lunedì 17 settembre 2012

Tre poesie di Ester Cecere


Le voci del silenzio

Hai mai ascoltato le voci del silenzio?
Nel silenzio riemergono
le mille voci in noi sepolte
grida assordanti diventando.
Parole maligne,
urlate o insinuate
volutamente dimenticate.
Parole subite,
come frustate
a sangue feriscono ancora.
Parole ignorate,
rogo diventano
come fuoco di brace
divampando improvvise.
Parole d’amore,
per pudore taciute,
aborti del cuore,
che dolgono ancora.
           
Da "Come foglie in autunno"


Centrale nucleare 

Addomesticato
lavora il gigante
e il caldo suo fiato
comoda
la nostra vita alimenta.
Improvviso,
di collera un impeto.
Il fiato rovente
del gigante ora folle
avvelena e deforma.
Per generazioni e per secoli,
del suo lavoro
il conto ci chiede.

Da "Poesie contro le centrali nucleari". Autori vari 


Rimpianto

Acqua scivolata giù dai monti,
semi non germogliati,
frutti non raccolti,
la nostra vita.
Come mare e sabbia,
viverla avremmo potuto
pane e baci,
scambiandoci.
Solo per un istante
l’onda ha accarezzato la sabbia…
poi è fuggita via.
Da "Burrasche e Brezze"


9 commenti:

  1. Un tono malinconico vela i versi di Ester Cecere. Essi toccano gli strati più profondi dell'anima ricordandoci ciò che siamo e dove siamo. Il tormanto interiore de "Le voci del silenzio" è contraltare al tormento per la natura violata dall'egoismo dell'uomo in "Centrale nucleare", e in uno splendido triangolo si interseca col "Rimpianto" di ciò che è stato (e poteva essere) e non è più. La Poetessa emerge nell'attenzione per tutto questo. Dir "Brava, Ester" è un omaggio piccolo ma sincero.

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  2. Grazie, Franco, per la tua attenzione. Sei stato molto bravo a trovare un unico filo conduttore in queste tre poesie che ho volutamente scelto diverse per il post. Come hai ben saputo cogliere, il tormento dell'anima (non solo di quella del "poeta" (parola grossa per me!) si esprime non solo nelle poesie d'amore ma anche nell'assistere allo scempio della natura, che poi in fondo comprende esseri viventi (che soffrono come noi) e nell'eco dei propri errori e rimpianti. Grazie. Ester

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  3. Dalle tue poesie traspare l'immensa sensibilità che ti caratterizza. Tu abiti i silenzi del cuore. Il bene in te germoglia all'ennesima potenza, ma il male che ricevi, ahimè, devasta e strazia. E lascia il segno, un segno indelebile che misuri nella dimensione dei tormenti interiori: per ciò che è stato e più non è, per ciò che avrebbe potuto e non è stato, per ciò che hai sperato fosse e invece...
    Irene Losito

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  4. Mi piacciono queste poesie di Ester Cecere. Mi piacciono perché non disturbano il lettore, non chiedono nulla: le domande, anzi, la poetessa le pone a se stessa (o così mi piace credere): “Hai mai ascoltato le voci del silenzio?” E lei il silenzio lo ascolta e ce lo dice. Ma non solo, con attenzione destina il suo sguardo nello spazio circostante scattando delle istantanee che immortalano la realtà a tutto tondo, sulla quale ci invita poi a riflettere (“Centrale nucleare” ). Ma quello che più ho apprezzato, leggendo questi versi, è che non stancano. Letto il primo verso è impossibile non proseguire nella lettura. Ester quasi ci prende per mano, ci accompagna e lo fa con la semplicità e la bellezza di quelli che solitamente chiamiamo bravi.

