lunedì 14 ottobre 2019

MARISA COSSU: "LETTERA DI UN'AMICA NON CONOSCIUTA" DA I DINTORNI DELL'AMORE...




I dintorni dell’amore ricordando Catullo
“Lettera di un’amica non conosciuta”
Marisa Cossu a Nazario Pardini



Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade
Non ti meravigli, caro Poeta, questa lettera; ho meditato a lungo prima di scriverla:  mi turbava la spinta affettiva delle mie riflessioni intorno ad una poetica tanto intellegibile quanto profonda; interpellavi la mia coscienza con le domande rivolte a te stesso prima che ad altri, quelle che scavano in modo universale anche nella mia  interiorità;  percepivo le tue parole come a me dirette in un emotivo coinvolgimento e desideravo interrompere quel tratto di solitudine che traspariva dalle tue riflessioni.
Ho pensato che ti sentissi solo, disposto a condividere, “dire” ad un interlocutore, sia pure evanescente, ad un’amica non conosciuta, al vento, ciò che  intravedi oltre la nebulosa del reale. E poi gli interrogativi, il modo intimo e saggio di porre questioni non come “filosofi ignoranti”, ma con la purezza del bambino che sa ancora creare e meravigliarsi. Il tuo respiro panico, Nazario, abbraccia anche tutto ciò che non può essere spiegato razionalmente perché è rappresentazione e metafora delle atmosfere in cui si è immersi, un patrimonio dinamico destinato a conservare la propria unicità spirituale e materiale.
 Così, nel rivolgerti ad “un’amica non conosciuta”, ti sei aperto, con visionaria passione verso la vita, ad una alterità a volte aspra, altre consolatoria, senza tempo, tra gli uomini e nella Natura, permeato dall’amore della tua cultura umanistica, dalle tue esperienze di insegnamento e di vita, da tutti i “pesi” d’amore e di lotta che hanno fertilizzato il corso degli anni. E tu sei il risultato formativo di tutto ciò che ha contribuito a fare di te l’uomo generoso e buono, il poeta amato, il faro.
 Sei la memoria di cui sei  fatto, resistente agli assalti delle tante “dissacrazioni”:  la Fede  giustifica lo scorrere del tutto verso il grande mare dove si verserà l’unità personale, i pesi e la bellezza che hanno fin qui riempito ogni soffio vitale. Tu sei le cose in cui credi e quelle cui aspiri, perciò l’impetuoso fiume rappresenta il percorso tra i vari stadi della vita spirituale. Essa poggia sempre sul tuo essere uomo nel tempo e nello spazio. Il fiume mi ricorda il tuo Serchio, il mare la bàttima di cui parli nelle tue poesie.
Mi par di vederlo quel fiume, Nazario!
Ora mi appare come un nastro argenteo che sa dove andare, mentre, al contrario, io mi nascondo nelle tante trappole del dubbio e delle paure; ma tu ne parli in modo pacato, riempi questo tratto di fiume di poesia , sentimenti, ricordi. Procedi serenamente con il profumo delle cose amate, con le voci che ancora risuonano dal passato, con le immagini della giovinezza e degli oggetti che in te si nobilitano in una personificazione affettuosa e malinconica. Ed io t’incontro qui, dove chiedi così poco, o così tanto all’oltre: lasciare tra le foglie dorate del bosco sillabe di poesia, un verso d’amore, una scintilla di umano calore, la bellezza … e la poesia del fiume, la vastità del mare, la musica, il mistero  della tua narrazione poetica che ha dato vita ad un pezzo di realtà immortale trascorsa come “amore/ gioia, amore /dolore, amore/ grazia, amore/ tristezza”.
Nulla si perde, Nazario!
Vedi: la fanciulla amata corre nel bosco, cadono ancora foglie di ruggine dorata sulle sue braccia, i capelli ondeggiano sulle spalle, il passero saltella intorno a Lesbia; ella piange e ama, ama e odia, bacia e si nega. Ascolta con  me  l’immenso, l’eterno, Nazario, la musica che sale dalle corde e dalle percussioni della Natura come un cuore pulsante.
 Ah l’amore! Tu attesti la potenza del “sentire” e ancora una volta mi sei maestro:
“ ... Il dolore, è vero, può purificare […] ma bisogna lottare, con tutte le forze che la Natura ci ha fornite …”
