La casa editrice Albeggi di Roma presenta l'antologia "100thousand poets for change", iniziativa a livello mondiale cominciata negli USA nel 2011. Nella antologia italiana 29 sono i poeti, compresi i due fondatori stranieri. Il 28 di settembre sarà presentato il libro a Roma. E' un libro senza scopi di lucro che verrà distribuito alle Istituzioni, nel tentativo di sensibilizzarle sui problemi che ci affliggono.
Pubblichiamo la prefazione al testo e, in seguito, pubblicheremo in maniera graduale, i poeti prescelti per l'importante iniziativa.
100 THOUSAND
POETS FOR CHANGE
100
THOUSANDS POETS FOR
CHANGE Italia,
28 settembre 2013
100
THOUSAND
POETS FOR
CHANGE
Italia, 28 settembre 2013
Titolo originale:
100 Thousand Poets for Change
Italia, 28 settembre 2013
Collana
ControVerso Autori diversi. Volume non commerciale, a distribuzione gratuita, scaricabile
anche dal sito www.albeggiedizioni.com.
Eʼ vietata la vendita e la
riproduzione a scopo commerciale. Progetto grafico e impaginazione: Chiara
Bongiovanni. Stampato nel mese di settembre 2013. da Press Up- Roma. Albeggi
Edizioni. albeggi@libero.it
www.albeggiedizioni.com, seguici su facebook
Introduzione
dellʼeditore
Centomila
poeti per il cambiamento. Chi sono? Cosa
vogliono? Eʼ forse un movimento politico? Una Lega internazionale
di perditempo? No, sono poeti. Poeti? A cosa servono? Elaborano la realtà, il passato, il presente e il futuro
in una chiave universale, offrono una lettura di ciò che accade che va oltre la
staticità delle immagini e delle notizie… Ah sì? E perché parlano di cambiamento? Perché cʼè in ognuno di loro la volontà di dare un messaggio
che possa cambiare un tassello di mondo, che possa portare gli uomini ad essere
migliori. Ma questo accadeva nellʼantichità, ora chi li ascolta
più, i poeti? Sono in tanti a parlare, cʼè la televisione, cʼè internet… Che bisogno cʼè di ascoltare dei poeti?
La
poesia parla al cuore delle persone, è complementare allʼinformazione, la arricchisce di senso
e di profondità. I giornali dovrebbero dare spazio alla poesia come veicolo dʼespressione, gli intellettuali
dovrebbero ispirarsi ad essi, i politici dovrebbero trarne spunti per il loro
agire. Chi, i politici? E perché? Perché chi fa politica deve avere uno sguardo che punta
lontano, deve produrre cambiamento per il bene della collettività. Ma è proprio sicura di quello che sta dicendo? Le
pare possibile che i politici possano dare ascolto a dei poeti?
Certo,
i poeti sono la pancia del popolo; lʼurlo che si alza dai poeti è lʼurlo della gente, loro ne sono
megafoni sublimi; la loro ispirazione viene dallʼascolto del detto e del non detto, dellʼevidente e dellʼinvisibile agli occhi dei più. I
poeti vanno ascoltati, letti, meditati. Un buon politico non
deve
fuggirli, ma deve cercarli. E di che
parlano questi poeti, oltre che dʼamore e di malinconie? Parlano di diritti umani, parlano di guerra e di pace,
di ambiente e di società globale, di emarginazione e di razzismo, parlano di
etica e di lavoro. Tutti temi allʼordine del giorno in una società che sta allargando la
forbice della diseguaglianza. E
al centro della poesia cosa cʼè? Cʼè lʼUomo. LʼUomo che deve tornare al centro dellʼagire politico e civile. LʼUomo con i suoi bisogni, le sue
speranze, il suo futuro.
