venerdì 25 novembre 2016

N. PARDINI: LETTURA DI "DONNA" DI NADIA MILONE


Un sonetto che con la sua (ABBA, ABBA,  CDE, EDC) perfetta gabbia metrica dà consistenza ad un pathos di forte valenza esistenziale: rimanere in disparte, camminare a piedi nudi per non  disturbare, chiudersi in una stanza al minimo rumore: segnali di inquietudini e sofferenze per amori finiti, per sottrazioni di gioie e sicurezze, per perdite di solide realtà, per abbandoni a memorie di fresche primavere; parole semplici e fattive che con il loro potere di empatica sonorità fanno un po’ da ossimorico contrappunto al disagio intimistico del contenuto. Le speranze si spengono nel pozzo dell’anima assieme all’illusione d'un uomo vero; solo il senso di schiavitù della paura sembra vincere sul tutto; una paura che prende sempre più consistenza, giorno dopo giorno: il dolore, il rimpianto, la malinconia hanno buon gioco. Il bello sta nel saperli esprimere con una verbalità che non scada mai in sentimentalismi di bassa lega. Ciò che la Nostra sembra fare.

Nazario Pardini

DONNA

Rimani tutto il giorno un po' in disparte,
cammini a piedi nudi per timore
di disturbare, e al minimo rumore
ti chiudi nella stanza. La tua parte

sai recitare, quasi fosse un'arte.
Ma poi non sempre basta, e quel gonfiore
che con il trucco mascheri, nel cuore
ha già tracciato i segni. Tra le carte

e i fogli tuoi nascondi anche i pensieri
che mai potrai gridare ai quattro venti,
e soffocando dentro le speranze,

t'illudi che il tuo mostro avrà sembianze
d'un uomo vero, un giorno, ma diventi
delle paure schiava, più di ieri.

Nadia Milone




3 commenti:

  1. Grazie infinite Professore.Sono onorata di essere stata inserita sul suo blog e ancor più di aver ricevuto questo Suo splendido commento.

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  2. Che bel sonetto!
    E che ritratto di Donna!
    Brava Nadia!

    Roberto Mestrone.

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