venerdì 12 settembre 2014

UGO PISCOPO: "GIUDIZI FINALI DEL PREMIO TULLIOLA 2014"

“Tulliola- Renato Filippelli”. XXII edizione, 2014
Alcuni dei Giudizi finali
Vergati dal presidente del premio  Ugo Piscopo

Sez. A, Poesia

1. Michele Urrasio, Sillabe di silenzio
Raccolta sobria, vigilata e lavorata al bulino, dall’andamento complessivamente poematico, che potrebbe intitolarsi De reditu suo. E’, infatti, per appunti e per frammenti, un diario, senza concessioni al patetico e al descrittivo, di ritorno alle ragioni e alle figure decisive dell’esistenza, su cui dominante è quella paterna, ora intravista, ora appena sfiorata, ora inquisita con un altro sguardo rispetto al passato. E’ un ritorno che è un itinerario verso le verità, che parlano in maniera misurata e ferma della necessità di esserci in umiltà e serietà.


2. Nazario Pardini, Si aggirava nei boschi una fanciulla
Un inquieto vagare tra i boschi intrigati della vita e, innanzitutto, della memoria è la raccolta di Pardini, molto elaborata e, per così dire, argomentata, alla presenza intravista in filigrana della poesia di tutti i tempi, a cominciare fondamentalmente dalla Grecia antica e dai tempi di Icaro, che lasciò il suo nome a un pelago periglioso e avido di inghiottire ancora oggi altri trasvolatori folli. Questa esperienza della complessità (culturale) tempo-spaziale è affidata felicemente al supporto di intrecci di narratologia e levità poetica, di simbologia e balzi in avanti dell’immaginario.

3. Andrea Venzi, Cielo di cristallo
Non inganni il titolo, Cielo di cristallo, che si riferisce a un sogno di deliziosa intatta felicità fatto dalla donna amata e rapita troppo presto da un destino crudele. Esso semplicemente accende uno squarcio di purissima luce in un mondo, che invece si costituisce essenzialmente su cifre opposte: il dolore, l’assurdo, le voci d’ombra e di mistero. Nella mimesi delle acute contraddizioni, la scrittura traccia i diagrammi delle angosce quotidiane, mentre viene acquistando spessore uno sfondo oscuro, gotico, conturbante.

4. Michela Marano, Frammenti in-versi
E’ una voce, questa di Michela Marano, che si viene facendo, mentre passa e ripassa su ponti di silenzio e di indicibile, su flussi di parole che si strappano ed estraniano ai loro nidi semantici, per germinare su altri orizzonti. E’ una voce, che intanto ascolta la presenza di altre voci, che appartengono al tempo, alla natura, alla storia, nelle quali il provvisorio e l’istantaneo rinviano spontaneamente a concrete situazioni, come quelle dei drammi del Sud, che si ripetono e sono sempre implacabilmente nuovi.

5. Laura Croce, La scienza e la voce
Procedimento di impianto costruttivistico e astrattizzante, quindi squisitamente moderno, quello di Laura Croce, la cui scrittura è tutta una tessitura che rivendica a sé, al suo porsi in essere in quanto tessitura, il primato assoluto. E’ significativo l’esplicito richiamarsi a griglie e a cifre iconograficamente identitarie. Col felice risultato di intrigare nelle sue maglie un’immaginazione che intreccia eleganza e levità di tocco.



Sez. B, Narrativa

2. Nicoletta e Luigino Vador, Il maestro di violino
Delizioso romanzo, Il maestro di violino, indirizzato ai giovanissimi, ma anche a tutti i giovani spiritualmente, anche se provetti in età. Il tema, il vuoto incolmabile lasciato nel cuore di un adolescente dall’abbandono del padre, può riecheggiare e riecheggia situazioni già note nel romanzo e nel cinema, ma viene riproposto in termini nuovi, nello scandaglio dei flussi inquietanti che a ondate si susseguono nell’animo del protagonista. Il quale si scopre uno colpito dall’assenza, ma anche abitante di un universo parallelo inquietante, ma non disperante, soprattutto se dispone della musica di un violino.  


3. Antonio Crisafi, Gocce d’amore
Narrazione decisamente interessante, Gocce d’amore, innanzitutto per l’essenzialità e sobrietà, senza concessioni a commenti e a meditazioni marginali, poi per i rispecchiamenti oggettivi, certe volte neppure nominati, di situazioni in movimento sul piano nazionale e internazionale nel corso del trentennio che va dagli anni Sessanta a tutti gli anni Ottanta. Per l’Italia è il periodo del decollo industriale, quando il mito degli Stati Uniti si fa irresistibile. Tra le forze di maggiore coinvolgimento dell’immaginario è il jazz, con la sua capitale, New Orleans. Gli Usa diventano asse di attrazione anche per Marinella, una ragazza proveniente dalle campagne del Vicentino, che negli Stati Uniti incontra un altro destino di successo e di fama, scoprendo, però, in ultimo che forse tutto questo non basta, perché c’è qualcosa di più importante, che lei può riconquistare col ritorno alla sua terra natale.


