giovedì 9 luglio 2020

SILVIA VENUTI LEGGE: "NEL FRATTEMPO VIVIAMO" DI NAZARIO P.



Nazario Pardini
Nel frattempo viviamo

Il titolo della raccolta definisce un’esperienza disincantata e straniante nello scorrere inesorabile di un tempo senza fine: un’esperienza che tutti accomuna nel riconoscimento dell’impossibilità di scoprire, attraverso la ragione, il mistero della vita umana.
L’unica certezza appare quella di prendere atto di quel complesso groviglio di spinte vitali, scelte concrete, desideri, conflitti, gioie, paure, sconfitte e dolori che costellano l’esistenza di ciascuno a latere di un senso condivisibile, di un destino intenzionalmente costruito.
Inizia così il dialogo con la morte, protagonista a volte esplicita a volte sottintesa di tutta la raccolta.
Essa rappresenta il limite e anche il termine di confronto per valutare il proprio porsi nello spazio del tempo concesso.
Il linguaggio insegue suoni aspri, duri nell’esposizione prosciugata e concisa: In quella casa il funerale./ Nel silenzio / si udiva solo / il rimbombare dei calci di un ragazzo / su un barattolo vuoto. Un dolore che sconfina oltre il sentire è espresso dai calci di un ragazzino in un silenzio assoluto, nel vuoto: un dolore che risuona nel cuore così forte da rendere i versi memorabili.
La morte del giorno, la sera della vita, l’indifferenza della natura, la solitudine dell’uomo in un tempo eterno sono parte del destino umano: Uccide il cielo / un altro giorno ancora; / cadono frutti “paccoli” / consunti poi / da vespe e da formiche.
Il pensiero costante della morte viene rimbalzato in ogni occasione della vita acquistando anche ironica drammaticità: Nel foglio di quel giornale / ha incartato due uova / la contadina. / Si intravedono / due necrologi. / Sono serviti anche da morti.
Sempre ciclicamente ritorna la riflessione sull’ineluttabilità della fine: Spazi, culto, pensiero, / resurrezione, mistero, / sorte, vita, / non finisce il discorso, / è già finita.
E ancora in pochi versi di altissima intensità è condensata la testimonianza del dolore di una perdita. C’è un silenzio nella contemplazione di questo addio che ha una forza detonante: Pare un’inezia / il peso della fine / se guardo gli occhi tuoi su me posati. / E’ ancora sul verziere / l’impronta dei tuoi passi / posti a caso.
Ma l’anima del poeta è in fuga, in una ricerca mai conclusa: L’anima è come un galeotto / è sempre in procinto di fuggire. Altre tematiche infatti affiorano tra i testi, germinano dai versi.
Se ne rintracciano principalmente altre quattro: l’arte, la memoria, la natura, l’infinito.
Il poeta celebra con commozione l’arte. L’arte è il sesto senso che possiede l’anima, le permette di fare unità, di ritrovare l’essenza dell’universo simbolico nei cicli naturali: L’unica voce / che unisce ogni elemento / è il momento dell’arte, / è il sesto senso / che l’anima / possiede. E ancora: La musica di Puccini / è uno dei pochi messaggi / che riesce a trasmettermi attimi di certezza / sull’esistenza del soprannaturale. L’arte si fa veicolo del mondo spirituale, essa proietta in una dimensione dove l’anima riconosce la sua origine soprannaturale. Ma il poeta si chiede anche: Contro corrente / remare / con le piume / nell’ora / che il fiume / si riempie! / A che vale? Ha senso, si chiede il poeta, questo immane sforzo, questa fatica di piume cioè la poesia?
Nell’orto della vita egli traccia un autoritratto denso e vivace che dischiude un mondo di sentimenti variegati e opposti, in alternanza. In questo movimento la fantasia creatrice cresce secondo una dimensione umana e non, come era desiderio, fino alle stelle: quanto dolore comporta la consapevolezza del limite!
La memoria è un tema trattato diffusamente, implicito a numerosi testi, in alcuni è palesato apertamente: “Stai qui con me / sul molo del mio mare / forse traspare, se restiamo quieti, / Tra i barbagli dei flutti / e il maestrale, / la sagoma dell’isola fatata. / Consumeremo intera / una giornata / ad inventare storie giovanili: / diventeranno angeli le ali, / sul mare della via dei paradisi.” / E col sorriso l’isola accoglieva / solo utopie forgiate per amare.
Nella poesia il simbolo prende vita con una tenerezza profonda e lieve: nella memoria l’incanto vince sulla nostalgia. Anche in Ho sorseggiato grappoli di ricordi / non ancora maturi di sole / nell’ultima fumiga bruma. / Il palato ha gustato / comunque / l’asprore / di forza sanguigna / che esplodeva la vigna dell’anima / avanti che fosse novembre. è un tornare al passato, quello giovane dell’anima.
Il confronto sempre intenso con la natura ispira i versi più ricchi di metafore: Non vi è fine / in seno alla natura, / è un’immagine forse / dentro noi; / e non appare al rifiorir di tigli, / lungo i sentieri? / Un colore c’è sempre / ogni stagione / e un movimento / o un canto. / E un segmento breve, un accidente / s’annulla nell’eterno divenire / della mente del giorno che non muore.
Il medesimo titolo della raccolta Nel frattempo viviamo consiste in un verso estrapolato dal testo L’ombra dl fico  in cui la natura emerge vittoriosa nel fulgore della luce estiva sull’acqua.
