1) LA CADUTA della RAGIONE
Nelle
cose troviamo la nostra essenza esistenziale, motivata dalla periodicità della
praxis che accompagna tutta la storia umana e non solo.
Anche
l'Essere assoluto per eccellenza, infatti misura la dialetticità delle
produzioni/proiezioni nelle varie modalità esperienziali storiche e di
conseguenza modula le necessità correttive, positive, integrative.
La
“Storia” è dunque la sommatoria delle esigenze di spazio/tempo nel
posizionamento degli obiettivi consentiti al fare/divenire di esseri e cose.
Il
Tutto consiste e si configura nella presenzialità dell'Essere quale artifex
primario al di là di ogni condizionamento naturale/spaziale/artificiale
terrestre.
La
cosmicità dimensionale oltrepassa tutti i limiti rilevabili nel corso della
progressione scientifica della “ricerca” umana.
L’essenza
di tale “ricerca” si connota nella dialettica della praxis e nelle sue anomalìe
costituenti un costante squilibrio/riequilibrio tra le susseguenti civiltà.
Il
divenire peraltro non si articola in semplice progressività, bensì in regressi,
progressi e pause attestati da fatti, eventi, essenze, cose (a pericoloso
rischio estintivo), conflitti, attività geo-morfe in sequenze a lungo, medio
termine.
L'essenza
del divenire deve la sua propria esistenzialità alla “umanizzazione” dialettica
del solo Essere totale concepibile per ogni accadersi o confrontarsi di ordine
socio/storico/economico.
Non
esistono alternative dialettiche che possano sostituirsi alla logica della
spiritualità, umanizzata nelle norme primarie e nella fattualità delle “cose”
prodotte dall' essere umano.
La
logica dello Spirito hegeliano totalizzante è dunque integrabile con la
percezione interiorizzabile del contenuto esistenziale di ciascun essere
derivato dall'Essere assoluto e tale logica (dello Spirito) deve altresì
confrontarsi, nella socialità del tempo spazio terrestre, con l'antagonismo
prevaricante della neorazionalità “tecno”.
La
“tecnica” tende sempre più a fagocitare qualsiasi alternanza ipotizzabile
omologando il reale totale nel percepirsi unica presenza dominante e
indefettibile.
Il
pericolo incombente rischia di travolgere ogni dimensionalità creativa
robotizzando (già accade) il pensiero, l'azione, la profondità dell'essere,
sino ad immaginare la “rete” come attività esclusiva della logica technetronica
e di ogni logica in assoluto.
L'obiettivo
è quello di liquidare la dialettica dello Spirito confinandone la credibilità
al margine delle ipotesi di “virtualità” concreta prevalenti.
L'Arte
(con tutto il rispetto per le tesi di Walter Benjamin), nella sua espressività
sensitivo-creativa interiore perde l'autonomia ed è la prima vittima di questa inversione
tecno che mistifica spirito e corpo modificandone digitalmente (geneticamente) finalità
e partecipazione all'evoluzione culturale delle varie fasi applicative
individuali e collettive.
A
seguire, la struttura organizzativa delle svariate comunità socializzate e
organiche (Stato, Nazione, Enti primari, economici, eccetera) destinate a
perdere ogni valenza e valore etici, si riduce ad ostaggio di algoritmi e
statistiche anonimi ed autoreferenziali dove il “sistema” decide il destino di
miliardi di esseri senza rispondere di possibili eventuali errori e aporie.
Ancora,
i “valori” rispettati e teorizzati da migliaia di anni (etica, estetica, senso
del sacro, tutela della dignità della vita ecc.) si relativizzano regressivamente
precipitando nell'efficienza (presunta) tecnologica dove l’apparenza perfetta
del “numero” prevale sulla verità e sulla stessa “realtà” della Storia.
E
poi non ultima, la caduta della “ragione” (da valore ad opinione)
subordinata alla pressione del contingentismo relativizzato.
Da
qui l'annullamento della “ragione dialettica” con la riduzione della verità ad
opinione consensuale digitale/numerica, e con il rifiuto dell'Essere assoluto,
ritenuto un “momento” connesso al flusso (storico), cioè effetto di “energia”
solo dedotta e non originariamente presente nella temporalità del
vissuto/vivente dal passato al futuro.
