Lo striscione zaratino che ha aperto
l'annuale adunata degli alpini a Piacenza pochi giorni fa. Sembra impossibile
che uomini "nati in barca", come dicono, siano diventati alpini.
L'omaggio sullo striscione è allo stilista Ottavio Missoni, vissuto dall'infanzia
alla guerra a Zara, che ha sempre portato nel cuore. E' scomparso da pochi
giorni distrutto dalla tragica scomparsa del figlio. Con lui Liana De Luca era
in buoni rapporti di amicizia, dopo che gli aveva dedicato una poesia sul tema
di Zara, dove è nata.
NOSTALGIA DI ZARA
per lo stilista
Ottavio Missoni
Rosseggiare di tetti
vigilati
dall’angelo del
campanile,
slancio di candidi moli,
riflessi
cangianti sulla
trasparenza dell’acqua,
impronte dell’infanzia
sulla sabbia,
slancio di bracciate in
armonia
col guizzare di pesci
iridescenti,
corpi e scogli bruniti,
turbinio
di sole dentro gli
occhi, geometrie
di ricordi sotto le
palpebre,
turchino di bora, verde
di attesa,
sequenze di onde verso
la sfinge,
tramano i tuoi tessuti
che ci avvolgono
con i colori della
nostalgia.
LIANA DE LUCA
BUONASERA
fu l’augurio cordiale
alle folle
dell’uomo giunto da molto
lontano
oltre i mari da popoli
nuovi.
E la prima parola fu il
silenzio
del colloquio con gli
uomini e l’Iddio
glorioso di comprensione
interiore.
Senza fregi e ornamenti in
bianca veste
come racconta l’Apocalisse
chiese per sé il dono di
preghiere
e poi pregò per la folla
esultante.
D’alta umiltà e carità
profuso
scese fra i più umili e più
poveri
poveri nel corpo o nello spirito
cercando contatti con i
fratelli
di ogni fede cultura
credenza
auspicando una chiesa
universale
e invitando gli afflitti
alla speranza.
Ma dietro la rinuncia ai
privilegi
la sobrietà e semplicità
del tratto
sta l’infallibile segno del
nome
di chi è votato a fare il
pastore.
E certo ammansirà i nuovi
lupi
colui che ha scelto
chiamarsi Francesco.
LIANA DE LUCA
BARCAROLA
sale l’onda
scende il mare
sale il mare
scende l’onda
ama l’onda
ama il mare
l’onda ama il mare
e lo sormonta
il mare ama l’onda
e la circonda
quindi la spinge
fino alla sponda
e l’abbandona
per altra onda
ma lei ritorna
e lo rimonta
lui si confonde
fra onda e onda
poi si rassegna
e si consegna
mare infedele
alla deriva
porta le alterne
stesse compagne
per ritrovarle
al largo nell’amplesso
e si rallegra del
compromesso
sale l’onda
scende il mare
sale il mare
scende l’onda
in un marino
balletto d’amore
scende sale
l’onda
il mare
LIANA DE LUCA
CANTICO
MARINO
Grazie
per questa ultima – forse – vacanza
per il sole caldo e raggiante
per il vento pregnante di aromi
lontani
per la sabbia soffice al passo
per il mare/madre da cui provengo
e dove vorrei terminare il mio ciclo
che mi accoglie con un protettivo
ùbere umido utero
in cui mi abbandono tranquilla
e galleggio gareggio gorgheggio
per la nuova gioia di vivere
immersa nella natura
dimentica del mio passato
sicura nel mio presente
serena sul mio futuro
perché – forse – ho imparato l’ars
moriendi.
LIANA DE LUCA
IL VECCHIO
Quando il sole calava d’estate
tutti i pomeriggi
il vecchio era là seduto di fianco
dietro la protezione del balcone
un braccio appoggiato sulla
balaustra
lo sguardo fissato al paesaggio
delle case di fronte
sempre le stesse uguali monotone
ai rari passanti sul marciapiede
alle macchine stanche di caldo
forse perduto in ricordi mare
o forse immerso nel vuoto del nulla.
Finché un pomeriggio non si affacciò più.
Ma ormai era inverno.
LIANA DE LUCA
IL BACIO
Conto le cinquecento bracciate
secondo il comma del manuale
accordandomi al ritmo delle onde.
