Ragionare d’amore,
un titolo che rimanda inevitabilmente a Dante, alla Vita Nova, alla Commedia,
alle liriche del Dolce Stil Novo, ma la poetica di Maria Teresa Coppola è
quanto mai lontana da questi riferimenti.
La sua poesia,
seppur attraverso un linguaggio aulico, ricco di nessi letterari, ha un
carattere estremamente moderno, sia sul piano del significato che del
significante. Si tratta di una poesia ermetica, nel senso più alto della
parola, che si esprime in un susseguirsi di figure retoriche reinterpretate in
maniera originale, di analogie, di elementi simbolici, di allitterazioni,
anafore, che conferiscono una musicalità congruente ed espressiva dello stato
d’animo. La modernità di queste liriche emerge anche dal linguaggio,
connotativo, paratattico, non argomentativo, depurato delle parti accessorie,
per raggiungere una sintesi basata sull’approccio evocativo delle immagini.
“La luna che vuoi /
la imprigioni nel pozzo / ma ripescarla non puoi / ché il secchio la disperde”
È il richiamo
suggestivo al mito del pastore Endimione, di cui si innamorò Selene che ogni
notte scendeva dal cielo con il suo carro per fare visita al giovane che dormiva
in una grotta.
“Confina l’amore
dove nasce / nello sguardo tuo / come Endimione / naufrago di perfezione /
Bellezza si serba nel sogno”
Attraverso le
Stanze, così sono denominate le parti in cui è divisa la raccolta,
nell’accezione classica del Poliziano, l’amore si estende progressivamente ad
altri affetti, al mondo femminile, alle città come Pisa di cui coglie il
messaggio segreto, intrigante e insieme inquietante, all’amore per la vita
nella sua dimensione esperienziale e cosmica, come nella poesia Vibrissa alba. Riflessioni
evocate da un istante, da uno sguardo, per questo suggestive, testimonianza di
quanto tutto sia interconnesso dall’estensione del cosmo alla profondità della
nostra dimensione interiore.
“Colonia felina /
colonizzata da astri / e gli astri lei li cerca / saltando più in alto /
fissando remote / misteriose galassie”.
Per finire con la
quarta di copertina:
“Toccare con la
mente / nel fremito di una parola / convocare uragani / potevi / Ma io, io sì,
io sola / sapevo sfilarti l’anima / con un piede solo”
A ribadire che
l’amore, solo l’amore, apre le barriere, entra nel profondo, nella dimensione
dell’anima, sintesi recondita e sublime del nostro essere.
Prof. Franco
Donatini
Maria Teresa
Coppola
Salentina di
nascita, toscana di adozione, Maria Teresa Coppola si laurea in giurisprudenza
a Pisa, dove vive tuttora. Qualche anno di ricerca presso l’Istituto di
filosofia del diritto e di esercizio della professione legale, poi docente di
Discipline giuridiche. Sin da bambina a casa del poeta Girolamo Comi frequenta
letterati quali Alfonso Gatto, Diego Valeri, A. Onofri, O. Macrì. L’amore per
la poesia si accentua in seguito all’affettuosa contiguità col poeta e critico
d’arte Raffaele Carrieri. Varie sue liriche sono presenti in più antologie e
nel collettaneo “Argeste’23”, ed Aletti. Nel 2023 ha pubblicato le sillogi
autonome “Sottovoce” ed. Helicon e “C’è di più”, ed. Aletti. Ha vinto il Premio
Casentino 2023,” Il canto di Dafne”, il Premio dell’Accademia Casentinese 2023
Una sua silloge è quest’ anno tra i finalisti del Contropremio Carver.
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