei papaveri,
alla mestizia delle presse dismesse,
al cumulo delle cose accese, spente,
lavorate tutti i giorni e poi
buttate nel macero dei sogni.

 
L'hanno lasciata vivere qua
come al nord delle industrie fallite,
al sud dei fabbricati fantasma
nella danza del vento tra i rottami
e la voce finita degli operai;
ultima nota dolce tra le amare risposte
nella persa meraviglia
dei giorni, del domani, della famiglia.

 
E inutilmente accende il verde
delle piane mattutine, ricami rosa viola
nella sera tra striscioni e bandiere
come se i giorni avessero sempre 
il cuore caldo delle torri fumarie,
l'urlo delle sirene, l'azzurro dei sogni.
A volte si curva nell'assedio delle api,
altre si tende al coro delle cicale,
si confonde nella voce dei megafoni.
Esulta come se ancora
volesse profumare una vita svanita
nel nulla dei progetti, in una quiete
di pareti morte e trasparenti ragnatele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 commento:

  1. La lavanda, pianta dimessa e comune, antica e familiare, intride con la sua presenza e il suo profumo questi pregevoli versi di Carmelo Consoli e ne costituisce il nucleo poetico che, con incalzanti metafore, si dirama nelle strade della vita, negli accadimenti, nei luoghi, nelle tristezze e nelle sconfitte. Eppure, in questo testo, cosparso di significativi richiami fonici e connotato da dolcezza verbale, la lavanda -leopardianamente- "esulta" (lat. exsultat), con dilatata semantica, come se volesse indicare, all'uomo perso tra i suoi problemi, la strada della salvezza.
    Pasquale Balestriere

    RispondiElimina