3. Giancarlo Piciarelli, Come quando fuori piove
Come quando fuori piove fa parte del genere di romanzo, il poliziesco, che è oggi particolarmente fiorente e atteso dal pubblico dei lettori. Il protagonista è un disinvolto, acuto e arguto Commissario di polizia, Leonardo Blasi, detto Leo per gli amici e innanzitutto per l’autore. E’ cioè quello che ci vuole per le indagini mirate a identificare e a incastrare un serial killer di quattro delitti in cui le vittime sono quattro donne, sul cui corpo viene lasciata una carta di gioco di seme diverso, ma secondo l’ordine classico rispecchiato nel titolo. Il Commissario, che ha più di qualche affinità col suo collega Montalbano di Camilleri, ma ha un’agilità e una celerità di mosse feline che sono sue proprie, riesce a scoperchiare il vaso di Pandora dei mali che affliggono una certa società nella Roma dei nostri giorni e a ricostruire il tessuto di tanta indicibile realtà, placando in ultimo sé stesso nella conferma di appartenere a un tempo di mordi e fuggi.



Sec. C, Saggistica


Paolo Miggiano, A testa alta
Un libro che mancava, questo di Miggiano, prefato da un’ottima e opportuna nota di Raffaele Cantone e accompagnato, in appendice, dalla sinossi di una documentazione, che forse non sarebbe male raccogliere e studiare a vari livelli. E’ la ricostruzione di una vicenda suggestiva sotto molteplici aspetti, quella di un lavoratore, Federico Del Prete, che da operatore pressoché marginale, in quanto venditore ambulante, rivendica per sé e per gli altri suoi umili colleghi un riconoscimento e il diritto di difendersi contro soprusi e controlli spietati della comunità da parte della malavita organizzata. Cade, in ultimo, assassinato il 18 febbraio 2002, alla vigilia del processo, che lo vedeva testimone di accusa contro un potente clan locale. Il caso viene scandagliato e ricostruito da Miggiano, con risultati nettamente stimolanti, anche sotto il profilo di dare potenziamento alla storiografia degli umili.


Albino Bernardini, Un secolo di memorie
Anche il libro di Bernardini, come quello di Miggiano, ci voleva davvero. E’ l’attraversamento veloce, fatto con garbo e sorridente comprensione delle imperfezioni dell’esistenza e della società, di una vita intensa e agonica, che ha attraversato un secolo di vicende travolgenti per tutti dentro e fuori dei confini nazionali. Il personaggio è notissimo: è l’autore stesso, la cui figura è entrata nelle nostre case portataci dall’eco dei dibattiti e dai nuovi media, innanzitutto il cinema. Distintosi nei campi della scuola, della creatività letteraria e dell’impegno a innalzare i livelli della vita democratica, Bernardini ci consegna adesso un filo rosso per capire la sua avventura, che lo porta da un paesino del Nuorese, dove nasce, fino a Roma e oltre, come esponente di punta di una cultura che si proietta a rinnovarsi e ad allargarsi anche sul versante del popolare, nel senso indicato da Gramsci.


Gennaro Cesaro, Napoli dei suicidi, delle vite bruciate e della monnezza
Con la sua nota passione di intellettuale indisponibile alle compromissioni,  Gennaro Cesaro ci dà ancora uno spaccato su Napoli, dopo quelli affidati a libri pubblicati con Ferraro, con Tullio Pironti e per i tipi di altri editori. Qui, più intensamente che altrove, egli disegna, con indignazione savonaroliana, scenari a tinte fosche, di una Napoli irredimibile “lugubre laboratorio sperimentale per malsani commerci e corruzione ai più diversi livelli”. Le pezze d’appoggio, le ricava dalle testimonianze e dalle vicende di intellettuali e scrittori, a cominciare da Leopardi in poi. Utilissimo, a ogni modo, è il libro come pungolo etico-civile e anche per gli spazi concessi ad autori molto significativi, che rischiano di essere dimenticati, da Adriano Tilgher e Guglielmo Peirce a Lanfranco Orsini ed Enzo Striano.


Federico Bardanzellu, L’isola di Circe

Bardanzellu, con questo libro, dà un ulteriore contributo agli studi archeologici, in cui egli è un addetto ai lavori, e insieme coinvolge anche i non addetti ai lavori in un avvincente viaggio mentale attraverso leggende e realtà di un luogo fortemente suggestivo come il Circeo. In questa scrittura, si lascia apprezzare e godere l’intreccio tra conoscenza diretta e dinamicamente in movimento delle questioni trattate e l’elegante e intrigante abilità di porgere il racconto ai lettori. Catturante è anche la seria passione etico-civile di denunzia di uno stato di abbandono di un patrimonio prezioso sotto molteplici punti di vista e della connivenza oggettivamente espressa da amministratori e società cosiddetta “civile” nei confronti di patenti e orrendi abusi che deturpano.

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