mercoledì 21 agosto 2013

LA POESIA DI GIORGIO CAPRONI



Giorgio Caproni nasce a Livorno e vi abita fino all'età di 12 anni. Lascia Livorno e a Genova frequenta corsi di violino e composizione al Conservatorio. Privatamente consegue l'Abilitazione Magistrale. Invia i suoi primi versi a varie riviste genovesi. Le prime raccolte, Come un'allegoria (nel 1936) e Ballo a Fontanigorda (nel 1938), escono per l'editore genovese Emiliano degli Orfini. Nel 1939 si trasferisce a Roma, dove abiterà per tutta la vita. A Loco di Rovegno, dove aveva insegnato in gioventù, incontra la compagna della vita e moglie dal 1937. Partecipa alla guerra e alla Resistenza, ed è per molti anni maestro elementare. A Roma vive con la moglie Rina, dove collabora a diversi giornali e riviste con le sue poesie ma anche con saggi critici, racconti e traduzioni. La raccolta Il passaggio di Enea raccoglie tutte le sue poesie pubblicate fino al 1956 e riflette la sua esperienza di combattente durante la Seconda guerra mondiale e la Resistenza e raccoglie le poesie delle raccolte precedenti.
Il suo canto esprime temi che riguardano Genova, la madre e la città natale, il viaggio, il linguaggio. Ed il suo verso ci arriva immediato per chiarezza emotiva ma anche per perizia metrico-verbale. A livello stlistico Caproni frange il ritmo del sonetto col ricorso a figure allusive di grande impatto visivo e armonioso: rime interne, enjambements,  La raccolta Il muro della terra denota la sua inquietudine nel rapporto con la parola ed il  linguaggio. Ritiene che siano strumenti insufficienti a rappresentare la realtà, e lo spirito umano.


Giorgio Caproni


L'uscita mattutina


Come scendeva fina
e giovane le scale Annina!
Mordendosi la catenina
d'oro, usciva via
lasciando nel buio una scia
di cipria, che non finiva.
L'ora era di mattina
presto, ancora albina.
Ma come s'illuminava
la strada dove lei passava!
Tutto Cors'Amedeo,
sentendola, si destava.
Ne conosceva il neo
sul labbro, e sottile
la nuca e l'andatura
ilare - la cintura
stretta, che acre e gentile
(Annina si voltava)
all'opera stimolava.
Andava in alba e in trina
pari a un'operaia regina.
Andava col volto franco
(ma cauto, e vergine, il fianco)
e tutta di lei risuonava
al suo tacchettio la contrada.


Giorgio Caproni

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