martedì 30 gennaio 2018

AURORA DE LUCA LEGGE: "IL CUORE IN TASCA" DI MICHELE TORTORICI



Michele TORTORICI, Il cuore in tasca, Manni editore, 2016
Nota di Aurora De Luca

 
Aurora De Luca,
collaboratrice di Lèucade
Se prendete tra le mani Il cuore in tasca nell’idea di trovarvi versi d’amore, beh, forse rimarrete a cercare. Ma, se sapete cercare bene, vi accorgerete che l’amore c’è, eccome, ma non nella tradizionale maniera lirica.
Tortorici è un poeta innamorato, perdutamente, e ama la poesia come fosse un organo vitale. Se lo porta dietro ovunque, giorno per giorno e dunque lo sporca di vita, quella quotidiana, che pare sgrammaticata e per nulla eufonica.
Ma la poesia è ovunque, anche nella tasca, ha la stazza ridotta, la resa piccola. Da lì non ha la pretesa di svelare, o d’essere linguaggio aulico e rivelativo: vuole accompagnare, come fosse ella stessa, una persona qualsiasi. (Ma la poesia è poesia, è di per sé rivoluzione: nella tasca c’è un cuore o una bomba?).
Senza svelare la provenienza del titolo – l’autore ci tiene a spiegarlo in uno dei testi, sicché continuate la ricerca voi stessi – continuiamo a sfogliare la raccolta e subito ci accorgiamo della prosasticità dei testi. Niente rime, qualcuna capita qua a là, interna soprattutto, ma forse è un caso confessa l’autore; qualche verso eufonico, ritmato e musicale scappa, per quanto si tenti d’evitarlo con cura.
Cosa c’è di poetico, dunque?
Lo sguardo.
Da quella tasca, la poesia osserva il mondo: grandi e piccoli avvenimenti concreti sul quale torna e ritorna e torna e ritorna a ragionare su. Niente empireo, molta vita. E dunque circolarità: le frasi e i concetti si ripetono, variano di poco perché evolvono e con l’uso dell’ironia ecco che un sorriso dolce amaro si posa sull’angolo della bocca.
Discoperta la giornata quotidiana in piccoli ragionamenti, nuovi, mai fatti prima. Ogni cosa è tramite, è spunto, ma non c’è simbolismo: è un trampolino per ‘attaccar bottone’.
Bisogna leggere per intero la raccolta per poterne capire l’operazione: la poesia cambia forma, assorbe e viene assorbita e l’autore, Tortorici, non ne piange il cambiamento, anzi lo accoglie con spirito fanciullesco e pronto a ripartire senza argini o preconcetti, Soprattutto pronto a guardare il reale con occhi nuovi, che lasciano spazio più che al giudizio alla comprensione, che può essere molteplice.
Estremamente esplicativa e bella è l’introduzione curata da Francesco Muzzioli, ai cui ragionamenti faccio il paio.
Mi piace, Tortorici, perché fa sembrare semplice questa operazione di abbassamento, quando lui sa, quanto me, che semplice non è.
Chapeau!

Aurora De Luca


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