La
caduta dell'Essere (da fondamento a contingenza) impone quindi una revisione
della “teoria” ricondotta e partecipata al nichilismo contemporaneo e al suo
relativismo.
Ne
risentono tutti i “princìpi” filosofici classici e moderni e fuorvianti sono
anche i più recenti orientamenti epistemologici di Popper (miseria dello
storicismo con la sua concezione totalitaria della realtà umana) o ermeneutici
di Gadamer (ontologia ermeneutica che incorpora nel linguaggio ogni
percezione e interpretazione della comprensibilità storica) o postmoderni di Lyotard
(molteplicità di linguaggi incommensurabili) o post metafisici di Derrida
(decostruzione della metafisica con la differenza fra “segno e segno” e
l'impossibilità di risalire alla verità).
La
“verità” perduta con il collasso della “ragione” e con il relativismo del “sacro”
si intreccia nel declino ontologico e nella ascesa incontenibile
dell'intelligenza digitale (smartphone, tatuaggi, pass, Digital identity,
microchip…) che azzera l'essere umano (non solo) e ne distrugge l’essenza
trascendentale.
2) LA DIALETTICA NEGATA (gli ultimi
filosofi).
La
conseguenza più evidente della caduta della “ragione” è l'attuale negazione
della dialettica come metodo di ricerca umanizzata dalla verità ontologica.
Dalla
fenomenologia hegeliana dello Spirito (assoluto principio della razionalità
delle cose) che tutela, nella dialettica, l'unità superiore di pensiero e
realtà, alla negazione marxista di una realtà particolare dedotta da un “principio
assoluto” e alla rivendicazione di una dialettica del concreto (antidealistica),
il pensiero filosofico, nelle più varie declinazioni derivate, ha oscillato
continuativamente senza individuare il valore preminente della spiritualità logico-dialettica
(tra astrazione e concretezza) da cui dipende l'umanizzazione dell’esistenza.
Negando
infatti la dialettica dello Spirito si determinano gli accessi omologabili all'unica
dimensione consentita dall’esperimento (anche virtuale) della praxis rafforzato
dal dominio della tecnica sempre più ingannevole in termini di identità, tutela
dei diritti umani e valorizzazione dell' esistenza.
Anche
l'esistenzialismo che pone in primis la riscoperta dell'esistenza come modello
problematico tipico dell' individualità umana si delinea in Sartre come
proposta di etica solidale e libertaria (quindi umanizzante) emancipatrice (anche
artistica) di tematiche critiche verso il mondo (l’in sé), la coscienza (il per
sé) e il nulla (contrapposizione all'essere).
Ma
la dialettica, sottoposta a critica stringente da Sartre stesso, viene intesa
come inutile esperimento esistenziale il cui traguardo finale è semplicemente la
nullificazione dell'essere stesso.
La
negazione della dialettica quindi nella progressione della tecnica, ha condotto
alla crisi dei vari postulati tradizionali guidati dalla ragione e dalla
verità (applicati anche nell’autonomia di varie discipline attualizzate come: informatica,
logica, matematica, linguistica, epistemologia, scienze neuro), in un conflitto
sempre più aspro con la sfida suprema dell'intelligenza artificiale (I.A.).
L’I.A.
è intesa come l'insieme di tecniche informatiche che realizzano sistemi
elettronici elaborati per simulare comportamento intelligente dell'essere umano
(problem solving, comprensione del linguaggio comune non codificato, traduzione
automatica, visione artificiale, programmi di apprendimento esperienziale e
correzione errori), e non solo.
L’automazione,
l’I.A. e la “machine learning” peraltro costituiscono le basi del possibile
colloquio dell’essere umano con le macchine.
Il
rapporto tecno-persona si realizza con il modello delle reti neurali del
cervello umano e con le reti neurali artificiali poi si simula il
cervello elaborando le informazioni con i trilioni di interconnessioni tra
neuroni.
Gli
obiettivi della I.A. sono imponderabili e, come sostiene Bostrom, se il
cervello di una macchina supera il cervello umano, questa “superintelligenza”
potrebbe sostituire gli umani come vita dominante futura.
L’avvento
più attuale di tali strumenti potentissimi (es. supercalcolatore AlphaGo di
Google; computer quantistico; Magenta; EMI…) pianifica percorsi prederminati di
“ricerca” in progressione senza alternative.
