lunedì 14 ottobre 2019

MARCO ZELIOLI LEGGE: "FIUMI DI COLORE". POESIE DI P. GAMBINO PITTURE DI S. DONATI. GUIDO MIANO EDITORE




Marco Zelioli legge “FIUMI DI COLORE”
poesie di PINELLA GAMBINO, pitture di STEFANO DONATI
Guido Miano Editore, Milano, 2019
mianoposta@gmail.com


Se le immagini di Stefano Donati, come scrive Michele Miano nella presentazione del libro, sono “un ritorno alla purezza primordiale”, e la purezza iconica si manifesta con grande potenza, quasi irrazionale; invece i versi di Pinella Gambino sono generalmente “soffici” e manifestano una grande delicatezza dei sentimenti. Il tutto, l’insieme di parole meditate e immagini fulminanti (alcune ci danno quasi l’idea di un piccolo big-bang), però non va a creare alcun contrasto, ma un connubio artistico intrigante: quasi a indicare nella pacatezza della meditazione poetica la risposta all’ardore pittorico in cui si esprime la domanda di senso del vivere. Del resto, lo stesso Donati scrive anche poesie, e quindi ben sa cosa sia il lavoro sulla parola, ed il conforto che ne viene quando è soffertamente meditata e finalmente espressa. Così che riesce come a domare i “ricordi, che affiorano improvvisi” - come si legge nella lirica Madre. Cosa dunque ha a che fare la parola scritta - meglio, la poesia - con la pittura? Per rispondere compiutamente ci vorrebbero … fiumi di parole, oltre a questi Fiumi di colore. Oppure solo una attenta, pacata osservazione ed un umile, attento ascolto, che chiede di andare e ritornare sulla lettura dei versi e sulla visione delle immagini ad essi correlati, come in un viaggio ciclico, perché – come si legge alla fine della poesia Testa di moro:Ma la partenza ha un frammento d’arrivo / e ogni muraglia riconduce al cielo”.
Questo libro è l’invito a lasciarci guidare da tali atteggiamenti: osservazione, ascolto, pazienza – che, a pensarci bene, son poi quegli atteggiamenti che aiuterebbero tutti, nelle vicende quotidiane, a vivere in armonia con se stessi e con gli altri, aprendo al dialogo con tutti e non richiudendo la ricerca del senso della vita in una stretta intima cerchia. Ci ricorda che ogni colloquio tra diversi permette la conoscenza delle differenze e, perciò, l’apprezzamento delle affinità. Senza lanciarsi in pensieri iperbolici o in discorsi eccessivamente filosofici, anche solo pensando alle piccole differenze – come quella tra poesia e pittura.
E non è certo un caso che proprio Tu, pittore sia il titolo della poesia d’apertura della raccolta, all’inizio della quale l’autrice ci confida: “Non so se m’importerà / di essere ricordata tra parole scritte…”; per poi, nei versi finali, chiedere al pittore di farsi interprete dei suoi sentimenti:

Tu, almeno tu pittore
nel conquistato istante
dammi luce
tu, che conforto cerchi al par di me
alle sopraffazioni della sorte
che d’infelici assenze
spense il cuore.

A te, che del vivere tuo fitto
estraneo ai gioghi,
sognavi la bonaccia, ora
coi tuoi pennelli osare puoi…
sfida le ombre, dissolvile
nell’iridato mare e, con magico tocco
colora i versi che scrissi anche per te,
fidato amico.

Sembra quasi che con questa sorta di supplica la Gambino voglia chiedere all’amico pittore Donati di aiutarla a superare “l’incertezza del poeta”, come la definiva De Chirico (di cui s’è da poco aperta, il 25 settembre 2019, una mostra al Palazzo Reale di Milano), autore, tra l’altro, di Ebdomero (1929), un’opera poliforme, un po’ romanzo, un po’ monologo, che contamina le arti figurative con le suggestioni colte di Joyce e Pirandello. Niente di simile a questi Fiumi di colori, più pacato e lineare - ma giusto appiglio per ribadire che l’accostamento di più arti è un buon esempio di come si possano allargare gli orizzonti del pensiero, per sperare che dal meticciato (per usare un’espressione cara all’indimenticato Arcivescovo emerito di Milano Cardinale Angelo Scola) possa fiorire una nuova stagione di pensiero e di bellezza. Il tutto, è abbastanza evidente, nasce da una conoscenza reciproca del pittore e della poetessa, non è frutto solo dalla sapiente opera redazionale del curatore del volume. Ed è tanto efficace da farci restare associati negli occhi e colori e versi, perpetuando così in noi la memoria delle parole.
Noi ricorderemo più facilmente la nostra “narratrice di sogni” Pinella Gambino, proprio perché le sue “parole scritte” in questo volume sono accompagnate da immagini, e ognuna delle immagini “cita” versi delle ventiquattro poesie in esso raccolte, tra cui Il lago, che inizia così: “Li vidi attraversare il lago / i miei ricordi, / in quella notte vuota di cancelli / oltrepassare come Cristo l’acqua”. Parole che, come le altre delle poesie di questa raccolta, con tale corredo di immagini non saranno più, per il lettore, fuggenti, ma disegnate nel ricordo, come stimolo ad affrontare con fede anche l’umana fragilità che talvolta da esse traspare.
Marco Zelioli

Intervento in occasione della presentazione “FIUMI DI COLORE”, presso Casa Museo Spazio Tadini, Milano, 5.10.2019

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