I
risvolti di copertina
di
Rina Gambini
I
frequentatori di librerie non attribuiscono eccessiva importanza ai risvolti di
copertina, ma gli editori sanno bene che hanno la funzione di invogliare il
possibile lettore all’acquisto del libro, in quanto vengono letti, se pur
sommariamente, da coloro che si accingono a sceglierne uno. Pertanto, il
risvolto deve avere il pregio di essere convincente, coinvolgente e allettante,
e proprio per questo richiede l’esperienza e la capacità di uno scrittore
smaliziato. Il risvolto di copertina può essere
metaforicamente definito la porta d’ingresso alla lettura, lo strumento capace
di interpretare,
commuovere, raccontare, sedurre, e naturalmente incuriosire chi deve operare
una scelta.
Negli
anni della grande editoria, quelli dal 1960 al 1980, i risvolti di copertina
venivano affidati a illustri letterati, che si prestavano a tale incarico,
consapevoli che da esso dipendeva spesso la fortuna del libro, ed anche
dell’editore. Ne è nata una sorta di arte funzionale, ma non per questo meno
importante, non frutto di improvvisazione, ma che richiede una specifica
tecnica
Si
hanno casi eclatanti di illustri scrittori ed intellettuali che si sono
dedicati a questa “arte” misconosciuta. Per esempio Elio Vittorini, che curò le
bandelle della collana “I Gettoni”, da lui diretta. Lo stesso
Vittorini lavorava con estrema attenzione, mai soddisfatto, ai suoi risvolti,
perché voleva essere chiaro, preciso, e soprattutto rispettare la sua idea di
letteratura. Egli si era reso conto ben presto che quello spazio vuoto, che
doveva essere riempito da un breve testo, poteva avere una funzione molto
importante nel triangolo ideale tra editore, scrittore e lettore, una funzione mediatrice.
E probabilmente fu proprio lui l’iniziatore autorevole di questo genere di
scrittura di servizio, qual è appunto il risvolto di copertina. Vittorini
cercava sempre nuovi narratori, linfa giovane e vitale per le lettere
contemporanee, sperimentali e neorealiste: lo affermava in ogni occasione,
compreso in qualsiasi risvolto di copertina gli capitasse di comporre. Tanto
più che di quello spazio aveva colto la posizione strategica, quella che appare
alla prima apertura del libro, e da ottimo comunicatore qual era ne ha
sfruttato le potenzialità anche per diffondere le sue idee, come si conviene ad
un intellettuale di rango.
Con lui, ad intuirne il peso, fu
l’editore Valentino
Bompiani, nei primi anni Quaranta.
“I
risvolti di copertina erano importantissimi. Lo zio Valentino e
Vittorini, mio maestro, ce li facevano riscrivere un numero infinito di volte.
E sempre all’insegna di uno slogan che insieme avevano coniato: ‘un occhio allo
scrittore e un occhio al lettore’. Io ne ho scritti un numero notevole e tutti
anonimi. Il periodo del risvolto firmato è venuto dopo, quando sono cominciati
a cambiare i modi di fare i libri. Oggi c’è meno acribia, meno precisione.”
Il ricordo, e la puntualizzazione, è di Silvana Mauri, che fin dai suoi diciassette
anni ha lavorato alla casa editrice dello zio, Valentino Bompiani, accumulando
una straordinaria esperienza editoriale, che ne fa la memoria storica
dell’industria culturale italiana.
Altro
caso importante è quello di Italo Calvino, che per Einaudi scrisse i risvolti
di libri che ebbero un inimitabile successo: per esempio, dei libri di Alberto
Arbasino, di Carlo Cassola, e ancora di “Il giardino dei Finzi-Contini” di
Giorgio Bassani, di “Matrimonio di provincia” della Marchesa Colombi, e molti
altri. Questi risvolti, tecnicamente ineccepibili, avevano il pregio
inimitabile della sinteticità e della colloquialità, in quanto Calvino usava un
tono amichevole nei riguardi dell’eventuale lettore ed acquirente, che spingeva
alla scelta. C’era anche una buona dose di astuzia, come quando per il romanzo
di Raymond Queneau, “Zazie nel metrò”, paragonò implicitamente la protagonista
all’immortale Lolita, mettendo sullo stesso piano le inconsistenti avventure di
Zazie con quelle ben più significative dell’eroina di Nobokov.
“Raccontare ma non troppo, piuttosto
alludere”, dice Elisabetta
Sgarbi, responsabile, fra l’altro, della narrativa straniera
della Bompiani.
“Il primo obbiettivo è catturare l’attenzione del lettore che con il
risvolto deve percepire la natura del libro. Per questo, il risvolto deve
mimetizzarsi al testo stesso, anticiparne spirito, stile e linguaggio. Deve
sedurre, deve evocare più che dire, pur nella chiarezza dell’esposizione. E
anche per questo il risvolto firmato mi piace. E poi dà valore aggiunto al
testo. Un firma autorevole non viene concessa facilmente. Così come ricorro
volentieri ad altri apparati paratestuali, a giudizi già dati da persone o
giornali autorevoli, purché siano in forma breve, sintetica. Danno al lettore
l’impressione che un autore sia già caro a qualcuno. Creano una sorta di
familiarità.”
