mercoledì 15 luglio 2020

MARIA RIZZI LEGGE: "PROFUGHI PER SEMPRE" DI GIUSY FRISINA


PROFUGHI PER SEMPRE DI GIUSY FRISINA – BLU DI PRUSSIA EDITORE

 
Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade


L’ultima Silloge della poetessa Giusy Frisina, “Profughi per sempre”, edita dai tipi di Blu di Prussia, e prefata da un poderoso Nazario Pardini, è l’avventura dell’anima di questa donna a me infinitamente cara. Per attenermi alla definizione del suo immenso recensore, “la Frisina è Poetessa, lo è in tutti i sensi: immaginazione, euritmia, musica dell’anima, fughe verso l’oltre, en haut, da dove poter contemplare la perpetua instabilità dell’esistere”. Poco tempo orsono definendo il suo grande legame con il mare mi ha precisato che esso deve restare ‘a distanza’, e stentavo a comprendere in pieno l’espressione. Dopo aver letto l’intera Silloge in oggetto tutto è stato chiaro: nel viaggio dell’esistenza si è eterni esuli e, in quanto tali, si agogna il ritorno e si sogna la quiete, ma non è concesso ottenerli, il nostro destino è vivere “balenando in burrasca”, per dirla con il Vincenzo Cardarelli della magnifica lirica “Gabbiani”.
E il gabbiano sembra la creatura della natura più vicina al sentire della nostra Autrice, vista la sua propensione a ‘non trovare un nido’.

“Nessuna fuga che serva
  Nessun ritorno che cambi
  E nessun bacio che salvi.” – versi tratti da “Il Tramonto sangue e oro”

Giusy attua una doppia lettura del profugo, che rende il testo allegoria del suo esistere e della sorte di migliaia di esuli autentici, di un Mediterraneo di spiagge ‘prosciugate d’anime e di corpi’. I due registri rendono la Raccolta un compendio lirico di filosofia, impegno civile e viaggio mitologico, quest’ultimo inteso, ovviamente, come ritorno alle origini della storia, del mondo. Troviamo il volo di Icaro, il viaggio di Ulisse, la vicenda di Enea e la dedica stessa dell’Opera è di innegabile riferimento filosofico all’avventura di Odisseo: “A chi fugge per non ritrovarsi”.
Il mare da tenere ‘a distanza’ di cui mi ha parlato l’Autrice si palesa di poesia in poesia:

“Siamo nati dai pesci
  ma imitiamo il volo degli uccelli
  fino a precipitare come Icaro
  in un miraggio
  di folle onnipotenza” – versi tratti da “Condizione umana”

Si può avere la sensazione di un atteggiamento nichilista mentre si annega
tra le onde in musica di Giusy, ma la sua ‘terra promessa’ esiste, la perenne ricerca ne è una conferma, i dubbi rappresentano un’ulteriore conferma; la disperazione è per coloro che il viaggio lo affrontano realmente e vedono svanire le speranze nei gorghi e nei mulinelli della
‘nera pece’, di un mare che diviene invisibile, che innalza muri e vieta i ponti. Ma è colpa del mare?

“Il mare aspetta sempre
  dietro l’angolo,
  nella sua infinita solitudine
  che qualcuno si ricordi
  del suo incredibile miracolo” – tratti da “Il mistero del mare” 

E sovviene il meraviglioso poeta ‘maledetto’ Charles Baudelaire con la sua straordinaria lirica intitolata “L’uomo e il mare”: “Sempre il mare, uomo libero, amerai! / perché il mare è il tuo specchio; tu contempli / nell’infinito svolgersi dell’onda / l’anima tua…”
Diviene evidente l’amore infinito che Giusy prova per questo elemento, ma spesso il sapore dell’amore è dolce - amaro, è indispensabile conservare il senso di resilienza, una sorta di santuario emotivo celato nell’anima, inaccessibile anche a coloro che presumono di conoscerti.
Nel santuario l’Autrice sembra custodire due doni indispensabili per superare le distanze, per provare a ritrovarsi: la Poesia e la Fede.