Albeggi
Edizioni partecipa allʼiniziativa mondiale 100 Thousand Poets for Change 2013 con questa Antologia
di poeti contemporanei, che è stata prodotta in un numero limitato di copie
senza scopo di lucro. Queste copie sono destinate a rappresentanti delle
Istituzioni italiane e dei mezzi di informazione, con lʼobiettivo di ridare dignità e importanza
alla poesia come mezzo di espressione della denuncia e dellʼimpegno civile e come esortazione
rivolta al mondo politico affinché si torni a mettere al centro del dibattito e
dellʼazione politica
il bene comune e i bisogni dellʼUomo. La
raccolta
è disponibile gratuitamente sul web.
Tante
le immagini e le riflessioni che evocano queste composizioni: la crudeltà dellʼuomo e il cinismo e lʼalienazione della società contemporanea;
la guerra che devasta corpi e anime; la politica che si vorrebbe sana, e
onesta, e attenta al bene comune, al rispetto dellʼambiente.
Ci
sono sguardi preoccupati sulle nuove povertà che si affacciano ai pianerottoli
delle nostre case, ai cancelli dei nostri giardini; sulla vergogna
delle
carceri, sul destino di uomini abbandonati al loro destino, siano essi
cassintegrati, disoccupati o futuri tali; sulle tendenze razziste e xenofobe in
Europa. Ci sono sguardi pietosi su fatti di cronaca, come il suicidio del
ragazzo incompreso e deriso per la sua diversità, il suicidio del padre di famiglia
disperato, la violenza che si consuma tra le pareti domestiche, sui fatti di
Genova rimasti impressi nelle nostre memorie e coscienze. Poi, due
poesie-lettere, una, rabbiosa, di indignazione verso chi profana le Istituzioni
con comportamenti non dignitosi, disonesti e inaccettabili, lʼaltra, una lettera dʼamore allʼItalia, alla sua bellezza, un inno
alla sua capacità di risorgere dal degrado, di risvegliarsi fiera dal sonno
indolente che lʼha avvolta. Questa antologia porta con seʼ una ricchezza di messaggi che
non può e non deve passare inosservata, megafono di quel che bolle
e
ribolle nella pancia del Paese, manifesto di un popolo che chiede giustizia,
onestà, chiarezza, rispetto per lʼUomo.
Desidero
ringraziare i poeti americani Michael Rothenberg e Terri Carrion, presenti con
due loro opere allʼinterno dellʼAntologia, fondatori del Movimento 100 Thousand Poets for Change, che
vede la partecipazione di migliaia di poeti in tutto il mondo con centinaia di
eventi in contemporanea; il poeta e critico del Corriere della Sera Ottavio
Rossani, che firma la prefazione del volume e che ha collaborato alla sua
realizzazione insieme a Paola Musa e Benny Nonasky, entrambi autori della
collana ControVerso di poesia di Albeggi Edizioni. Le loro poesie sono allʼinterno dellʼAntologia. Desidero ringraziare anche
lʼamica attrice
Annarita Chierici, per il suo sostegno, e Patrizia Tomasich, Presidente del
Museo
dei Bambini Explora di Roma, luogo in cui il 28 settembre 2013 i poeti
incontrano i bambini per esplorare insieme la magia della poesia.
Infine,
un ringraziamento speciale va a tutti i 29 poeti che hanno voluto mettere a
disposizione gratuitamente una loro opera inedita, sposando
le
finalità di questa iniziativa. Ci sono poeti molto noti accanto a poeti poco noti,
grandi nomi della poesia italiana accanto a esordienti,
ma
tutti rigorosamente in ordine alfabetico, per scelta dellʼeditore, volutamente per ridurre
quelle distanze che le caste producono e conservano nel nostro Paese,
volutamente per dare un segno di
impegno
e di sforzo comune.
A
tutti loro va la mia stima e la mia riconoscenza.
La
ricchezza espressiva e di contenuti di questo lavoro è notevole, come degno di
nota è lʼinsieme di messaggi che da esso si levano.