Dobbiamo
dire che ogni casa editrice ha un suo stile, una sua idea di come deve agire il
risvolto. Prendiamo ad esempio la
Adelphi , la cui impronta è altamente riconoscibile.
Con una sorta di retorica stilistica e compositiva, il risvolto di un libro
adelphiano ha un tono imperioso, talvolta enigmatico e di difficile
comprensione, che si giustifica con quella qualità di cui ormai l’editore ha
convinto molti lettori. La fama raggiunta impone al lettore una linea che ha
acquisito prestigio nel tempo e non tiene conto delle necessità variegate del
pubblico, pertanto ne derivano risvolti fortemente critici e oscuri, per
addetti ai lavori.
La casa editrice Sonzogno, come afferma il suo direttore
editoriale Ornella
Robbiati,
ha scelto invece la linea della chiarezza, probabilmente facilitata dalla
tipologia dei romanzi che pubblica. La Sonzogno , infatti è un marchio popolare per
tradizione, che propone, per lo più, narrativa straniera di intrattenimento. “Credo
che i risvolti siano fra gli elementi decisivi per l’acquisto di un libro”,
sostiene la Robbiati
“Per cui dev’essere fatto ad uso del lettore. Deve raccontare il plot, sia pur
non fino in fondo, con scrittura chiara ed equilibrata, che non ecceda nei
superlativi. E con un’idea critica sul romanzo, ma scritta semplicemente.”
Ci
sono, poi, gli autori: non sempre i risvolti scritti da altri li entusiasmano,
così, se sono abbastanza famosi, li rifiutano e fermano la stampa, o li
riscrivono di persona, altrimenti si logorano dalla rabbia quando sono già
stampati. Accadde a Beppe Fenoglio proprio per un risvolto scritto da
Vittorini, che si risentì a tal punto da abbandonare la Einaudi , ed accadde a
molti altri, che non si riconobbero nella breve critica che “snaturava” il
contenuto.
Ma
questa è una storia che esula dall’argomento: resta il fatto che i risvolti di
copertina sono delle piccole pietre preziose di un “genere letterario” minore,
che, se scarsamente considerato dalla critica, deve essere rivalutato dal
pubblico.
Non
a caso se ne sono occupati numerosi studiosi del genere, tra cui Cesare De
Michelis con “I risvolti dei Gettoni di Elio Vittorini”, pubblicato
da Scheiwiller
nel 1988
e “Il libro dei risvolti”, curato da
Chiara Ferrero per la casa editrice Einaudi, pubblicato nel 2003.
Mi trovo in piena sintonia con quanto affermato da Rina Gambini in merito all’enorme importanza culturale del risvolto di copertina. Si tratta di un lavoro critico di particolari valenze creative, dove, a mio parere, non si è chiamati ad emettere giudizi di merito, ma ci si dovrebbe limitare a registrare il fenomeno letterario in sé, fotografandolo come un’emergenza spontanea, un’ineludibile esigenza della cultura e della società. Per questo motivo, probabilmente, è preferibile che l’autore del risvolto di copertina resti anonimo e che i suoi lavori passino piuttosto come operazioni redazionali. Se nelle presentazioni critiche si parla dell’opera, nei risvolti di copertina – al contrario – è come se l’opera stessa fosse chiamata a parlare di sé. Franco Campegiani
RispondiEliminaTrovo senza dubbio stimolante l'intervento dell'amica Rina Gambini - scrittrice ed intellettuale di grande valore - sui risvolti di copertina. E' in effetti necessario fornire al lettore una traccia ma la stessa deve essere stilata da qualcuno che "se ne intende". Voglio dire che il curatore deve possedere non soltanto qualità di sintesi ma, e non meno, capacità critica, intendendo, con ciò, il dono non sempre comune dell'introspezione. Per quanto mi riguarda, soffermarmi sul risvolto è una delle prime cose che faccio prima di acquistare un libro. Mi trovo, pertanto, d'accordo con l'asserito di Elisabetta Sgarbi; anche per quanto concerne i valori aggiunti - autentico punto d'incontro fra autore, lettore ed estensore - di cui parla la responsabile della narrativa straniera della Bompiani.
RispondiEliminaRingrazio i cari amici, Rina e Nazario, per l'opportunità e li saluto caramente.
Sandro Angelucci
Professore mi consenta di farle i miei più sinceri complimenti per l'attenta analisi che ci ha offerto. Mi occupo di editing -oltre che essere scrittrice, ghostwriter e poetessa, amica della bravissima Ester Cecere che mi ha segnalato questo sito decisamente interessante - e sono assolutamente convinta che i risvolti di copertina siano un elemento di assoluto rilievo nel contesto di un libro. Quando ci si reca in libreria gli scaffali mostrano un'infinità di volumi: quale scegliere? Preso un libro tra le mani, ci faremo un'idea di quel che ci aspetta proprio prestando la massima attenzione al titolo, al nome dell'autore (se noto), alla copertina, alle informazioni contenute nei risvolti. Ed è per questo motivo che nulla va lasciato al caso (o all'improvvisazione).Come dire? Un bel biglietto da visita, ben realizzato e che fornisce le informazioni con estrema precisione, sicuramente è un valido presupposto per farsi conoscere ed apprezzare al meglio!
RispondiElimina