martedì 27 maggio 2014

M. GRAZIA FERRARIS SU "POESIE", DI ADVUL CAJA




Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade

NOTA CRITICA 
A CURA DI MARIA GRAZIA FERRARIS COLLABORATRICE DI LÈUCADE


Advul Caja , albanese, in Italia dal 1991, scrive nella nuova lingua d’adozione, dando spazio a un lessico e a una sintassi straniata, ma coinvolgente. Si concentra dando vita alla parola poetica che gli preme dentro, con risultati quasi espressionistici. Vale la pena di ascoltarlo.
Da poeta conosce il dolore della vita, della difficile quotidianità,… un dolore che l’accompagna e che nondimeno è diventato per antitesi parte essenziale ed irrinunciabile della sua storia e della sua formazione:

“Maledetto dolce dolore / viaggi con me, viaggiatore indesiderato
Dolcissimo dolore, stai lontano dal mio cuore..
…senza te la morte mi mangerà lentamente.”

Il ricordo di tanti compagni morti in mare, emigranti in cerca di pace, lavoro, sicurezza rende il suo passato indimenticabile:

“Per voi raccolgo la lacrime versate,/ ottimo inchiostro,  nutrire la penna,
lucidi e profondi i pensieri sulla carta riversati,/sono dei poeti affogati, nel mare, gli occhi
…mondo dipinto col sangue di vari colori.”

Ma anche la natura, spesso indifferente, ostile, può essere consolante, generosa, riparatrice:

“Affiderò al mare/ la mia amicizia, amico fedele,  il ritmo giusto,/ nel cuore  troverò.”

Ed allora, forse, ci sarà anche per lui l’approdo agognato  alla felicità:

“Sento sollevarmi dalla terra senza pesi,/  volo, ballo e canto su nell’aria cristallina,
e, caricato su un altro corpo, rinasco in primavera,/ per ricominciare, e poi di nuovo cadere.”

Interessante il ricordo del grande filosofo Schopenhauer, da lui scoperto in età adulta, maestro della solitudine, che è diventato dopo la sua lettura, un maestro di vita, una guida  cui fare riferimento. Esprime il suo desiderio di appartenenza culturale, di una faticosa sicurezza intellettuale da conquistare.


ADVUL  CAJA è  nato a Tirana nel 1957 (Albania).
Durante il sistema comunista lavorò come tornitore e pure come sarto nella propria casa. Lasciò Tirana nel 1991, giungendo a Roma, dove oggi ha un laboratorio di sartoria.


 La letteratura e la poesia sono la sua prima passione, ma ama anche leggere di filosofia (Schopenhauer, in primis),  innanzitutto quella orientale.

Scrive racconti e poesie; è un disegnatore e inoltre realizza le sue idee con manufatti sartoriali veri e propri e ne fa dei quadri, imbastendo, cucendo  scampoli di stoffe colorate, bottoni, monetine, ecc.

Le poesie sono tratte dal volumetto   Ethet  e Tokës (La febbre della terra), pubblicato a Tirana nel 2011.





II


Maledetto dolce dolore
viaggi con me, viaggiatore indesiderato
hai sbagliato alloggio, potevi andare altrove,
riposare nel mio corpo è stato il tuo scopo.
Dolcissimo dolore, stai lontano dal mio cuore
che appena lo toccherai lui ti pungerà,
camminare insieme, mai separarsi,
senza te la morte mi mangerà lentamente.

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VIII



Lo sguardo lontano nel mare emerso
accompagna il pensiero ad uscire oltre i confini,
correre insieme finché la terra abbraccia il cielo,
 spogliati, torneranno in incognito senza fine.
Oggi nel mare  c’è molta generosità,           
accarezza e bisbiglia sopra i miei piedi,
le onde di nuovo restituiscono i pensieri,
saggi e sani, arricchiti nel tempo. Affiderò al mare
la mia amicizia, amico fedele,  il ritmo giusto,
nel cuore  troverò.
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XIII



Portami qua il tuo corpo,
per godere la tua bellezza e il calore tuo,
portami qua la tua bocca
per gustare il sorriso e l’umidore,                                                     
portami qua i tuoi occhi
per insaporire le tue lacrime, piangendo insieme,
portami, portami, portami
fino a che il cuore mi rimanderai
che batte di ritmo e gioia… tutto alla Rossini!
I suoni accendono allegria e colori,
così avrò davanti tutti i tuoi tesori,
so come immaginerò  la mia – Afrodite!

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XX


Per voi raccolgo la lacrime versate,
ottimo inchiostro,  nutrire la penna,
lucidi e profondi i pensieri sulla carta riversati,
sono dei poeti affogati, nel mare, gli occhi
che nelle profondità  gustano lo spettacolo ,
mondo dipinto col sangue di vari colori.

Dall’antichità
racconta  la leggenda,
un pugno di poeti ha scoperto la tragedia,
fiumi di lacrime scorrono ovunque,
unite e quietate solo in un luogo.
Voi, gente, che sapete piangere, esiste
un bellissimo mare
dove ora vivono migliaia di cuori
nuotano e respirano di meravigliosi
sapori.
Voi, anime, di grande bellezza,
il vostro mare ha bisogno di riempire con le lacrime
della saggezza.

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XXII


Uno dopo l’altro gli anni cadono,
leggeri come fiocchi di neve.
Le braccia aperte, cercare, tutto toccare,
prima che si sciolgano nella terra calda.
Seppellisco ogni anno tutto in questo rifugio.
Aspettare, finché  l’ultimo anno  cadrà.
Sento sollevarmi dalla terra senza pesi,
 volo, ballo e canto su nell’aria cristallina,
e, caricato su un altro corpo, rinasco in primavera,
per ricominciare, e poi di nuovo cadere.
Le vite umane, un lungo fiume,
giorno e notte lento o veloce non si fermerà  mai,
 poi imboccherà una destinazione.

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XXIV


Non smetto mai, di baciare, amore mio, 
baciare mio padre, mia madre,
baciare i miei fratelli, i figli che hai,
baciare gli amici e te bella puttana
tutta la vita prendi baci e troppo dai.
Ferma un po’ questo nastro,
tornerò indietro coi baci…
Il vento autunnale sferza la montagna,
ritorna, un po’ stanco
e morbido accarezza i nostri cuori.
Magico momento –
baciato da un fanciulla.
La bocca si trasforma in una rosa,
calore e profumo ho respirato da lei,
nel mio petto per secoli a venire ho conservato.



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 XXXV


Ti ho scoperto  forse in tarda età,
mio grande maestro di vita,
un altro ritmo hai accordato nel mio cuore,
il sangue rigenerato alleggerisce  i miei pensieri,
per trovarti ci ho messo tanto tempo,
nel momento giusto, scritto nel mio destino,
grande maestro della solitudine,
guida la mia anima verso la tranquillità.

Morbida scende la pioggia sul marmo scuro,
dal cielo grigio e freddo di Francoforte.


2 commenti:

  1. Poesie interessanti per spontaneità e forza emotiva i cui versi sono tessuti su una vicicissitudine dolorosa di attuali vicende storiche. La nota critica ben fatta ne mette in chiaro il il patema esistenziale.
    Fulvia

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  2. Semplici ma vere. Ottima la nota critica.
    Michele

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