Le
poesie sono consultabili gratuitamente sul sito www.albeggiedizioni.com, sul
blog wordpress.lapoesiacheserve.com e accessibili anche dalla pagina facebook
di Albeggi Edizioni.
Ilaria
Catastini, Albeggi Edizioni
La chiave profetica della poesia civile
per il rinnovamento della convivenza sociale
di Ottavio Rossani
Ritengo
che coltivare la poesia civile in Italia, oggi più di ieri, è importante,
necessario, utile.
Un
dovere, un impegno. Le condizioni sociopolitiche del nostro Paese richiamano i
poeti ad esercitare il rigore logico ed il coraggio passionale per
denunciare la vergogna delle incompiutezze, delle stragi, della corruzione,
delle cadute etiche, della perdita dei valori, delle lacune professionali
in tutti gli ambiti produttivi, e di una burocrazia ancora cieca e sorda
davanti ai cittadini. Perciò trovo stimolante e degna di sostegno lʼiniziativa di Albeggi Edizioni di
pubblicare questa antologia di poesie civili inedite di autori noti e meno
noti. Si tratta di poesie con una notevole forza evocatrice: di scandali e
disagi contemporanei che devono restare nella memoria
di tutti. LʼItalia è in crisi; il mondo è in crisi. I politici, i cosiddetti
“grandi della Terra”, non hanno il talento né la volontà né lʼonestà –
almeno non tutti - per tenere sotto controllo le divergenze politiche,
economiche e giuridiche, i razzismi, gli egoismi, le ingiustizie, le ambizioni sbagliate,
e lasciano che la violenza prevalga nel percorso di risoluzione dei conflitti
intercomunitari. Con il risultato che i problemi e le guerre si moltiplicano.
Citiamo le cosiddette “primavere” arabe: avevano alimentato speranze di libertà
e di democrazia, hanno invece ricacciato alcuni paesi
dellʼAfrica e del
Medio Oriente verso nuove schiavitù e/o dittature, in pratica verso un Medioevo
contemporaneo, tecnologico, instabile.
Quanti
esempi di usurpazioni, oppressioni, dignità umiliate, si potrebbero ancora
fare! Il mondo è una perenne polveriera; è un circo di storture, sadismi,
malvagità. In questa situazione, con il fallimento di politici e governanti, forse
solo i poeti hanno uno speciale sguardo verso il futuro del mondo e delle nuove
convivenze, solo loro hanno il soffio vitale per non fare dimenticare violenze
e ingiustizie, solo loro forse sanno suggerire come uscire dallʼingorgo di precarietà,
sfruttamenti, sopraffazioni. Sono gli
unici profeti di civiltà, che varrebbe la pena ascoltare.
Quando
si parla di poesia civile bisogna sgombrare il campo da un equivoco: che essa
sia tale se è politica, cioè quando si nutre di ideologia.
Può
anche esserlo, ma allora è quasi sempre cattiva poesia, cioè non-poesia. Certo,
in passato, ci sono stati casi in cui lʼideologia ha corroborato la
vena creativa con risultati di grande forza espressiva. Pensiamo allʼitaliano Giuseppe Giusti con il
suo ironico “Vostra Eccellenza che mi
sta in cagnesco” o Alessandro Manzoni del “5 maggio”, in cui Napoleone viene
visto nella perdita della sua potenza con una pietas che supera il contingente.
Restando nellʼOttocento, la grande poesia civile possiamo trovarla in Ugo Foscolo,
che nellʼopera Dei Sepolcri ha lasciato il
testamento universale del dolore civile per un Paese che non sa ma dovrebbe
avere sacro il culto dei morti, soprattutto per coloro che si sono
immolati per unʼidea o hanno illustrato la patria con il loro ingegno spesso anche
misconosciuto.