“Eravamo il noi inafferrabile
  La sola coscienza d’essere
  Il Nulla e il Tutto
  La casa e il vento e le foglie
  il volo degli uccelli nel mattino
  E l’urlo del mare nella notte
  La quiete del primo giorno” – tratti da “Poeti”

“Se un giorno tornerai a cercarmi
  Mi troverai nella casa di Maria
  Trasportata dagli Angeli
 Al tuo nero rifugio di candele trafitte”- versi tratti da “Loreto”

“Profughi per sempre” è la storia di questa straordinaria Poetessa, scandita dai ritmi del mare e da una cifra stilistica che alterna scelte classiche ad altre moderne, sempre pervase di rara musicalità e, al tempo stesso, è il viaggio intrapreso da ognuno di noi per dare senso al tempo che ci viene concesso, per sorgere nuovi a ogni aurora, per tenderci ad arco verso il prossimo e tenere alto il vessillo dei sogni, per natura incostanti e in burrasca, come il mare.

Maria Rizzi



















4 commenti:

  1. "Profughi per sempre" è il titolo dell' ultima silloge della poetessa Giusy Frisina, a cui Maria Rizzi dedica una accurata recensione.
    Il titolo colpisce nel segno, parla della nostra condizione umana.
    Il gabbiano di Giusy non vuole un nido, non si ferma abbastanza in nessun posto, non vi abita. Sfiora l' acqua e riparte per altri lidi.
    "Nessuna fuga che serva" e " nessun bacio che salvi". Bellissimi versi, che possono sembrare bui come una notte senza stelle.
    Eppure - come afferma Maria - per ogni notte c' è un' aurora e dopo ogni burrasca una promessa di quiete e,forse, di amore.
    Salvifico più di un singolo bacio.
    Complimenti a Giusy, a Maria e al nostro Condottiero Nazario Pardini che ha firmato la prefazione dell' Opera.
    Un caro saluto a tutti
    Loredana D'Alfonso

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    1. Grazie infinite, Lory, la Silloge di Giusy è un Cantico sul mare in tutte le sue sfaccettature. Non è facile essere all'altezza di tanto talento e di tanta ispirazione. Tu sei sempre presente, come la Luna... Un bacione a entrambe!

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  2. Carissima Maria
    è bello ricevere regali da amiche rare come te. Specialmente quando si tratta di parole che confermamo profonde sintonie e coincidenze significative sorprendenti. Il tuo "mare invisibile" e i miei "profughi per sempre" erano già in comunicazione quando ancora un testo non poteva sapere dell'altro. Il mare che tenevamo a distanza era vicinissimo,era addirittura dentro di noi e ci abbracciava col suo scroscio inconfondibile, contaminandoci. Tu nel tuo romanzo scrivevi di rifugiati in pericolo pur con il mare alle spalle. Io li vedevo nei flutti e ne leggevo il destino con l'ombra lunga di una metafora esistenziale, che tocca figure emblematiche, da Giovanna d'Arco a Murat, fino ai poeti stessi.Ma entrambe, in forme solo di poco diverse, trattavamo il tema della condizione umana di cui il mare è simbologia onirica fondamentale, in quanto immagine di inquieta solitudine e di tormentato viaggio, ma anche di inguaribile aspirazione alla totalità. E certo, torno a ripeterti, ne subiamo e ne cerchiamo la distanza, perchè non possiamo fare a meno di inseguirne le tracce, perchè il nostro destino è il Bene che non possediamo,come direbbe Platone, ma a cui sempre e per sempre aspiriamo.Se poi il mare è luogo di vita e morte,di tormento e di estasi, ovvero di gioia e dolore insieme, questo è il suo ossimorico mistero che ci ispira e ci inquieta. Grazie di capirmi sempre. E grazie a Loredana D'Alfonso che come la Luna dolcemente ci accompagna. Giusy

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    1. Giusy mia, il tuo commento è più esaustivo del mio tentativo di lettura e, vista la preparazione filosofica che ti caratterizza, non avevo dubbi. I due libri sono effettivamente tanto vicini che sembra incredibile che li abbiamo scritte due donne in momenti diversi. Nella tua Silloge superba sotto tutti gli aspetti mi sono persa e ritrovata, comprendendo in pieno il tuo concetto di mare 'distante'. In realtà ho una maggiore propensione personale a viverlo dentro, come hai evidenziato, a sentirne l'abbraccio ogni giorno... Ti sono grata per questa creatura che mi ha riempito i giorni e ti sono ancora più grata della tua presenza nella mia vita! Ti porto nel cuore.

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