sabato 14 aprile 2018

GIOVANNI PAPINI: "VIOLA"


Giovanni Papini

Viola

Viola1 vestita di limpido giallo,
che festa, che amore a un tratto scoprirti
venire innanzi con grazia di ballo
di tra i ginepri e l’odore dei mirti!

La ricca estate si filtra e si dora
sopra il tuo piccolo volto rotondo;
ad ogni moto dell’iride mora
bevi nel riso la gioia del mondo.

Par che la terra rifatta stamani
più generosa, più fresca di ieri,
voglia specchiarsi negli occhi silvani
tuoi, risplendenti di casti pensieri.

Al tuo venire volante s’allieta
questo mio cuore e con Dio si rimpacia,
l’arida bocca del padre poeta
torna a pregare allor quando ti bacia.


1) Viola, la figlia del poeta

3 commenti:

  1. G. Papini poeta. “C’è un canto dentro di me che non potrà mai uscire dalla mia bocca – che la mia mano non saprà scrivere sopra nessun pezzo di carta. Dentro il mio cuore così grande che a giorni contiene l’universo questo canto è così grande che ci sta a gran fatica. Nei minuti più angosciosi della vita questo canto vorrebbe traboccare dal mio cuore troppo stretto come il pianto dagli occhi di chi piange se stesso. Ma lo respingo e lo ringhiotto perché insieme a lui anche il sangue del mio cuore traboccherebbe con la stessa furia voluttuosa. Lo rinchiudo in me stesso…” ( da “Cento pagine di poesia”, Vallecchi 1915). Un G. Papini quasi irriconoscibile, per chi si è fermato al ritratto scolastico futurista di primo novecentesco e delle riviste fiorentine di cui fu protagonista, da "Leonardo" a "La Voce", a "Lacerba"…
    Straordinaria e poco conosciuta prova poetica questo sonetto, poesia di padre, che appare così quasi riconciliato con la vita anche se stanco e perfino triste. «Opera prima», è la sua raccolta di poesie più significativa. Canta con semplicità e commozione le felicità “selvatiche”, e tuttavia costantemente minacciate, grazie alla poesia: poesia di scoperte, di riconciliazioni, di armonie.
    Qui Papini appare come un uomo in contrasto specialmente con se stesso. Rimettersi «in regola colla vecchia famiglia», o «Essere in pari colla natura e cogli uomini. Essere in regola con Dio», dirà in una pagina liricamente omologa della «Seconda nascita». In questo caso l’amore per la figlia Viola, graziosa ridente e felice, lo riconcilia col mondo, col passato coi suoi tormenti irrisolti.

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  2. Caro Nazario, lo sai che sono un'amante della metrica e nella trascrizione di questa poesia non mi dà fastidio quel silavani che si vede benissimo che è un errore di battitura ma quell'"allor quando" scritto staccato. In molti testi "allorquando" è scritto tutto unito e il verso si legge molto meglio. Quanto a quello che afferma la signora Ferraris sulla poca notorietà della lirica ( che non è un sonetto) non mi pare esatto. E' una delle poesie più conosciute di questo autore in quanto ha fatto parte anche di una antologia per la scuola media. Se invece con la sua recensione vuole affermare che oggi Papini è ancora messo al bando o invece che la POESIA in generale a scuola non si studia più ed è quindi caduta nel dimenticatoio senza distinzione a quale poeta appartenga - a meno che qualche testo non venga ripreso da un cantante - allora questi sono discorsi completamente diversi.

    Carla Baroni

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  3. Grazie carissima signora Baroni: i suoi interventi così puntuali sono sempre ben accetti!

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