Le
idee, si sa, non sono classificabili ai fini dellʼarte, della letteratura e della storia. Le idee sono
sacre e basta. Anche quelle ritenute sbagliate o ingiuste. Chi è morto per la
libertà, è morto per difendere la libertà di tutti, anche di
coloro che la pensano diversamente e perfino odiano in conseguenza di quella
diversità. Voltaire riconosceva che bisogna essere tolleranti (quindi
rispettosi) anche con chi esprime unʼopinione differente. Questo è il fondamento della convivenza
civile. Per tornare al contemporaneo, poesia
civile autentica, militante anche se non partigiana, che sa trasformare unʼopinione personale in un
sentimento universale, è quella di Garcia Lorca, che è stato capace di coniugare
lʼeuforia lirica
con la gravità della militanza. E quella di Pablo Neruda, che con il suo
sentire solidarista ed egualitarista ha dato linfa a una poesia fortemente
lirica (le famose “Venti poesie dʼamore e una canzone disperata”) e a canzoni e odi patriottiche,
di denuncia, di invettiva, di speranza.
Su
un piano diverso Edgar Lee Masters ha tratto luce dallʼopacità delle lapidi. Nella sua “Antologia
di Spoon River” ha celebrato senza alcuna retorica, anzi con una sobrietà
maniacale, le commemorazioni delle persone comuni, costruendo finalmente un
mondo di uguali attraverso il
minimalismo etico (epico) delle epigrafi tombali. Per restare in Italia, il
nostro più grande poeta civile rimane Giacomo Leopardi, con le canzoni in cui
stigmatizza mediocrità, viltà e corruzione che condizionano da secoli lʼidentità nazionale. Nel
Novecento, lʼintensa poesia di Bertold Brecht ha portato alla ribalta la
questione operaia, raccontata con unʼefficace leggera ironia;
Franco Fortini in Italia, con la sua poetica della “verifica dei valori”, ha
palesato che a un certo punto è necessario fermarsi e fare le dovute verifiche
sugli elementi che inducono al cambiamento e al contemporaneo rispetto dei valori
fondamentali su cui si costruiscono le comunità.
Ho
portato piccoli e semplici esempi – che non esauriscono certo la discussione -
per evidenziare che nel Novecento italiano, e fino ad oggi, la
poesia civile è stata snobbata a favore di un intimismo lirico che nel tempo è
diventato manierismo povero. I poeti contemporanei hanno avuto,
e hanno, paura di cadere nella retorica o nella prosopopea, ma la paura è una
specie di esorcismo. Si tengono lontani dai temi scottanti della
problematicità civile, per viltà o ancora più spesso per mancanza di talento o
di sensibilità.
Guerre,
ingiustizie, corruttele, mafiosità, disonestà, violenze, crudeltà, turpitudini,
droghe, schiavitù, sono temi dai quali i poeti degli ultimi 130
anni, in massima parte, sono rifuggiti. Con qualche eccezione dai risultati non
sempre con12 vincenti. Lo stesso Pier Paolo Pasolini, mentre nei
romanzi ha raggiunto unʼalta capacità di rappresentare il mondo dei vinti e degli
emarginati romani (così anche in alcuni suoi film), in poesia non
ha trovato lo stesso afflato. Ne Le ceneri di Gramsci, benché coinvolgenti, non
è riuscito a librarsi per il “volo dellʼaquila”, almeno non in tutti i testi. È stato
necessario attendere lʼultimo Giovanni Raboni postumo (Ultimi versi, Garzanti, 2006) per
leggere un libro forte di passione civile. Lʼautore è riuscito a tenere un raro equilibrio tra
denuncia e pietà. Il suo “Cavalier Menzogna” è lʼerede letterario (che riflette la realtà) dellʼoppressore di Giusti: mette a
nudo come il potente con la bugia può mettere sotto scacco un popolo immaturo e
credulone.
