domenica 6 ottobre 2019

NAZARIO P: "CIGLI"


Cigli

Rossastri rovi e candide campanule
sui cigli traboccanti di papaveri.
Onde di luce si rompono su zolle         
e spruzzano nel cielo frantumati           
riflessi. Siepi d’ali nel celeste
brulicare dell’aria. Ed io che annuso
sentori bianchi, lucidi sentori
di giunchi ventilati dagli svoli,
di tife scompigliate da lucertole
verdastre o da ramarri. Triste esala
anche l’assenzio e bronzeo del falasco
il profumo del sole. Fa silenzio
il meriggio. Squilla soltanto luce
sulle prode riarse. Mi ricorda
aride spiagge punte dai ginepri
o dai secchi pruneti. Ma nel mezzo
si gonfia la pineta e fa sentire
messaggi di pinolo e stridi acuti
di scorze rosicate. Ritornate           
mi sembrano le ore troppo brevi
dei pranzi sotto i pini e dei riposi
trafitti dal frinire di calura.

Debordano i miei cigli e il maestrale
corre secco sul fiume. Stride il fieno.





15 commenti:

  1. Bella poesia, ricca di pathos. Sembra dominarla un paesaggio interiorizzato. E invece è solo l’io poetico che deborda, irrompe, occupa gli spazi del processo creativo. Il linguaggio figurato non è mai caricato, anzi lieve e permeante; e viene senza sforzo; naturale. Le metafore si offrono suadenti, un rejet al 5° verso, oltre a completare la risoluzione dell’immagine, detta il tempo d’una breve pausa, prima del successivo squillo di vita che è rappresentato splendidamente da quel “ Siepi d’ali nel celeste / brulicare dell’aria”. Convincente anche l’equilibrio interno del linguaggio, aperto a effetti sinestetici e analogici , e avvalorato da scelte verbali che rivelano la ricchezza di questo Spirito che narra in poesia. Perché Nazario narra la vita. Con il suo grande cuore di Poeta.

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    1. Grazie, carissimo amico di ieri di oggi e di sempre; il tuo commento per me vale più della poesia, in quanto sei unico nella scelta di verbi, di affetti, e di abbracci creativi.
      Nazario

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  2. Grazie Caro e prezioso amico Poeta!
    Ci immergiamo -insieme- in una fantasia di colori e di rumori e di profumi...in un mare di mitiche immagini ci tuffiamo per riprovare-ancora e sempre- la gioia di essere vivi...
    Un abbraccio. Edda

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  3. Grazie Edda,
    per questa immersione in una fantasia di colori, rumori e profumi
    Nazario

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  4. “Siepi d’ali nel celeste/ brulicare dell’aria”: il verso ricorda ed immette nelle atmosfere baudeleriane delle “ langage des fleurs et des choses muettes”dove i sensi ricreano grazie alla sinestesia un nuovo significato della parola e delle cose conducendo a un’alterità in grado di sottrarsi con la poesia alla prigionia del sempre immutabile e uguale paesaggio quotidiano, quello che si accontenta della sola superficie, dell’apparenza. Il tempo, il suo fluire e perdersi e ciclico ritornare, il suo lampeggiare squillante risale da quel che è stato il momento biografico storico verso una nuova presenza-conoscenza che si fonde e confonde sinesteticamente in odori-suoni –colori –moti rinnovati “annuso/sentori bianchi, lucidi sentori/di giunchi ventilati dagli svoli,/di tife scompigliate da lucertole…”. Le cose e l’anima si fondono, si ricompongono nel vortice delle sensazioni di cui la poesia è ricca, ovvero nell’insistenza tutta fisica su una presenza frammentata –sensi, suoni, colori, odori, messaggi, desiderio – frammenti che cercano luce e trasparenza, che è vita. Una vertigine di conoscenza, i “cigli”naturali del paesaggio si trasformano in “i miei cigli” , i cigli dell’anima, simbologia svelata dagli ultimi due versi luminosi e dolorosi che ci immettono nel sublime: “Debordano i miei cigli e il maestralecorre secco sul fiume. Stride il fieno”.Una chiusa poeticamente importante, circolare: … “felice chi può con un colpo d'ala vigorososlanciarsi verso campi luminosi e sereni;colui i cui pensieri, come allodole,verso i cieli al mattino spiccano un volo- che plana sulla vita. e comprende senza sforzoil linguaggio dei fiori e delle cose mute.” (Baudelaire)

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  5. Poeta additus poetae. Una immersione a tutto tondo nei colori e profumi assorbiti da un animo meravigliato di fronte alla luminosità della stagione. E tutto ritorna lieve e visivo, intimo e ontologicamente ardito, sotto la penna acuta e scaltra di Maria Grazia Ferraris. Ella va oltre lo scritto, anima la scena con acribia intellettiva; con sensibilità generosa; tutto si fa armonico e globale; epigrammatico e personale nella interpretazione acuta del critico. E tutto chiarisce con ammicchi di gentile fragranza elaborativa.
    Straordinaria lettura, carissima amica!
    nazario

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  6. Che artista! Nazario. Plasticità visiva, sensoriale, emozionale: un gioiello di poesia!
    Un empatico grazie. Fulvia Rita Fazio

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  7. Grazie, Fulvia, del tuo caloroso apprezzamento.
    nazario

