venerdì 24 maggio 2013

LIANA DE LUCA: POESIE


Liana De Luca

 


Lo striscione zaratino che ha aperto l'annuale adunata degli alpini a Piacenza pochi giorni fa. Sembra impossibile che uomini "nati in barca", come dicono, siano diventati alpini. L'omaggio sullo striscione è allo stilista Ottavio Missoni, vissuto dall'infanzia alla guerra a Zara, che ha sempre portato nel cuore. E' scomparso da pochi giorni distrutto dalla tragica scomparsa del figlio. Con lui Liana De Luca era in buoni rapporti di amicizia, dopo che gli aveva dedicato una poesia sul tema di Zara, dove è nata.





NOSTALGIA  DI  ZARA


 per lo stilista Ottavio Missoni


Rosseggiare di tetti vigilati
dall’angelo del campanile,
slancio di candidi moli, riflessi
cangianti sulla trasparenza dell’acqua,
impronte dell’infanzia sulla sabbia,
slancio di bracciate in armonia
col guizzare di pesci iridescenti,
corpi e scogli bruniti, turbinio            
di sole dentro gli occhi, geometrie
di ricordi sotto le palpebre,
turchino di bora, verde di attesa,
sequenze di onde verso la sfinge,
tramano i tuoi tessuti che ci avvolgono
con i colori della nostalgia.


LIANA  DE  LUCA




 BUONASERA


        fu l’augurio cordiale alle folle
        dell’uomo giunto da molto lontano
        oltre i mari da popoli nuovi.
        E la prima parola fu il silenzio
        del colloquio con gli uomini e l’Iddio
        glorioso di comprensione interiore.
        Senza fregi e ornamenti in bianca veste
        come racconta l’Apocalisse
        chiese per sé il dono di preghiere
        e poi pregò per la folla esultante.
        D’alta umiltà e carità profuso
        scese fra i più umili e più poveri
        poveri nel corpo o nello spirito
        cercando contatti con i fratelli
        di ogni fede cultura credenza
        auspicando una chiesa universale
        e invitando gli afflitti alla speranza.
        Ma dietro la rinuncia ai privilegi
        la sobrietà e semplicità del tratto
        sta l’infallibile segno del nome
        di chi è votato a fare il pastore.
        E certo ammansirà i nuovi lupi
        colui che ha scelto chiamarsi Francesco.

                                               
        LIANA  DE  LUCA





                  
BARCAROLA


sale l’onda
scende il mare
sale il mare
scende l’onda
ama l’onda
ama il mare
l’onda ama il mare
e lo sormonta
il mare ama l’onda
e la circonda
quindi la spinge
fino alla sponda
e l’abbandona
per altra onda
ma lei ritorna
e lo rimonta
lui si confonde
fra onda e onda
poi si rassegna
e si consegna
mare infedele
alla  deriva
porta le alterne
stesse compagne
per ritrovarle
al largo nell’amplesso
e si rallegra del compromesso 
sale l’onda
scende il mare
sale il mare
scende l’onda
in un marino
balletto d’amore
scende sale
l’onda
il mare


 LIANA  DE  LUCA




CANTICO MARINO


Grazie
per questa ultima – forse – vacanza
per il sole caldo e raggiante
per il vento pregnante di aromi lontani
per la sabbia soffice al passo
per il mare/madre da cui provengo
e dove vorrei terminare il mio ciclo
che mi accoglie con un protettivo
ùbere umido utero
in cui mi abbandono tranquilla
e galleggio  gareggio gorgheggio
per la nuova gioia di vivere
immersa nella natura
dimentica del mio passato
sicura nel mio presente
serena sul mio futuro
perché – forse – ho imparato l’ars moriendi.


 LIANA  DE  LUCA




IL   VECCHIO

  
Quando il sole calava d’estate
tutti i pomeriggi
il vecchio era là seduto di fianco
dietro la protezione del balcone
un braccio appoggiato sulla balaustra
lo sguardo fissato al paesaggio
delle case di fronte
sempre le stesse uguali monotone
ai rari passanti sul marciapiede
alle macchine stanche di caldo
forse perduto in ricordi  mare
o forse immerso nel vuoto del nulla.
Finché  un pomeriggio non si affacciò più.

Ma ormai era inverno.

