martedì 20 settembre 2022

MARIA RIZZI: "SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE TRAME" DI LUDOVICA CURIA

 

Maria Rizzi su “Specchio Specchio delle mie trame” di Ludovica Curia - Terre Sommerse  Edizioni -

 

Ho ricevuto molti mesi fa la Raccolta di Racconti di Ludovica Curia, “Specchio Specchio delle mie trame” edito da Terre Sommerse, si tratta di una giovane Scrittrice nata nel 2017, che l’anno scorso, nell’edizione biennale - causa pandemia -  del Premio “Voci”Città di Roma, indetto dal nostro Circolo lnsieme per la Cultura (I.P.laC.) si è classificata nella cinquina della sezione Racconti brevi tra gli adulti. Io non avevo avuto modo di leggere il testo, in quanto presidente dell’Associazione. Oggi mi cospargo il capo di cenere. Nel fiume di libri ricevuti quello di Ludovica è rimasto il primo della fila e l’ultimo che mi sono trovata davanti. Non si dovrebbero commettere simili errori. Ho finalmente letto la Raccolta e ho vissuto un bagno nell’innocenza. I brani, che come sottolinea l’ottimo prefatore Niccolò Carosi, si inanellano tra loro, formando una sorta di storia unica, risarciscono della miseria che caratterizza noi esseri umani e che il Covid, purtroppo, non ha migliorato. Da questi due anni di isolamento, di assenza di contatti, di paura, non è nato ‘l’uomo buono’ del quale si è parlato fin troppo. Neanche gli eventi bellici, che continuano a verificarsi nel mondo e che da mesi si svolgono a solo settecento chilometri da noi con migliaia di vittime tra i civili e con il rischio di una minaccia nucleare, sono stati fautori di cambiamenti. Viviamo nella bolla dell’indifferenza. Il testo di questa giovanissima Autrice risveglia le coscienze assopite, restituisce calore, dolcezza e il coraggio dei sogni. Il primo racconto “Il bimbo pane”è già un’immersione nei principi del cristianesimo. Gesù si definisce come il pane dell’esistenza. Inoltre è l’alimento nel quale si concentra l’evoluzione stessa della vita: dal seme nasce il grano, che cresce, matura, viene mietuto e non muore, dà origine a questo prezioso cibo. Il brano descrive l’amicizia tra Tommaso, figlio di un panettiere e un bimbo che chiede l’elemosina al semaforo. Il libro è un susseguirsi d storie che danno senso al tempo che ci è dato in dote. Legami tra bimbi o bimbe molto diversi tra loro, gesti di altruismo, tensione verso il prossimo, bontà e pietas intesa nel senso latino, come commozione, partecipazione alle storie degli altri. Se fosse vero che la maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per coloro che amiamo che non per noi stessi, Ludovica con questa Raccolta dimostrerebbe di essere cresciuta molto prima e, soprattutto, molto meglio di noi. Di essere un gigante tra i nani. Lei mostra di sapere che il rispetto, l’educazione, l’amicizia, la solidarietà, rappresentano valori che intrecciano la stessa catena, una catena che dovrebbe sostenere e fortificare il mondo. Scorrendo le pagine del suo testo ho avuto la certezza che solo l’innocenza potrebbe salvare il mondo. Gli universi lontani di Susi, Vanessa e Marta, che come spesso capita, finiscono per intrecciarsi in “Cuori d’inchiostro”, commuovono, dimostrando che l’amicizia nel trionfare sugli altri sentimenti seppellisce il narcisismo, le ipocrisie, gli egoismi. Ogni brano ricorda San Francesco D’Assisi: “Donandosi si riceve, dimenticando se stessi ci si ritrova”. Ludovica ha composto anche delle fiabe e, per la prima volta, nonostante legga fiumi di racconti svolgendo il ruolo di giurata in vari concorsi, mi sono imbattuta in vicende che rispecchiano i canoni letterari di questo genere narrativo, che reputo tra i più difficili. L’Autrice scrive “Il palloncino  e la farfalla” affidando una morale al testo ed evocando Italo Calvino e Gianni Rodari con il loro realismo magico. Il tempo si piega di fronte alle parole di due creature dalle vite troppo brevi. Ed esorta gli esseri umani: “Volate con leggerezza e con semplicità tra le straordinarie, immense bellezze messe a vostra disposizione e poi se avrete un giorno o cent’anni, poco importa se avrete vissuto con gioia e accanto a chi amate!”Altro tema centrale del libro è la fratellanza, l’accoglienza  delle creature meno fortunate di noi. In tempi di barriere Ludovica costruisce ponti. Nel racconto “Io mi chiamo” una delle protagoniste, riferendosi a noi italiani asserisce:”Ci hanno insegnato che le parole sono più potenti di qualsiasi arma, che ciascuno di noi ha dei diritti e che dobbiamo imparare a farli rispettare”. In realtà, rispetto al resto dell’Europa, per non parlare dell’America, in Italia siamo molto indietro. Lo straniero è percepito come extracomunitario, qualcosa di lontano, e nelle istituzioni non esiste nessuna forza nell’includere questa realtà sociale. La nostra Scrittrice sa colorare la vita con le tinte della sua anima. E nella Raccolta trova spazio anche il rapporto con madre natura. Il racconto “Le radici” narra la splendida amicizia tra una bimba e un albero. La piccola aveva solo quattro anni quando, insieme al papà, piantò il semino di un acero, che sarebbe diventato Fausto, il migliore amico di Erica. Una storia densa di pathos, che illumina sul legame che dovremmo istaurare con i miracoli poetici del creato, quei miracoli che abbiamo violato, tradito… Il testo di questa adolescente, pura come acqua di fonte, scuote le fronde del cuore e ci dimostra quanto siano vere le parole di Papa Francesco “Non abbiate paura della bontà e neanche della tenerezza”.

Maria Rizzi

 

 

 

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