Viso in frantumi
Anche il tuo viso, Bertilla,
si frantuma
tra i pietrosi ingranaggi
delle ore
dove il tempo scorre: ampio,
vuoto fiume.
Giorni felici e le notti
bruciate
nella fiamma d’amore:
fuoco vivo.
Benedetto ansimare rapido
dei corpi.
Cavalli bradi a galoppo
nei campi a primavera.
Fanciulla lieta e passi leggeri.
Svetta il campanile,
la campanella suona
e l’ora passa. Passa.
Il cielo azzurro si veste di grigio
sui curvati fianchi dell’estate:
orizzonte a porte settembrine.
Il desiderio bussa, bussa.
La pausa s’allunga.
Addio Bertilla, il fuoco ormai
si è spento.
Scende il silenzio nascosto
fra le ombre .
Addio, addio, ultima stazione:
il Nulla? Il Tutto? Dio?
La domanda resta nel nodo
della maglia.
Caselette 29-12-012.
Il vecchio focolare
È spento il focolare.
Tutta fredda la casa.
Un tizzo solitario,
carbone, non più brace:
tepore non goduto.
Cenere, tanta cenere.
La viva fiamma svettante?
Un pallido ricordo.
Lontana è la tua voce,
assente la tua mano.
I cenni, le battute,
il rapido guardare!
Polvere cenerina
fra le imbrunite pietre.
E la rosea conchiglia?
Inutile cimelio, nera culla.
Nella valva, allora smagliante,
tela di ragno e, al centro,
buco nero, stravolto,
nella perenne fissità del nulla.
Si snocciolava il Rosario,
si raccontavano storie.
Decapitata favola!
Si accumulò la cenere,
precipitò la notte
sul ciglio senza luce.
Resta l’arido gelo
e l’orizzonte vuoto.
19-01-013
Prima della curva
Sempre più fitte le croci
ai lati della strada.
Si procede con lo sguardo alle spalle
e i passi pesanti.
Gli orizzonti tutti volti al tramonto.
Gradini sconnessi, pietra scheggiata,
grigia, mattoni scoperti
di casa abbandonata.
Nido di rondine in frantumi:
pigolii di silenzio.
Voci lontane scivolano nell’aria
senza significare. Passano.
La memoria non le raccoglie.
Volti ondeggianti nell’aria in penombra.
I rami del pioppo spezzati come
dopo un vento tempestoso.
Si contano le croci.
Sempre più grandi i numeri.
In fondo, dove svetta il cipresso,
la Curva. Ultima. Vuota.
2-2-013, Caselette.
Ceneri
Polvere nell’aria.
Nell’urna vuota
onda di mare e di cavalli,
sibili di vento sui rami alti
di ontani e di querce.
Luce di un sorriso sul Tuo labbro.
Otto volti incisi
sul tronco del Tuo sangue.
Passi che consumano distanze,
voci lontane alzano silenzi.
Polvere sparsa.
E la rondine vola nel cielo dei miei avi,
il gabbiano va da sponda a sponda.
Un fruscio s’impone
fra radici e sabbia del Castagi:
fiumara scavata nell’argilla.
Cenere nell’aria e nell’acqua.
Umane orme nel fango dei tratturi,
si perde il corpo e l’anima si espande.
Voce solitaria che canta e intreccia
parole e musica
nell’ assiduo tessere del tempo.
Un verso va fra le montagne e il cielo,
lo cullano i vortici dell’onda e le maree.
Caselette 22-02-013
Nevicata
Bianco infinito, puro.
Linfa e sangue stagnanti.
Non pulsano più le vene.
Lo sguardo nella sfera.
Si cerca via di fuga
in muro inesistente.
Silenzio.
La voce senza corpo
scivola nel vuoto.
La morte ci sorprende,
veliero di candore,
al nostro legno toglie
il moto delle onde.
Ci lega sugli abissi:
la pausa del cuore.
Non alito di vento.
L’aria si frantuma,
franano gli orizzonti
schiacciando le distanze.
Sagome qua e là disperse:
memoria di una vita
che forse vibra ancora
nel gelo della perdita.
Bianco. Silenzio. Assenza.
I passi dell’attesa.
Caselette, 22-02-013
La tua mano destra
Spenta la luce dell’amore
si va a tentoni.
Mi salva
il gesto della tua mano
che ancora mi saluta.
Immisurabile la distanza!
Il passo sobbalza
sugli incerti sentieri.
Ombrose valli e vette innevate,
onda di mare che si perde
nell’incertezza dell’orizzonte.
Cieli che si specchiano
nella circolarità dello sguardo
celando il buio che li riflette.
Si stempera così la paura
e il viaggio continua.
Oscillante Fiammella
nelle Tre Dita
della Tua Mano Destra.
Prefigura una presenza
e la certezza della dimora.
Trova quiete
la nostra stanchezza
esposta
all’Iride luminosa
che ci attrae.
Caselette, 14-05-013
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