Maria Rizzi, collaboratrice di Lèucade |
Quella di Gianelli è una poesia di eclissi ed esilio. Affetto da una gravissima malattia patisce la precarietà dell'esistenza. Questa difficile condizione di vita non lo spinge, a livello artistico, verso un ripiegamento intimistico, bensì lo induce alla scoperta dell'umiltà cristiana. Trova sollievo in un atteggiamento panteistico, in uno slancio mistico verso gli elementi della natura. La lirica "Alberi" rappresenta la testimonianza di tale scelta.L'Opera è un sonetto di ottima fattura contenutistica e stilistica e addolora il pensiero che Poeti come il Gianelli siano stati del tutto dimenticati. Egli propone versi di ampio respiro, che spalancano spazi di profonda misericordia verso gli alberi, più vicini a lui degli uomini nei periodi della malattia. La chiusa, bellissima, rende l'idea dell'amore che il Poeta nutre verso di essi:
"Disertato dai più diletti cuori,
a la vostra ombra ne trovai l’oblio
e mi sentii cospargere di fiori."
Si può lasciare nell'oblio un Artista simile?
Giulio Gianelli nacque a Torino nel 1879, morì a Roma nel 1914. Fu insegnante privato. Fu amico di Gozzano e di Cena e la sua poetica ha accenti melanconici e un’intimità crepuscolare. Le sue prime raccolte di liriche: Tutti gli angioli piangeranno, Mentre l’esilio dura, Intimi vangeli sono composte prima del soggiorno romano; le successive apparvero dopo il 1908: Montagna viva, Vita nello spazio, Fuori dalla terra, Stelle, Elegie del mio soggiorno sulla terra. Compose anche un originale libro per bambini: Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino.
Alberi, da Poesie, Ed.
S.E.I., Torino.
ALBERI
Metro sonetto comune.
Schema delle rime: ABBA,ABBA, CDC, EDE.
Ben mi ricordo, alberi
nativi,
ch’io vi sorpresi al lume
di tranquille
notti, sognare, roridi di
stille,
lungo le peregrine acque
dei rivi.
Più tardi sorprendeste me,
in estivi
giorni, povero, lacero da
mille
strazi, sognar, con umide
pupille,
bimbi dagli stellanti
occhi giulivi.
Come volete ch’io non vi
ricordi?
Esule, pure sotto il ciel
natio,
ebbi soltanto voi
misericordi.
Disertato dai più diletti
cuori,
a la vostra ombra ne
trovai l’oblio
e mi sentii cospargere di
fiori.
Quella di Gianelli è una poesia di eclissi ed esilio. Affetto da una gravissima malattia patisce la precarietà dell'esistenza. Questa difficile condizione di vita non lo spinge, a livello artistico verso un ripiegamento intimistico, bensì lo induce alla scoperta dell'umiltà cristiana. Trova sollievo in un atteggiamento panteistico, in uno slancio mistico verso gli elementi della natura. La lirica "Alberi" rappresenta la testimonianza di tale scelta.L'Opera è un sonetto di ottima fattura contenutistica e stilistica e addolora il pensiero che Poeti come il Gianelli siano stati del tutto dimenticati. Egli propone versi di ampio respiro, che spalancano spazi di profonda misericordia verso gli alberi, più vicini a lui degli uomini nei periodi della malattia. La chiusa, bellissima, rende l'idea dell'amore che il Poeta nutre verso di essi:
RispondiElimina"Disertato dai più diletti cuori,
a la vostra ombra ne trovai l’oblio
e mi sentii cospargere di fiori."
Si può lasciare nell'oblio un Artista simile?
Maria Rizzi
Grazie infinite, Nazario, per il risalto dato al mio umile commento. Sei davvero troppo generoso! E io ti stringo forte forte.
RispondiEliminaMaria Rizzi