LA CASA DEL
BIANCOSPINO
nel ricordo
di Paolo Bassani
Una pagina
di storia contadina lunigianese
La sua sorte era ormai segnata.
Arrivarono le ruspe e allora la vecchia casa contadina fu abbattuta come un
animale mortalmente ferito. E il podere fu sconvolto: olivi con le radici al
vento, vigne strappate dai filari, disperso il biancospino. Sui campi divisi
confini sorsero muri di cemento, cancelli e reti. Così il nuovo piano urbanistico
prese forma e del passato non rimase più traccia, se non nel ricordo. Ma anche
i ricordi sono destinati a scomparire. Per questo ho chiesto a qualche verso di
ricordare quel caro vecchio casolare:
LA CASA DEL
BIANCOSPINO
Non c'è una villa
nei miei segreti
sogni,
ma solo
una vecchia casa
contadina:
sopita tra gli
olivi
a mezza via sulla
collina
guarda il lento
lucente snodarsi
della Magra.
Non ha cancelli
reti o muri
intorno
ma solo olivi
pergole
e filari.
Non ha neppure
aiuole di
giardino
per fiori
signorili:
soltanto il
biancospino,
un cespo di
giaggioli
e qualche viola
del pensiero.
Non ha per
guardia
il cane lupo
ma un vecchio
gatto
seduto sulla
soglia.
Davanti all'uscio
verde
un'aia rossa di
mattoni;
a fianco,
sotto il fico
grande,
un vecchio tavolo
di legno.
Qui è vissuta
la mia gente
contadina
e qui le mie
radici
ho ritrovato;
qui
i miei sogni
non hanno più
confini.
Laggiù
sull'autostrada
colonne senza
fine
forse cercano
lontano
questo mondo di
serenità
Paolo Bassani
Un velo di malinconia s’avverte
dinanzi ad ogni cosa che cade. Forse ci rendiamo conto che è una parte di noi
stessi che si perde; sentiamo tutta la fragilità delle cose e della vita davanti
all’immensità del tempo.
La casa del biancospino sorgeva
nella campagna caprigliolese, in Lunigiana. Fu per generazioni e generazioni
abitazione dei mezzadri che legarono la loro esistenza a quella terra. Era un
tipico casolare della vita contadina. Semplice l’architettura: al piano
interrato la vecchia stalla e le cantine; a pianterreno la grande cucina con il
pavimento a mattoni rossi, il focolare, il forno, le altre stanze con minute
finestre esposte all’infinito. La scala di legno -diritta- che portava al piano
superiore pavimentato con tavole disposte sulle grandi travi; e come soffitto
le tegole del tetto.
Nella poesia ho fatto
cenno al “fico grande” Purtroppo, anche
il fico è stato sacrificato: fu tagliato. A proposito: di questa pianta voglio
raccontarvi un fatto misterioso accaduto il 14 agosto 1981 . Nella notte s’era
levato un vento forte. Non era il vento di mare che ulula tra i pini della costa,
né il vento del nord che scende impetuoso dal monte frustando gli olivi. Era un
vento caldo, strano: senza nome. Quella notte fioche luci erano rimaste accese
nella casa contadina: a vegliare la salma di Alfredo, l’uomo che, per tanti
anni, aveva legato la sua vita a quella terra. Ebbene, al mattino seguente, le
foglie del fico erano completamente ingiallite e in due giorni caddero tutte,
come se fosse giunto precocemente l’autunno. Io mi sono fatto una mia teoria di
quell’evento e penso di non essere troppo distante dalla verità. Anche le
piante hanno una loro sensibilità e (non so come) partecipano alla gioia e al
dolore dell’uomo. Studiosi americani lo hanno dimostrato: sì, le piante si
affezionano non soltanto alla luce ma anche alle persone. E semmai è dunque
possibile un’amicizia tra uomo e albero, questa non poteva che essere molto
forte tra il mezzadro e il “suo” albero di fico, alla cui ombra rimaneva ore ed
ore nelle ultime estati, quando la malattia ed il peso degli anni lo costringevano
all’immobilità.
Mi ricordo che mi si
avvicinò una donna molto anziana: era felice perché aveva creduto di
riconoscere nei versi della poesia l’immagine della propria casa. Forse, quella
donna non aveva più aperto un libro di poesie dai lontani tempi della scuola;
forse, presto aveva dovuto abbandonare gli studi per lavorare nei campi, come -
non di rado - accadeva tra la gente contadina d’un tempo; quella gente che però
ha insegnato, con la sua dignità, la più alta lezione della vita.
Paolo Bassani
I disegni esposti sono stati fatti dagli alunni della Scuola di Prati di Vezzano Ligure, in occasione del mio incontro di poesia in classe.
RispondiEliminaPaolo Bassani