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  5. Cari Irene e Giovanni, vi ringrazio di cuore per i vostri commenti sentiti ed attenti. Irene mi conosce bene e riesce, forse, ad andare oltre i versi.
    Giovanni, mio amico "virtuale" che tuttavia sento molto vicino ha ben compreso che non mi limito all'ascolto del silenzio ma amo soffermare la mia attenzione anche su altro, come ben dice Giovanni, sulla realtà a tutto tondo. Sono davvero contenta, Giovanni, che tu ritenga che i miei versi non stanchino; questo vuol dire che non allontanano il lettore e che, quindi, il messaggio che intendo trasmettere, arriva. Grazie a entrambi per il tempo dedicatomi. Ester

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  6. Complimenti e rallegramenti per la tua bella poesia che riesce a parlare con la voce sincera del tuo cuore che offre agli altri quello che gli altri non vedono.
    Congratulationi.
    Un mondo di auguri per la tua attività di Poeta/scrittrice
    dell'animo umano e di un mondo dilaniato da uno scempio
    senza precedenti.
    Francesco Mulè

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  7. Un breve commento alla poetica ceceriana

    di Francesco Mulè

    Un trio poetico, quello di Ester Cecere, inquieto e tormentato in un animo sicuramente sensibile, e fortemente travagliato. Un animo decisamente “speleologo” quello della nostra Poeta che riesce ad esprimere tutto il dolore che si annida nella psiche e trova sfogo attraverso un dialogo in versi con la propria anima che, come il più grande nemico, non le risparmia attimi di forte smarrimento e, quindi,
    non riuscendo a ritrovare il proprio equilibrio, di grande dolore. Il dolore ci rende duri e intolleranti. Poesia assolutamente ermetica, come, a volte, è ermetica la psiche umana e, in queste tre liriche, l’animo della nostra Poeta.

    Ester Cecere, dotata di un’inesauribile vena poetica (scrive da sempre, impressionando il suo pensiero, le sue sensazioni, i suoi sentimenti), riesce a immortalare in versi emozioni, sogni, gioie e, in queste tre liriche “tormentate”, malinconie, dolori e rimpianti del vissuto quotidiano.
    Piccoli/grandi quadri, punti fermi delle sue stagioni, della sua natura, del suo cammino per gli sterminati sentieri di un mondo “malato” che, purtroppo, non tutto le appartiene.

    È la voce di un’anima che, dal profondo del suo Ego, dice e parla al cuore di chi la legge e l’ascolta. Scrivere, in fondo, è leggersi nella propria psiche e scoprire quel Sé con occhi lindi; scrivere è (ri)vedersi, (ri)scoprirsi nella obiettività di una cultura libera da condizionamenti
    sociali e istituzionali.

    Tutto questo viene decisamente rimarcato tra i malinconici versi delle tre liriche in cui la Nostra viene a manifestarci, nel suo profondo dolore, il degrado dell’animo umano “patrigno” nei riguardi di tutto ciò che gli sta intorno: la natura.

    Vallecrosia, 23 settembre 2012, ore 17,58
    Francesco Mulè

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  8. In queste tre liriche di Ester Cecere riscontro, come meglio di me hanno espresso coloro che mi precedono nei commenti, un comune denominatore. Infatti attraverso il "silenzio" parla la natura che intorno a noi esprime il suo malessere. La natura, nelle sue svariate manifestazioni, assume il compito di scuotere quelle coscienze che molti di noi, lasciano in letargo. Tra i versi proposti apprezzo maggiormente "Le voci del silenzio" per la sua chiusa particolarmente efficace ( a mio gusto, avrei usato di meno il gerundio), mentre in "Rimpianti" lo sguardo accarezza con sintomi d'amore il tempo inevitabilmente passato e tutte le perse occasioni. Brava e sinceri complimenti. Emy Pigureddu

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  9. Per Francesco: che dire, caro Francesco? I tuoi non sono mai semplici commenti ma vere e proprie recensioni per le quali non finirò mai di ringraziarti ed esserti grata! Grazie per il tempo che mi dedichi sempre con affetto.
    Per Emy: grazie per aver posto l'accento sul "silenzio", tema a me carissimo e sulla natura, le cui manifestazioni per me divengono spesso metafore per esprimere il mio sentire. L'osservazione del gerundio mi è stata già fatta. Lo uso perchè mi da l'idea (posso anche sbagliare!) che conferisca un po' più di musicalità al verso. Grazie ancora Emy!

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