La chiesa sul mare
(dopo il
matrimonio)
Che colore intenso ha il riso lasciato a
terra
alla fine di un matrimonio.
Non cambia, come il riflesso di luce
che ancora per pochi istanti
rimarrà fermo sulla panca dell’ultima
fila.
Ora il silenzio è una sentinella
tra porta e porta,
tra finestra e finestra.
Non so chi lasciò aperta quella vicino ai
girasoli.
Forse fu lo sposo, perché ogni cosa in
quel giorno
sapesse di vento umido, di infinito, di
mare e di sacro
da respirare,
da bagnare i capelli e gli occhi,
da lacrimare di gioia e dolore,
aspettando che il bacio finale
potesse asciugare quelle gocce.
In quell’attesa,
la sposa rimase seduta, con le mani
sospese
tra il passato e il futuro,
tra le spighe di frumento e il pane
spezzato.
Quando gli prese il viso con le dita
chiuse,
tutto di lui le apparteneva
La cima
Quando sei nel punto più lontano dal mare, lassù in alto,
sulla cima,
è la parte superiore del tuo corpo che comanda,
cresce il desiderio incontrollabile di alzare le braccia
di stringere nelle mani quel silenzio.
Il silenzio della montagna è così diverso da quello del
mare,
come il volo dell’aquila e quello del gabbiano.
Sulla vetta Il silenzio
non si nasconde nel buio di un abisso,
ma si mostra a te con la sua leggerezza e lealtà.
In fondo è facile toccare l’acqua del mare,
prima o poi qualcuno ti ci porta.
Sulla vetta, invece, per raggiungere la pace del tuo spirito
sei tu a decidere.
Lo spirito sospeso, là tra le rocce e i ghiacciai diafani,
vibra con una luce visibile solo da te.
E allora il pensiero non è più idea, né intenzione.
Lucio Treu
Via
Bolivia 4 – 34170 Gorizia
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