  

 LIANA  DE  LUCA




IL BACIO



Conto le cinquecento bracciate
secondo il comma del manuale
accordandomi al ritmo delle onde.

                     mi sovviene il bacio
primo donato alla mia bocca vergine
quando una mano rapida
mi premette alla nuca e mi sommerse.
Fu un bacio casto
lontano da sguardi indiscreti
protetto dallo strascico del mare.
Guizzi sulla pelle, spuma dentro gli occhi,
mulinelli di gocce intorno al cuore,
salsedine rappresa sulle labbra.

Quasi al traguardo
m’immergo per cercare la magia
di quell’incontro sommerso
e il naufragar m’e dolce nel ricordo.


LIANA  DE  LUCA



                  


MISTRAL


Pia insegue sul Pont Saint Bénezet
il vento che comincia a cantare
sur le pont d’Avignon
on y danse tout en rond,
ma non può entrare nel tetro palazzo
prigione a misura di papa
nelle cui sale immense riecheggia
il monito di Caterina:
E io vi dico: venite,venite,
non aspettate il tempo, ché il tempo
voi non aspetta!
Meno le piace il Moulin de  Daudet
con les Alpilles di sfondo e non rimpiange
le chiare fresche dolci acque
stralciate dal programma per il vento.
A Les Baux fa conquiste: Le Noir,
secondo il nome inciso sul collare
insistente e paziente come un cane.
Dopo il solito giro panoramico
e la salita al château nella roccia,
lo ritroviamo a guardare uggiolante
la bionda oltre i vetri del camper.
Incapace di accettare il distacco
c’insegue nel vento che sussurra
“ricorditi di me che son la Pia”
finché si perde dietro una curva.
Lei ride gongolante con la coda.


LIANA  DE  LUCA



                  

NESSUNA  E’  IMPORTANTE...


...per la sua badante. Jannet
le porge il bastone all’uscita
le segnala i gradini e la sorregge
le frulla con la carne  le carote
le apre le buste delle lettere
le ricorda che scade la bolletta
la segue con il cordless per la casa.

Lei la ringrazia e  sorride
aspettando che esca per chiamare
gli amici suoi segreti e per mangiare
cioccolatini e champagne di nascosto.
Prova davanti allo specchio il vestito
che tanto richiamava sguardi e mani
ma si rimette pigiama e vestaglia
e alla televisione si consola
con le notizie sul papa in pensione.

E quando torna Jannet le propone
vecchi versi d’amore e di romanzi
come li avesse composti da poco
che quella  ascolta curiosa e fidente.
Così riconquista un poco di spazio
e la badante si scorda il bastone.

                           
LIANA  DE  LUCA
                  
                  
                  
                  
                  

UN ALTRO CANTO DI SAFFO


Il viola voluttuoso della viola
è il viola del velluto dei tuoi occhi
mentre vibrante al verso della viola
vagheggio il tuo veleno che violenta.

Vendicativa per un voto violo
viziosamente la vergine viola
e mi vesto di viola e intreccio viole
per il tuo ventre dalle vene viola.

Viola di vaso viola di vallata,
ti voglio vaporosa di violetta.
Vieni vessillo veloce nel vento
dalla tua viola vedova d’amore. 







    LA     STAMPANTE



    Mugola il ritmo della stampante
   egli m’ama
   egli m’ama
   egli m’ama.
   Oh l’incauta rêverie d’antan
   che converte il ritmo della macchina
   in reconquista du temps perdu.
   Sul display
   le molte righe dei file in partenza
   le poche righe dei file in arrivo
   tracciano geometrie asimmetriche
   in scombinati giochi di frattali
   invano rincorsi dal mouse.
   Sfuggono i tasti sotto le dita
   ma una linea rossa delinea
   gli errori dell’art poétique.
   Sul link i segnali trapassano
   ad altri segnali in ricerca
   di rinnovate correspondances.
   Ma il server più non risponde
   fisso sopra il cartiglio
   d’una saison  en enfer.
E al nuovo STAMPA la macchina geme
                   non più
                   non più
                   non più

       LIANA  DE  LUCA
                  
                  
        
                  
                   


2 commenti:

  1. Poesia vera, intensa, con rammendi di cielo e di mare, con bracciate di ricordi... Bella emozione...
    Luciano N.

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  2. Sto cercando la poesia di cui i versi iniziano; Nel mio sangue si mescola (intreccia) l' umore instancabile latino... In slavo; U mojoj krvi se isprepliće nesmiren umor latinskog duha i šutljiva slavenska žudnja...

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