 Non temi il dissolversi della materia, l’ingresso nell’infinito, perché “il soffio” continua ad innestarsi nel futuro: “sul vecchio s’innesta il nuovo”, scrivi con una chiarezza che mi riporta direttamente alla tua poetica e al tuo modo di essere. Anche nella tua opera vieni da lontano e in quelle remote periferie della bellezza, nei “dintorni della solitudine” e dell’amore, innesti il nuovo che vibra nella tua creatività, rendendo classiche e contemporanee le tue composizioni.
Non manchi di far notare quante e quali “dissacrazioni” vengano oggi perpetrate in ogni settore della vita  e guardi con attenzione preoccupata e rispettosa alle nuove generazioni . Potranno esse provare ad uscire dalla “bruttezza”? Potranno  innestarsi nell’amore che tanto ti ha ispirato? Tu non disperi, credi che questi giovani innesti daranno frutto se la società educante saprà assumere la responsabilità formativa attraverso il processo della conoscenza e della socializzazione. Questo  significa che senza una adeguata condivisione comunicativa non potrà esservi crescita della persona. Educare significa tirar fuori dall’indistinto la pienezza dell’uomo, donare a lui la sapienza dell’Arte, la bellezza, la condivisione, l’apertura all’altro, affinché si renda meno doloroso “il presente indegno di farsi antico”.
L’amore è di per sé conoscenza, poesia, eticità. “Solo chi ama conosce”, anche quando l’età rende più fragili le forze, anzi soprattutto in quel tempo, l’amore  si libera dal “ terreno” e si eleva  verso l’immortalità.
È un invito a lasciarsi andare al flusso cui si è destinati dalla nascita, all’abbraccio dell’Universo. È restituzione di bellezza e amore ciò che aspettiamo di trovare e vi riusciamo  solo ricordando che abbiamo amato. Prendiamo per mano, Nazario, la giovinezza, conduciamone i palpiti dove inizia l’autunno, riscaldiamo ogni attimo con i bagliori che essa ci dona .
Ed ecco farsi vivo il ricordo di Catullo, l’antico su cui innestare la nuova “forza  emotiva” dell’amore, la nuova forza della parola, la poesia dell’uomo nuovo. Solo in questo modo, di innesto in innesto, può essere concepita l’immortalità della memoria.
 Tu confidi in questo meraviglioso pensiero, nel tuo credo poetico ispiratore della tua vita illuminata dalla Fede ed è questo tuo credo che mi  guida e mi chiama alla ricerca di Lèucade. Alcuni innovatori dicono che la mia utopia poetica sia fuori moda, ma tu consentimi di abbracciare la tua che ha basi ispiratrici ben più  profonde e non può essere confusa con l’oscuro presagio di un indefinito non luogo;
lascia che mi metta in cammino sulle arature della tua anima, dove la poesia e l’amore fruttificano in terra fertile. Vorrei anch’io godere un attimo d’eterno, serbarne memoria quando avrò freddo e il tempo non sarà sufficiente per scrivere un nuovo canto. Per me volerà la musica e si accenderanno le stelle.
 Nel congedarmi con un abbraccio di grande stima, mi piace citare, caro Nazario, queste parole da te scritte recentemente: “amami mia cara, amami come io ti amo, con la forza dell’anima, ora che le mie forze sono tanto leggere da elevarsi da terra”.

Marisa Cossu


3 commenti:

  1. Felice di essere ancora una volta sulla nostra isola, ringrazio Nazario Pardini dello spazio concesso alla mia "LETTERA", testo nato non solo dal forte impatto con il messaggio culturale e poetico dell'Autore, ma soprattutto da un'emozionante incontro di anime.

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  2. Mi complimento con Marisa Cossu per la sua "Lettera", l'emozione, la cultura,l'amore per la Poesia...il tutto qui impersonato nella figura, nella poetica, nel pensiero del "nostro grande Nazario", che con tanta profondità e tanto amore parla al cuore di ciascuno di noi.
    Grazie amica Marisa!
    Edda Conte

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  3. Cara Edda, ti ringrazio per le gentili parole dedicate alla mia lettera. Ti assicuro che il mio testo è frutto di un'emozione profonda, di un incontro vero e sentito con il mondo pardiniano. Grazie di cuore e un affettuoso saluto
    Marisa Cossu

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