Elsa
Morante ha scritto uno straordinario libro di poesie (Einaudi, 1968): “Il mondo
salvato dai ragazzini”. In questo piccolo capolavoro (un poʼ negletto) la scrittrice ipotizza
che il mondo può salvarsi solo se i governanti e la gente perderanno i
connotati di malvagità che li ha sempre accompagnati e sapranno recuperare
ingenuità e onestà. Non è utopia pensarlo ancora. È il cambiamento obbligato
perché gli umani abbiano un futuro.
Solo i poeti hanno la voce che può essere ascoltata da tutti, potenti e umili.
Per questo i poeti devono scrivere delle cose, del mondo, dentro
la visione di un particolare rapporto tra gli umani. Arriverà il giorno in cui
tutti vivranno in pace e prosperità, uguali e solidali? Tutti sono (siamo)
chiamati a rispondere. Signori tutti: rispondete!
orossani.corriere@ottaviorossani.it
invita
a contattarlo anche su facebook e sul
blog
http://poesia.corriere.it
Presentazione dellʼiniziativa
100 Thousand Poets for Change
di Michael Rothenberg e Terri
Carrion
100
Thousand Poets for Change ebbe inizio nel marzo 2011 con una call to action su
facebook. Terri
ed io vivevamo isolati, raramente connessi con il mondo esterno e solo
attraverso internet. Parlavo
con una amica su facebook del mio stato dʼanimo, gonfio di tristezza e di disperazione per la situazione
nel mondo, della mia disapprovazione verso la comunità di artisti, poeti,
musicisti, per lʼinerzia e la mancanza di
coinvolgimento in relazione ai tanti orrori di cui ogni giorno erano piene le
notizie da ogni parte del mondo. Fu così
che dissi alla mia amica: “... Dovrebbero esserci centomila poeti per il
cambiamento...” E lei rispose: “Eʼ una buona idea!” Ci pensai su e decisi
di lanciare una call to action creando una pagina-evento su facebook ed
invitando i miei amici di facebook a partecipare. “Vuoi unirti ad
altri poeti negli USA e in giro per il pianeta in una
dimostrazione/celebrazione della poesia per promuovere un serio cambiamento
sociale, ambientale e politico? Se lo vuoi, firma qui e vediamo
se riusciremo a raccogliere abbastanza persone che prendano sul serio un evento
del genere”. Fissammo la data per lʼazione globale il
24 settembre. La mission era poesia, pace, sostenibilità, consapevolezza e
sensibilizzazione, lʼunione di comunità isolate di artisti di tutto il mondo. I nostri
amici ci avrebbero seguito? Ero pieno di dubbi. Fukushima, il disastro petrolifero
del Golfo del Messico, guerre ovunque, genocidi, razzismo,
il riscaldamento globale, la crescente ondata di violenza contro le donne, e la
lista poteva andare avanti allʼinfinito. Mi sembrava improbabile pensare che gli
artisti si sarebbero improvvisamente fermati a riflettere nel bel mezzo del
caos e della disperazione che stava inghiottendo il mondo. Gli artisti
sembravano davvero più impegnati nel business dellʼarte che
non nellʼarte come veicolo di cambiamento.
Restammo
davvero sorpresi dalla risposta. La call to action esplose come un incendio.
Per il 24 settembre 2011 erano pianificati 700 eventi in
95 Paesi. Terri creò un sito e ad ogni aderente fu data la possibilità di
aprire una propria pagina nel blog dellʼiniziativa per
promuovere il proprio
evento. Fu a quel punto che la Stanford University ci contattò. Avevano sentito
parlare di noi e si dichiaravano disponibili a realizzare un
archivio di tutta la documentazione che gli organizzatori avrebbero postato
sulle proprie pagine. La Stanford realizzò la portata di questo evento.