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  8. Non sono cigli tesi sui burroni, quelli del nostro Condottiero, ma metafore tra le metafore di estati luminose e palpitanti. I ricordi nel lirismo visivo di Nazario son paesaggi di respiri, di sinfonie, di profumi,che nella magia dello schema metrico ispiratissimo, si snodano come perle di collana.La congerie di aspetti sgradevoli che caratterizza spesso il nostro vivere è sostituita da una saudade di rara luminosità e dolcezza. Nazario possiede un'arpa e accarezza le note e lascia nascere il suo canto commosso, esplosivo, fitto di slanci d'amore... Solo gli ultimi due versi toccano la malinconia del perduto, ma con una levità e con un talento che fanno bene e male al cuore.
    Maria Rizzi

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  9. Sei unica, generosa, sensibile, luminosa come le estati palpitanti. I tuoi commenti sono di "un talento che fa bene e male al cuore". In parole povere sei di una dolcezza esplorativa che raggiunge la profondità degli abissi. Grazie carissima amica dei tuoi preziosi interventi. Li conserverò fra le cose più care.
    nazario

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  10. Dopo aver letto e riletto più volte CIGLI del prof Pardini mi sono sentito traslato e immerso "in un Eden -non- disfatto" (In un Eden disfatto è il titolo di una mia modesta poesia)quale secondo Adamo dove la bellezza della natura esplode da ogni dove anche nel tanfo dell'erba marcita che il vento fa esalare. Che dire! Se non che l'autore ha il paradiso terrestre nel cuore e pertanto ne è parte inscindibile tanto che lo pone, da par Suo, in bellisimi versi in un caleidoscopio di luci, e di colori che la natura stessa elargisce. Dice bene quindi la Ferraris: "le cose e l'anima (qui) si fondono e si ricompongono" e ne fanno un tuttuno -uomo e natura, uomo e bellezza, uomo e luce, uomo ed armonia. Questa è una delle aspirazioni inalienabile dell'uomo; sentirsi in armonia con l'universo come dice Ungaretti. Pasqualino Cinnirella

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  11. Grazie, Pasqualino, per la tua analisi condotta con intelligenza e sensibilità.
    nazario

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  12. RICEVO E PUBBLICO

    Il "Ciglio" di Nazario
    Freme il Poeta nell'immersione coesistenziale che il confine evidenzia in questi ricambi di memorie attuali. Dico "memorie" attualizzate perché sussiste nella trama dei versi un richiamo al ricordo (le spiagge... le ore di pranzi sotto i pini...) ma nella compresenza dell'oggi che Pardini singolarizza in un "ciglio". Un ciglio come limite di presenze naturali che sconfinano nel sentimento di dinamismi cromatici luminosi scompigliando il sole di fratumi e riflessi. Ecco l'emergere di rovi, campanule, papaveri, ramarri e lucertole... Ecco l'assenzio amaro veicolarsi di arsure e diari di immagini che si ravvedono improvvise nello spazio di una coscienza poetica ricca di messaggi evocativi. A questo gorgoglio di presenze il Poeta oppone la sua interpretazione più autentica di contrasto interiorizzato in un memorarsi travalicante oltre il "ciglio" nell'orizzonte di luce e nel ritorno costante al significarsi "presenza" incoercibile di rumori vicini e lontani.
    Dal traboccare al rompersi, dal brulicare allo scompigliare, dallo squillare al gonfiarsi, dallo stridere al debordarsi... queste linearità espressive sono sufficienti ed esprimere il movimentismo poetico di questi versi tutt'altro che semplici da decifrare. Pardini sul "ciglio" infatti non trova solo la "Natura" dell'altro da sé ma anche il sé stesso nella permanente ricerca di un "oltre" che si deborda sempre intrecciato nei piccoli echi dello spazio disponibile concesso ad una sensibilità molto delicata e raffinata nella ricchezza dei suoi paradossi.
    Ad esempio il "silenzio" il dominus del contesto ematico e non il rumore (onnipresente nei versi); è l'ombra che frantuma la luce e confligge con arsure e secchezze, è il vento che sconvolge le presenze fragilissime dei protagonisti (fiori e non solo) è il vivente alternativo (spiagge, pinete...) che contesta il profumo e il calore apparentemente consolidato...
    Qui l'interiorità del Poeta prevale sull'oggettivazione pittorica a significare il suo esistenziale ordinatario nel groviglio di sentori, umori, nevrori, che costituiscono il connettivo creativo: rivalutazione dell'intreccio amore-timore per la Natura; rispetto-fuga per l'inquinarsi dell'analisi che rivitalizzando, demistifica il già scritto con il travalicamento (nel vento) di ricerca. E Pardini nel ricercare, si ricerca costantemente per finalizzare un senso all'esistenza al suo creato e mistero dell'Essere.
    "Cigli" è solo un inizio senza fine...

    Marco dei Ferrari

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  13. Un lavoro, caro Marco, che porta il tuo timbro. Il tuo marchio di fabbrica: linguaggio coagulante, in corsa; parole che si inseguono le une le altre per fare a gara nel trasmettere significato e significanti. Un animo pregno di sostanza che cerca strumenti per reificare gli abbrivi emotivi; per concretizzare gli scarti semantici che dentro covano. Il risultato è questo scintillante scritto che commuove e coinvolge; che vince e convince. Grazie...
    nazario

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    1. Grazie a te Nazario per la tua conferma alle mie espressioni.
      Il merito è solo tuo per un versificare leggero e profondo nell'essere poetico che ti connoterà per sempre.

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