Di
pari passo la manipolazione genetica (clonazione; mappatura del genoma umano;
genoma sintetico; test genetici; teletrasporto biologico/convertitore da
digitale a biologico; Crisp-Cas 9/tecnica che consente di riscrivere il genoma
ovvero macchina molecolare che può modificare il patrimonio genetico degli
organismi micro/macro…) si pone quale nuova frontiera della civiltà, al di là
di qualsivoglia stimolo etico-ontologico.
Ovviamente
la “dialettica” risulta estromessa dal procedimento di ogni ricerca tecne con
ripercussioni su teorie filosofiche, princìpi, umanizzazione spirituale
dell’Essere.
Non
mancano comunque filosofi (lontani dai contenuti classici) convinti dell’I.A.:
da Turing, ideatore di macchine e test adatti ad accertare se il
comportamento umano possa essere spiegato in modalità computazionali, a Marvin
Minsky sostenitore della teoria connessionistica che concepisce la mente
come costituita da una rete di unità semplici di elaborazione (agenti)
produttrici di processi psichici; a Putnam che ha sostenuto gli “stati
mentali” assimilabili agli stati di un meccanismo tecnico e realizzabili su
basi fisico-materiali diversificate (organiche ed inorganiche).
Nella
vita “artificiale” ipotizzata, peraltro non esiste alcuna presenza
storica di un pensiero etico-ontologico, ma il Tutto si riconduce alla
interconnessione emergente “dalla” e “nella” rete.
Il
problema è che, stando alle previsioni maggiormente accreditate, saremmo solo
all’inizio della più grande “rivoluzione” che investe l’Essere e le sue
manifestazioni/espressionalità a riferimento interiorizzato ed esterno.
La
“filosofia” in senso “classico” è destinata dunque alla fine della propria
valenza/interpretazione della esistenzialità futura.
Gli
esempi non mancano ad iniziare da Frege, filosofo del linguaggio che si
è impegnato tra l’altro nella logica formale contemporanea avvalendosi di
linguaggi artificiali congiunti alla matematica.
Purtroppo
la sua rivoluzione della logica si è arenata nelle contraddizioni della teoria
degli insiemi (contraddizione rivelata da Bertrand Russel nel 1902).
Russel a sua volta sottolineava nella sua “teoria delle descrizioni”
l’inganno di una frase che contenga una descrizione (definita) che non è come
sembra e non ha la “forma logica” che dovrebbe avere.
Le
descrizioni “camuffate” riguardavano anche i nomi propri (che non si
riferiscono a “nulla”).
La
sostanza di tali analisi del linguaggio consiste nel tentativo di avvicinarlo
ad ideali astratti (linguaggi artificiali) impossibili da perseguirsi.
Stesso
discorso vale per Alfred Tarski, teorico della semantica formale (studio della
verità nel suo significarsi matematico), che invocava una riforma del
linguaggio, eliminando l’ambiguità dei termini ed articolando l’estensione
linguistica in una sequenza di linguaggi non autoreferenziali.
La
lingua “naturale” non era più adeguata allo scopo (non essendo perfetta).
Fine
prima parte Marco
dei Ferrari
Molto stimolante questo saggio di Marco, così come tanti altri cui ci ha abituato. I valori dello Spirito - che è come dire della Vita - sono indubbiamente messi a dura prova dalle aggressioni tecnologiche. Dal mio punto di vista, l'esito del duello è comunque scontato, in quanto la vittoria non può che spettare allo Spirito, superiore di gran lunga a qualsiasi robotizzazione. Magari insinuandosi all'occorrenza tra le fila del campo avverso, come un cavallo di Troia, per sabotarlo, fino a farlo implodere e collassare. E non è forse quello cui stiamo assistendo, con il crollo pauroso di civiltà che viviamo? Questo doloroso declino non è che l'atto conclusivo, autodistruttivo, di una storia fondata sull'esaltazione della dea Ragione a tutto danno delle leggi elementari e universali della Vita. A mio parere, la rinascita dello Spirito, ovvero delle facoltà creative e rigenerative dell'Uomo, avverrà, come l'Araba fenice, proprio dalle ceneri dell'Intelligenza artificiale creata dalla dea Ragione. Né ciò costituirà una sconfitta, bensì un risanamento, per la Ragione stessa e per la Tecnologia.
RispondiEliminaFranco Campegiani