Le voci lo davano come il più grande reading mondiale della storia! Era
incredibile vedere come i programmi si moltiplicavano in giro per il mondo. Lʼevento del 2011 fu sbalorditivo e
fu solo lʼinizio. Lʼanno dopo, il 29
settembre 2012, si aggiunsero musicisti, mimi, fotografi, performer. E questʼanno 2013, per il 28 settembre,
in luglio erano già 500 gli eventi
in calendario in 100 Paesi, con iniziative cresciute in grandezza ed importanza
rispetto a quelle del 2011. Abbiamo la sensazione di stare
sperimentando un cambio di paradigma globale e i poeti e gli artisti vogliono
esserne parte attiva. Ovunque la gente è alla ricerca di un
cambiamento positivo. Non credo che ci siano molte persone contente di come
governi e corporation stanno gestendo il pianeta.
Lʼassurda proliferazione di guerre
e violazioni dei diritti umani, diseguaglianze economiche, prevaricazione del
potere finanziario e lʼevidenza dei cambiamenti
climatici causati dallʼuomo sono tutti elementi che non possono più essere ignorati. Con
100 Thousand Poets for Change
abbiamo creato un forum, un evento, una piattaforma, una comunità, consentendo a
denunce locali e globali di incanalarsi in azione
e coinvolgimento, educazione e presa di coscienza. Non solo le tematiche
affrontate sono state di rilevanza sociale, politica, ambientale ed economica,
ma le stesse arti sono state sospinte verso lʼabbattimento delle barriere locali e globali. Arti
sviluppate in un contesto che va ben
oltre quello, sterile, dei generi, degli stili e dei gradi di successo. Le arti
devono influenzarsi tra di loro, ciascuna disciplina deve essere incubatore
per lʼaltra, le
diverse espressioni artistiche miscelandosi e arricchendosi delle diversità,
delle distanze, delle contaminazioni, in
unʼimmensa
fioritura planetaria, in un “rinascimento” che rappresenti davvero qualcosa di
nuovo. La storia della civiltà è prossima ad un grande
cambiamento e tutti gli artisti del mondo sono chiamati a fare la propria parte
affinché questo cambiamento avvenga davvero. 100 Thousand
Poets for Change sta costruendo la sua identità, mentre osserviamo molti
organizzatori espandere la propria comunità ognuno nel modo più consono alla
sua realtà. Terri ed io siamo stati recentemente ad un evento a Hollywood, in Florida,
nel quale erano coinvolti non soltanto artisti
di Hollywood: alcuni erano venuti anche dalla Jamaica. Siamo stati ad un altro
evento a San Antonio, in Texas, che ha coinvolto poeti da
Austin e Houston. Recentemente cʼè stato un incontro molto significativo in Marocco tra
il poeta marocchino El Habib Louai ed il poeta irlandese
Tomas Carty, entrambi organizzatori di 100TPC, che hanno condiviso il progetto e
lʼamore per la
poesia. I poeti di 100TPC del
North Carolina si sono uniti a quelli di Baltimore per scambiarsi esperienze di
lavoro e idee. Ad Abuja, in Nigeria, ci sono 5 referenti di
100 Thousand Poets for Change che offrono iniziative durante tutto lʼanno. Antologie dei poeti
coinvolti sono in fase di realizzazione in
Italia, Stati Uniti, Albania, Messico. Ma questo è solo lʼinizio. Le comunità di 100TPC hanno
cominciato a contaminarsi, mischiarsi, e
gli eventi si susseguono ormai ovunque e continuamente. Poeti ed artisti non si
sentono più soli nella loro battaglia per il cambiamento e
possono allargare le proprie comunità di riferimento ampliando il loro raggio
di azione. A Santa Rosa, vicino a dove vivo, abbiamo avuto un
evento primaverile nei giorni 5, 6 e 7 aprile, con dozzine di band (folk, heavy
metal, hip hop, African), compagnie di danza di hip hop e
modern jazz, tre reading poetici (di cui uno bilingue per solidarietà con Grito
Mujer e con la partecipazione dei musicisti messicani Des Colores) e una
dozzina di poeti da Los Angeles, Palm Springs, San Luis Obispo e San Francisco venuti
a dare il loro sostegno. Cʼerano danzatrici del ventre, danzatori col fuoco, unʼiniziativa della Windsor High
School “microfoni aperti”, seminari su pace e sostenibilità, Chicana Art, corsi
di danza hip hop. Tutto ad ingresso libero.