La storia dell’uomo diventa così marginale e risulta eclatante come gli eventi naturali siano indifferenti alla presenza umana, come liberi seguano le  proprie leggi. E nasce il paragone tra l’eternità dei cicli naturali e il presente transitorio, il qui e ora dell’esistenza individuale nella sua certa concretezza: (…) immagini eppure si fanno, / essenze di corpi / per dirmi che l’anima un giorno / era tatto, colore, profumo di fieno, / sapore di bosco. / Io non so le parole del giorno, / ma vorrei tra la luce che varia / sapere i tinniti di lingue lontane, / i primitivi sintagmi sapere / di vetusti fonemi di foglie. Si celebra l’adesione del corpo alla realtà in un affondo nella natura primigenia. Nell’intenso contemplare la natura, il poeta sa cogliere anche l’unità del tutto: E l’armonia del mondo / si nasconde / e si confonde / in mezzo alle minuzie.
Contemporaneamente il linguaggio si apre a ricorrenti sinestesie che coinvolgono il lettore in atmosfere suggestive in cui sensi e sentimenti sono condotti all’incontro con una vitale bellezza.
La lettura della natura riporta sempre alla metafora, al simbolico riferimento con la realtà umana: Là i tuoi campi, / i tuoi monti / il tuo piano, la pineta / e una meta che dette ristoro, / là il tuo fiume, / la sua foce. / Metti le ali!  (…). E torna il concetto del volo, le ali della poesia portano lontano nel ciclo della vita ove la luce del sole e le ombre, sigillano la sintesi degli opposti. Così come le leggi interne della natura sono anche le nostre: Le cortecce racchiudono gemme. / Usciranno / perché spinte da forze / che ricercano la luce? O sbocceranno / in seno a primavera / perché protette / dai freddi degli inverni? E ancora l’immagine della realtà fisica lievita in una dimensione metafisica, in forma apodittica, attraverso un’intensa illuminazione poetica: Il colore del mare / ed il tramonto / sono le poche cose terrene / che si contendono il cielo.
Altra tematica che emerge nitida è il sentimento dell’infinito, che fa smarrire e sgomenta, percepito nella vastità del mondo fisico: Si muove il cielo, la terra, / il sole, / l’universo; / ma dove andremo? / Come mi sento sperso! La coscienza del transitorio, dell’inanità della vita individuale si confronta con un tempo infinito: l’attimo, la caducità umana e l’eternità sono comparati in uno stato di angosciato spaesamento: Siamo incastonati / solo per un attimo / in una immensità di vuoto / che per non scorarti / finge di essere blu.
La sezione Dal serio al faceto. Dal sacro al profano sembra voler sdrammatizzare, in forma scaramantica, la lucida consapevolezza del poeta. Egli offre una serie di aforismi, quasi proverbi popolari, che contengono saggezze antiche e fulminanti verità anche avvalendosi di sintesi ironiche e disincantate in cui prevale la concretezza dei fatti. Le poesie rappresentano un libero vagare tra gli accadimenti della vita in riferimento costante ai temi dell’amore, dell’illusione, della morte, del destino, dell’ingiustizia, del mutamento dei valori e della vecchiaia con uno stile alternativo a quello aulico.
L’uso di un vocabolario che attinge al toscano arcaico e lo spirito sarcastico che anima i testi riportano a Cecco Angiolieri fino al Giusti ricordando anche le testimonianze, in altri ambiti regionali, dei poeti dialettali dell’Ottocento come Porta, Belli, Trilussa: Col grano del suo orto / la speranza / ha cotto pane / e l’ha affettato / al tavolo di esuli e poeti.
Come non citare la conclusione di “Su la bugia”: io sono un bugiardo incallito / fino al punto che quando dico la verità / mi sembra di dire una bugia. E’ immediato il rimando alla celebre frase di Fernando Pessoa Il poeta è un fingitore. Finge così completamente che arriva a fingere che è dolore il dolore che davvero sente.
E infine vorrei ricordare la splendida dichiarazione di resa per non saper sprigionare l’immensità accolta nella propria anima: Cessate, occhi, di nutrire la mia anima! / Non ho più parole da consumare / e mi abbrucia / l’immensità imprigionata.
Nazario Pardini con queste poesie si è fatto compagno solidale, ha espresso l’inquietudine umana, l’alternanza di gioie e dolori nel flusso degli eventi terreni; si è unito con umiltà e saggezza a tutti coloro che nel frattempo vivono condividendone il destino con un caldo, amorevole abbraccio. 
                                                                                              Silvia Venuti, luglio 2020



1 commento:

  1. "L’arte, la memoria, la natura, l’infinito", mi piace iniziare con le altre quattro tematiche riscontrate da te in questo meraviglioso, particolare testo del nostro impareggiabile Nazario, che non finisce di stupire e di coinvolgere. Tu, che sei molto cara al mio e ai cuori di tanti romani - cito Franco Campegiani e Sandro Angelucci che ebbero la gioia e la bravura di presentarti-, leggi la Silloge dalla prospettiva della Poetessa e sondi l'anima dell'uomo e del Poeta con una capacità che una persona come me non potrebbe mai possedere. Ti ho letta trattenendo il fiato, scoprendo l'ennesimo volto di Nazario, meditando sulle tue riflessioni e provando a imparare. Ti ringrazio e stringo forte entrambi.

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