sabato 5 novembre 2016

ARTURO GRAF: "IL MOLINO"



Nacque ad Atene nel 1848 e morì a Torino nel 1913. Ebbe una vita molto avventurosa. Nato da padre tedesco e da madre italiana, trascorse la fanciullezza fra Atene e Trieste. Perduto il padre, si trasferì con la madre in Romania e di qui a Napoli dove compì gli studi medi e universitari. Sostò a Roma, dove pubblicò il suo primo volume Poesie e novelle (1876), e finalmente si stabilì a Torino; in questa città rimase per il resto della vita e per quasi quarant’anni insegnò letteratura italiana in quella Università, esplicando notevole attività di critico acuto e originale. Il suo romanzo autobiografico Il Riscatto e le sue liriche che sono state raccolte nel volume Poesie, si elevano gradatamente da un disperato pessimismo alla consolazione di una fede religiosa e valgono soprattutto come documenti di una esperienza spirituale profondamente vissuta. Della sua vastissima opera di critico e di storico ricordiamo: Roma nelle memorie e nelle immaginazioni del Medio Evo, Notizia letteraria sul Baretti, Il romanticismo del Manzoni……

Il molino

Quieta è la notte, e come borchie d’oro
brillan le stelle nel ciel cristallino:
sulla sponda del rio tace il molino,
che tutto il dì fu nell’opra sonoro.

Dormono per le balze, entro le forre,
gli alberi, come per riprender lena;
l’acqua del rivo, mormorando appena,
liscia tra l’erbe e lucida trascorre.

Vagano pel seren tiepidi fiati
dal prato al bosco, dalla valle al colle,
e, mischiato con essi, un odor molle,
un odor vivo di fieni tagliati.

E col vagante soffio or cresce or scema
un canto mite di garrule rane,
vasto gorgoglio di voci lontane
che nel silenzio si propaga e trema.

Sotto la doccia ove l’acqua s’invena,
grande in mezzo dell’ombre appar la ruota:
asciutta è quella e stassi quieta, immota,
e il rio trascorre, mormorando appena.

Tace il molin; ma innanzi alla dimane
a sonar  tornerà voglioso e fresco;
e la mensa opulenta e l’umil desco,
se al cielo piace, avranno ancor del pane.


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