mercoledì 17 gennaio 2018

GIULIO GIANELLI: "ALBERI"


Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade


Quella di Gianelli è una poesia di eclissi ed esilio. Affetto da una gravissima malattia patisce la precarietà dell'esistenza. Questa difficile condizione di vita non lo spinge, a livello artistico, verso un ripiegamento intimistico, bensì lo induce alla scoperta dell'umiltà cristiana. Trova sollievo in un atteggiamento panteistico, in uno slancio mistico verso gli elementi della natura. La lirica "Alberi" rappresenta la testimonianza di tale scelta.L'Opera è un sonetto di ottima fattura contenutistica e stilistica e addolora il pensiero che Poeti come il Gianelli siano stati del tutto dimenticati. Egli propone versi di ampio respiro, che spalancano spazi di profonda misericordia verso gli alberi, più vicini a lui degli uomini nei periodi della malattia. La chiusa, bellissima, rende l'idea dell'amore che il Poeta nutre verso di essi: 

"Disertato dai più diletti cuori,
a la vostra ombra ne trovai l’oblio
e mi sentii cospargere di fiori."
Si può lasciare nell'oblio un Artista simile? 



Giulio Gianelli nacque a Torino nel 1879, morì a Roma nel 1914. Fu insegnante privato. Fu amico di Gozzano e di Cena e la sua poetica ha accenti melanconici e un’intimità crepuscolare. Le sue prime raccolte di liriche: Tutti gli angioli piangeranno, Mentre l’esilio dura, Intimi vangeli sono composte prima del soggiorno romano; le successive apparvero dopo il 1908: Montagna viva, Vita nello spazio, Fuori dalla terra, Stelle, Elegie del mio soggiorno sulla terra. Compose anche un originale libro per bambini: Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino.

Alberi, da Poesie, Ed. S.E.I., Torino.

ALBERI
Metro sonetto comune. Schema delle rime: ABBA,ABBA, CDC, EDE.

Ben mi ricordo, alberi nativi,
ch’io vi sorpresi al lume di tranquille
notti, sognare, roridi di stille,
lungo le peregrine acque dei rivi.

Più tardi sorprendeste me, in estivi
giorni, povero, lacero da mille
strazi, sognar, con umide pupille,
bimbi dagli stellanti occhi giulivi.

Come volete ch’io non vi ricordi?
Esule, pure sotto il ciel natio,
ebbi soltanto voi misericordi.

Disertato dai più diletti cuori,
a la vostra ombra ne trovai l’oblio
e mi sentii cospargere di fiori.




2 commenti:

  1. Quella di Gianelli è una poesia di eclissi ed esilio. Affetto da una gravissima malattia patisce la precarietà dell'esistenza. Questa difficile condizione di vita non lo spinge, a livello artistico verso un ripiegamento intimistico, bensì lo induce alla scoperta dell'umiltà cristiana. Trova sollievo in un atteggiamento panteistico, in uno slancio mistico verso gli elementi della natura. La lirica "Alberi" rappresenta la testimonianza di tale scelta.L'Opera è un sonetto di ottima fattura contenutistica e stilistica e addolora il pensiero che Poeti come il Gianelli siano stati del tutto dimenticati. Egli propone versi di ampio respiro, che spalancano spazi di profonda misericordia verso gli alberi, più vicini a lui degli uomini nei periodi della malattia. La chiusa, bellissima, rende l'idea dell'amore che il Poeta nutre verso di essi:
    "Disertato dai più diletti cuori,
    a la vostra ombra ne trovai l’oblio
    e mi sentii cospargere di fiori."
    Si può lasciare nell'oblio un Artista simile?
    Maria Rizzi

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  2. Grazie infinite, Nazario, per il risalto dato al mio umile commento. Sei davvero troppo generoso! E io ti stringo forte forte.
    Maria Rizzi

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