mercoledì 22 giugno 2011

Prefazione a "Pensieri come farfalle" di Licia Mariotti


Prefazione
a
Pensieri come farfalle
di Licia Mariotti




Sembra ancora "scricchiolare, / sulla ghiaia del giardino"
la nota di un passo
in Pensieri come farfalle




I pensieri aliano come farfalle nelle composizioni di Licia Mariotti, soffermandosi lievemente e con dolcezza su cose, fatti, episodi di un quotidiano esistere che cuciti assieme rievocano con forza il memoriale. Così si staglia su una vita rivissuta e resa attuale per intensità lirica la figura della persona amata con i gesti e i movimenti che la contornano. Lo scricchiolare sulla ghiaia del giardino di un passo, minuti di ore passate, una mano, uno sguardo malizioso, un pullover, pietre che odorano di storia, margherite svettanti, macchie di giallo, rovi di mare sono tante apparenze fattesi simboli di un esistere fugace e leggero. E le ali del pensiero volano su questi simboli, che allegoricamente tendono a ritessere il filo sempre più coinvolgente di tante storie.
      “Sembra ancora scricchiolare, / sulla ghiaia del giardino, / la nota del tuo passo, / ma vuota resta la porta / chiusa al nostro domani / ed alle mie speranze [...] ora che mi rimane / il solo colore del tuo pullover / stretto intorno al mio corpo / dolorante e muto” (Perduto amore).
      Come nella storia permangono fatti degni di essere duraturi, così in noi non solo riemergono ma tendono a farsi più forti e più cocenti certi episodi e certe sensazioni; aprono varchi e escono con irruenza una volta alimentati da un sentire che li slarga in immagini. E’ così che tutto, attorno a noi, si fa simbolo di un vissuto, si fa colore di un segmento di vita, si fa sapore e profumo di un gesto, di uno sguardo. E’ il momento in cui il verso si rende oggettivo, il sentimento indeterminato nella sua determinatezza, e la poesia colloquiale con ogni referente. “Oggi l’onda trascina / cullando / momenti di gioia / brillanti / nel sole dei ricordi / come fiori di madreperla / sbocciati / sul cammino della vita” (Fiori di pietra). “Anche allora / macchie di giallo / coloravano la campagna / dietro il tabernacolo / nascosto dai rovi di more / illuminando i miei pensieri / mentre ascoltavo / le prime parole d’amore” (Immagini di autunno).
      La silloge di Licia Moretti, durante un itinerario di diciassette pièces, raggiunge dei momenti di grande intensità, soprattutto nei versi dal costrutto libero e breve dove l’autrice sa accostare ed aiutare con buona tecnica significante i contenuti poetici. E ci si allarga anche a realtà più vaste, ad esemplificazioni più eclatanti per assodare un pensiero di fragilità e caducità riccorrente nell’intera raccolta: “Cime di alberi piegati dal vento[...] / Antiche torri accartocciate [...] / piegate al ruggito della terra. / Poi di nuovo sussulta / per attimi infiniti / ad affermare il suo potere / sulla eterna fragilità dell’uomo” (Immobile il silenzio. Terremoto ad Assisi). “Ogni giorno ride carnevale / ma piange la nuda sera / sul lungo lamento / della nota stridula / del solitario Pierrot” (Manciate di coriandoli). Così in Sogni di autunno le castagne, aprendo il loro frutto dalle spinose valve donate dagli alberi alla terra, concretizzano i sogni racchiusi in vesti spinose: “Anche i sogni / chiusi in vesti spinose / combattono con la vita / per sorgere all’alba di un nuovo giorno”. Mentre in Ombre della sera i dardi solari, sfumandosi, lasciano con la sera pensieri di tristezza “Fuggono / e lasciano che l’ombra / snellisca / le cattedrali barocche, [...] Anche la tristezza / scaccia, talvolta, il mio sole / come l’ombra / che avanza / tetra ogni sera”. Possiamo senza alcun dubbio affermare che sono le immagini naturali (i tramonti, le sere, il mare, una livida alba, le ombre salmastre) a parlare per l’anima dell’autrice. Licia Mariotti crea il suo serbatoio di simboli, direi leopardianamente, e poi li utilizza in una poesia metaforicamente saporosa e ricca di fremiti verbali.
      Se poi consideriamo lo stile veloce, fatto di versi liberi e nel maggior numero dei casi brevi in costrutti per aumentazione e inversione, come ad esempio raddoppiamento di senari che decresce in ottonari e ancora in quinari “dal silenzio muto della nostra casa / stupita di non trovarti / accanto a me[...]” risalta l’ulizzo di una tecnica, che, affiancando la spontaneità, rende ancora più palpabili e visivi i contenuti.


Nazario Pardini                                                                              

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