martedì 15 ottobre 2019

ALFREDO RIENZI LEGGE: "INIPIT" DI ANNALISA RODEGHIERO



Con la riconoscenza del lettore
Alfredo Rienzi
3 settembre 2019

Annalisa Rodeghiero,
collaboratrice di Lèucade

Il nuovo lavoro di Annalisa Rodeghiero, Incipit, edito dalle Edizioni Stravagario, nel maggio 2019, è una raccolta snella e stilisticamente compatta, contenente 34 componimenti in sezione unica. Arricchita dalla Prefazione di Giacomo Vit e da tre tavole di Enzo Bacca, che ha prestato i suoi pennelli anche per la realizzazione dell’immagine di copertina.
Se fossimo tentati dalla curiosità infantile di guardare prima le figure, avremmo non casualmente già una prima e precisa indicazione sui due nuclei della raccolta: la montagna, che in senso allargato, si fa emblema della natura e in particolare della natura insidiata, e l’alba della nuova vicenda familiare: la nascita della nipotina Isabel. Che poi, tra la devastazione dei boschi di conifere dell’altopiano di Asiago, dolente trama della splendida Disordine verticale (p. 19), e l’albeggiare di una nuova vita, Annalisa Rodeghiero, ci dica quale sia per lei l’ordine che muove il mondo è testimoniato fin dal titolo. E sottolineato, con versi felici, calibrati in una attenta misura tra un originale narrativo e un trattenuto lirismo, da una ristretta famiglia lemmatica dove domina il corrispettivo figurato del titolo, ovvero l’”alba” (ma si segnalano, con alcune covalenze anche “germe”, “seme”, “boccio”):
«allora sfumano lente in albe/ tutte le notti del mondo», p. 17
«Albe, quante albe/ occorrono a interrompere le notti.», p. 21
«Vederti così/ palpebre ancora chiuse/ (le mie e le tue insieme) nella luce dorata dell’aurora», p. 26
«Nel ritorno ciclico dell’alba/ ciò che in noi – ora su ora si sfarina -/ in lei si moltiplica…», p. 31
«…andiamo/ con la radiazione dell’alba nelle nostre mani.», p. 32
«respira l’alba dentro i rami/ nella terra feconda che ma’attende», p. 39
Dopo i primi testi, dove l’elemento naturale sembra fungere da fondale sui cui innescare la scena che verrà a narrarsi, ecco che via via la polarità dei pensieri, delicati e interrogativi, si orienta, sempre precisa, mai retorica, sulla nuova nata, Isabel, che specchia l’incipit del suo nome nella fine di quello dell’autrice, in modo che, scrive Annalisa: «la mia fine non mi fa più paura.// Morte quasi tersa/ […]/ è tutto scritto là/ dove finisce il nome mio/ per cominciare il tuo », (Ereditarietà, p. 46). Sempre più la raccolta si slarga in preziose osservazioni, riflessioni al limite dell’orizzonte tra personale e universale, componendo una delle più belle raccolte immaginabili per i figli dei figli (che saranno ovviamente avvolti anch’essi da una ravvivata onda d’amore, come in Dopo che mi hai detto di Julia, p. 24).
Mi piace qui riportare, dalla stessa Nota dell’Autrice, quello «stupore dell’incanto e del mistero della vita che sboccia» e che così densamente impregnerà e nutrirà la raccolta.
Bene fa Giacomo Vit a raccogliere gli esiti della fusione sinestesica tra corpo e natura (“piedi e mani d’erba”, “nevica dagli occhi” – “neve” è altro termine dominante – “verde respiro”, ecc.), perché, in filigrana, come fa fine dire, più che nel ritratto stesso, Annalisa  Rodeghiero fa intuire grande potenza di cantore della natura, ma qui l’occasione poetica intima della vita albeggiante è troppo potente per non abbagliare lo scenario e avvolgere il lettore, portandolo verso un non secondario incanto, quello di una preziosa parola poetica.




3 commenti:

  1. Grata all'amico, poeta Alfredo Rienzi per l'attenzione e le parole buone riservate alla mia scrittura poetica, grata a te, caro Nazario per la tua immancabile disponibilità alla pubblicazione sull'Isola della poesia.

    Annalisa Rodeghiero

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  2. Complimenti ad Annalisa,poetessa e matematica, per i suoi versi sempre eleganti e profondi, nella sua ricerca di un'armonia che sa trovare nelle ombre e nelle luci di una vita sempre intensamente vissuta. Con affetto e ammirazione sempre. Giusy Frisina

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  3. Nella vita, come nei versi -che della vita sono specchio - l'alternanza di luci e ombre è fondamentale al raggiungimento di un'armonia necessaria all'anima. Credo che in "Incipit" ci siano vari rimandi a tale principio.
    Ti ringrazio, amica cara, stimata poetessa, per averne colto il senso.
    Annalisa

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