EZIO FELISA: un pittore, una
storia
Note di Paolo Bassani
L’uomo rimane intimamente legato
alla propria terra da ragioni profonde che né il tempo, né la distanza,
riescono a sopire. Anzi, nel tempo e nella distanza tali ragioni si fortificano
e tornano a manifestarsi più intensamente. Di questa verità, ancora una volta,
ho avuto testimonianza parlando col pittore Ezio Felisa: un artista che le
vicende della vita hanno portato lontano da questa sua terra di Liguria, cui
egli però rimane profondamente affezionato, e alla quale, nei momenti di
lontananza, ripensa con struggente nostalgia.
Tutto ciò spiega la predilezione che
questo pittore ha per le incantevoli visioni del nostro golfo (del suo golfo),
che ritorna a dipingere durante le vacanze e che porta con sé nella casa di Melegnano
(nel milanese) ove risiede, quasi per riempire la sua nostalgia di “emigrante”.
Ecco nella luce S. Terenzo, Lerici,
il mare… la Serra con i suggestivi olivi; e per l’olivo Felisa ha un’autentica
venerazione, tanto che questo albero compare spesso nelle sue opere come evocato
da antichi versi: “Non cerco alberi
solenni che non lasciano filtrare il sole, ma alla tua ombra lieve, umile olivo,
lieto mi adagio e finalmente questo”.
Felisa però è legato anche al nostro
entroterra. Con vivo piacere in alcune sue opere ho ritrovato le familiari
immagini dei Casoni di Suvero: “Dal
Coppigliolo al Civolaro… freschi silenzi nell’estate chiara, rotti solo, di
tanto in tanto, dal suono di campani di greggi al pascolo e di mucche e di cavalli
bradi stagliati nel cielo”.
Ma quando il ritorno diventa
impossibile, Felisa ricerca allora appagamento al suo desiderio di quiete, di
silenzio, nel paesaggio della terra che lo ospita, lasciandosi trasportare in
un dolce abbandono come dal lento e maestoso defluire del grande fiume. Ecco allora
il Po e il Ticino, la grande pianura e i pioppi, un placido borro e un antico
casale ornato di glicine e rossi gerani: fresche oasi di pace ove l’animo,
nella riscoperta di una vita semplice, ritrova la poesia della vita.
Così Felisa si presenta alla gente
della sua terra; con la semplicità di un linguaggio immediato, che ci racconta
un’altra storia antica e nuova: il racconto di un uomo che il lavoro ha portato
lontano; del suo amore per la terra ove è nato e ha vissuto gli anni felici
dell’infanzia: “Stupito ancora sarai del
tuo paese, malinconico emigrante. Struggente sentirai l’attesa del ritorno”.
Una storia come tante altre che però, questa volta, è uscita dal segreto del
cuore per essere scritta con un pennello e la magia dei colori sul volto di una
ruvida tela.
Paolo Bassani
QUADRI DEL PITTORE EZIO FELISA
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