giovedì 5 aprile 2012

Tre poesie di Giannicola Ceccarossi. (Tratte da "Aspetterò l'arrivo delle rondini" editrice Ibiskos Marzo 2011).

Giannicola Ceccarossi
è nato a Torino il 18 agosto 1937 e vive a Roma.
Figlio d'arte (il padre Domenico era un grande musicista solista), si dedica alla poesia da molti anni. Ha partecipato a vari concorsi letterari aggiudicandosi numerosi premi.
E’ membro di giuria. 
Molte le pubblicazioni.





                     Questo nostro tempo consumato



         Anche se i segreti si aggiungono al tempo e al ricordo
cespugli di oleandro si sfrondano
negli occhi delle gavine che adorano le nuvole
E dove quel ricordo si fa specchio – gremito di nostalgie –
non si comprendono i toni delle parole
quando tutto trepida
e tutto ci riconduce alle ricordanze d’allora
Quello che si cela nella mente
è lo sfavillìo della candela che si smorza
il letargo che travolge i tocchi delle campane
che smagliano quanto poco c’è ancora da sfogliare
Ora non c’è sogno da rivivere nella terra di cicale
né accanto al muro che ci divide
Forse in pergole assolate si accenderanno
i dubbi della vita
ci rincorreranno gli stridi degli uccelli
a raffigurare voli di fantasie
e le nostre età ci disseteranno con essenze di calendule
Ma sarà sempre il cuore a darci una carezza
e a ricordarci questo nostro tempo consumato



  
Adesso tutto è buio







Lascia che i petali della luna


brucino le fragranze della terra


che la brezza distratta dai prilli degli uccelli


ci ricordi quel lembo d’amore


che rese confusi i lunghi giorni dell’estate


Forse mi legherò per sempre a questo cielo


avvolgerò nei rami delle querce


quei tagli che mi folgorarono


e avvertirò quel brivido che separò dal cuore


la follia di ritrovarmi


Adesso tutto è buio


come quel docile lampo che sale agli occhi


e poi scompare


Se ombre cadranno sui tetti storditi dagli uragani


non sarà più il vuoto della tua voce a rattristarmi


Così vedrò ingiallire il melograno


i semi volare a nutrire campi di frumento


e attutire quegli strappi offuscati dalle parole


Ed infine se il clima turberà gli umori


sarò acqua piovana che scivola dalle tempie


e nulla più ascolterò


Quelle effigi che separammo


dal chiarore del primo gemito


e che si persero tra i vicoli


forse torneranno a cercare di nuovo altri sogni


Ma se l'albeggiare fuggirà dove si ferma il vento


là si scioglierà l'iride a tentare altri colori


Allora pregherò


di non essere dimenticato in questo luogo


che mi rammenta lo strazio di quel vento


Con il segno della croce


guarderò incredulo il passo dei colombacci


e i girasoli che si frastornano al sole


Ora non c’è più olezzo di mela cotogna


nelle strade della mia infanzia


Ogni cosa si è avvizzita


ed io resto con un filo d’erba tra le dita


sperando che germogli un fiore






Sapessi almeno dove sei











Se le memorie impoveriscono


le stagioni che non tornano


l'alba sorprende gli occhi


e slega le bocche alla speranza


Eppure tu ripetevi che il tempo


avrebbe sfogliato altri giorni


accanto a quegli stridi stentorei


che mi rammentavano la spuma del mare


E quando mi raccontavi delle sere che non hanno fine


rincorrevamo quanto perduto nei sogni


leggevamo la malinconia su pietre levigate


mentre stringevamo nelle mani


le ombre che ci sfioravano


Ricordi quei sogni che consumammo al sole


e che smarrimmo ai turbamenti della pioggia?


Oggi poco è mutato


Ma del nostro vivere


che ci lascia increduli di fronte alla morte


e a questo Iddio che cerco e non trovo


non sarà ancora per molto


E' questa l'avventura  - diceva mio padre -


se il cielo si adombrava


e il silenzio si addormentava fra i bulbi della luna


Quel silenzio che oggi mi coglie di lontano


tra gli anfratti delle siepi e il rantolo del vento


Sapessi almeno dove sei


o dove vanno i tuoi pensieri


con quella tua ombra che non tace


e che mescola nell'aria gli sguardi oramai a me ignoti


Ora la favola è giunta al termine


maghi e streghe non fanno più paura


ed è un sottile brivido a trattenere il mio pianto


Allora sia questo odore di terra piovana

         un sussurro un frammento di buio

e un tiepido abbraccio alla mia inquietudine 

2 commenti:

  1. Queste poesie di Ceccarossi, connotate da sofferta trepidazione,oscillano tra la memoria di un passato costellato di umori, fragranze, dolcezze, e la consapevolezza di un presente buio, indocile, preoccupato. Ma c'è sempre spazio per la speranza:"... sarà sempre il cuore a darci una carezza...";"... ed io resto con un filo d'erba tra le dita / sperando che germogli un fiore"; "Allora sia questo odore di terra piovana / ... / un tiepido abbraccio alla mia inquietudine".
    In questi versi è opportuno sottolineare anche un' acuta e vibratile sensibilità che si alimenta di natura e vi si immerge, fino a perdersi e ad annullarsi in essa.
    Pasquale Balestriere

    RispondiElimina
  2. Direi che soprattutto le parole alate di Giannicola segnano il confine al di là del quale l'arte poetica si fa universale.
    Nicola Cariello

    RispondiElimina