E mi sovviene il bacio
primo donato alla mia bocca vergine
quando una mano rapida
mi premette alla nuca e mi sommerse.
Fu un bacio casto
lontano da sguardi indiscreti
protetto dallo strascico del mare.
Guizzi sulla pelle, spuma dentro gli
occhi,
mulinelli di gocce intorno al cuore,
salsedine rappresa sulle labbra.
Quasi al traguardo
m’immergo per cercare la magia
di quell’incontro sommerso
e il naufragar m’e dolce nel
ricordo.
LIANA DE LUCA
MISTRAL
Pia
insegue sul Pont Saint Bénezet
il
vento che comincia a cantare
sur le pont d’Avignon
on y danse tout en rond,
ma
non può entrare nel tetro palazzo
prigione
a misura di papa
nelle
cui sale immense riecheggia
il
monito di Caterina:
E
io vi dico: venite,venite,
non
aspettate il tempo, ché il tempo
voi
non aspetta!
Meno le piace il Moulin de Daudet
con
les Alpilles di sfondo e non rimpiange
le
chiare fresche dolci acque
stralciate
dal programma per il vento.
A
Les Baux fa conquiste: Le Noir,
secondo
il nome inciso sul collare
insistente
e paziente come un cane.
Dopo
il solito giro panoramico
e
la salita al château nella roccia,
lo
ritroviamo a guardare uggiolante
la
bionda oltre i vetri del camper.
Incapace
di accettare il distacco
c’insegue
nel vento che sussurra
“ricorditi
di me che son la Pia”
finché
si perde dietro una curva.
Lei
ride gongolante con la coda.
LIANA DE
LUCA
NESSUNA E’ IMPORTANTE...
...per la sua badante. Jannet
le porge il bastone all’uscita
le segnala i gradini e la sorregge
le frulla con la carne le carote
le apre le buste delle lettere
le ricorda che scade la bolletta
la segue con il cordless per la
casa.
Lei la ringrazia e sorride
aspettando che esca per chiamare
gli amici suoi segreti e per
mangiare
cioccolatini e champagne di
nascosto.
Prova davanti allo specchio il
vestito
che tanto richiamava sguardi e mani
ma si rimette pigiama e vestaglia
e alla televisione si consola
con le notizie sul papa in pensione.
E quando torna Jannet le propone
vecchi versi d’amore e di romanzi
come li avesse composti da poco
che quella ascolta curiosa e fidente.
Così riconquista un poco di spazio
e la badante si scorda il bastone.
LIANA DE LUCA
UN ALTRO
CANTO DI SAFFO
Il viola voluttuoso della viola
è il viola del velluto dei tuoi
occhi
mentre vibrante al verso della viola
vagheggio il tuo veleno che
violenta.
Vendicativa per un voto violo
viziosamente la vergine viola
e mi vesto di viola e intreccio
viole
per il tuo ventre dalle vene viola.
Viola di vaso viola di vallata,
ti voglio vaporosa di violetta.
Vieni vessillo veloce nel vento
dalla tua viola vedova
d’amore.
LA STAMPANTE
Mugola il ritmo della
stampante
egli m’ama
egli m’ama
egli m’ama.
Oh l’incauta rêverie d’antan
che converte il ritmo della
macchina
in
reconquista du temps perdu.
Sul
display
le molte righe dei file in
partenza
le poche righe dei file in
arrivo
tracciano geometrie asimmetriche
in scombinati giochi di
frattali
invano rincorsi dal mouse.
Sfuggono i tasti sotto le
dita
ma una linea rossa delinea
gli errori dell’art poétique.
Sul link i segnali trapassano
ad altri segnali in ricerca
di rinnovate correspondances.
Ma il server più non risponde
fisso sopra il cartiglio
d’una
saison en enfer.
E al nuovo STAMPA la
macchina geme
non più
non più
non più
LIANA DE LUCA
Poesia vera, intensa, con rammendi di cielo e di mare, con bracciate di ricordi... Bella emozione...
RispondiEliminaLuciano N.
Sto cercando la poesia di cui i versi iniziano; Nel mio sangue si mescola (intreccia) l' umore instancabile latino... In slavo; U mojoj krvi se isprepliće nesmiren umor latinskog duha i šutljiva slavenska žudnja...
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