Una
grande celebrazione dellʼarte per la pace e la sostenibilità, dellʼarte che ha scopo e senso di
comunità. Un grande miscuglio di artisti di tutti i generi. 100TPC come forte
catalizzatore di creatività e cambiamento: questo è ciò che è accaduto sinora e
ciò che spero di veder accadere sempre di più nel mondo. Lʼobiettivo degli artisti coinvolti
in 100 Thousand Poets for Change è quello di cogliere e reindirizzare il dialogo
politico e sociale e sospingere la storia della nostra civiltà verso pace e
sostenibilità. Grazie a tutti voi per il vostro sostegno.
http://www.100tpcmedia.org
Indice
dei poeti
Lucianna
Argentino
Claudio
Arzani
Fabio
Barcellandi
Carlo
Bordini
Marisa
Cecchetti
Marco
Cinque
Massimiliano
Damaggio
Andrea
Garbin
Giuseppe
Iannarelli
Giovanna
Iorio
Roberta
Lipparini
Gianmario
Lucini
Gabriella
Modica
Paola
Musa
Benny
Nonasky
Guido
Oldani
Paolo
Polvani
Valeria
Raimondi
Riccardo
Raimondo
Ottavio
Rossani
Francesco
Sassetto
Adriana
Scanferla
Jamshid
Shahpouri
Christian
Sinicco
Angelo
Tonelli
Caterina
Trombetti
Claudia
Zironi
***
Terri
Carrion
Michael
Rothenberg
Vivo nella certezza della precarietà umana. Ma evidentemente siamo in pochi a crederci perchè tutti gli altri vivono nella certezza di essere eterni. Ma non è vero!
RispondiEliminaBUCHI NERI
RispondiEliminaQuando arriverà quel momento terribile,
quell’istante in cui la terra inghiottirà se stessa,
quando gli alberi ed il mare finiranno in un buco nero
forse sarò seduto in cima ad un colle,
la paura mi bloccherà le gambe,
il terrore mi sconvolgerà la mente,
inutilmente urlerò contro il cielo
mi chiederò terrorizzato cosa stia succedendo
mentre vedrò scomparire foreste e fiumi nel nulla
inghiottiti da un vortice che macinerà tutto,
quando arriverà questo momento terribile
che da sempre aspetto con tensione
forse la ragione sarà sommersa dall’oblio
sverrò prima ancora che la terra mi frani sotto i piedi,
prima ancora di urlare e scomparire nel nulla.
Tutta la memoria della terra,
la storia, le guerre, gli inutili morti,
i massacri, i genocidi, gli sconvolgimenti,
l’egoismo, la ricchezza accumulata nei forzieri,
le conquiste umane ed i progressi della scienza,
tutto questo sarà risucchiato in un attimo
in quel buco nero che inghiottirà ogni cosa
che polverizzerà la stupidità umana,
la sua presunzione di immortalità,
ed il silenzio continuerà a ruotare nello spazio
incurante del dolore dell’umanità
indifferente ai ricordi, all’oblio, alle filosofie,
estraneo alle religioni ed alle croci polverizzate
senza più Golgota e senza più pastori indecenti,
senza più prepotenti e governanti tronfi
d’un potere e di una ricchezza
che è soltanto precaria ed incerta.
Ed anche le mie parole, come i miei inutili versi,
saranno state estemporanee perdite di tempo
che non saranno servite a nessuno.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 23.8.2013 - 2,53)
www.circoloculturaleluzi.net