Giuseppina Sperandeo Cosco
Nata
a Odessa da madre russa e padre italiano è vissuta nella prima metà dell’altro
secolo. A soli dodici anni pubblicò un singolare libretto di versi: Prime foglie. Seguirono dopo il 1936 le
raccolte A piedi nudi e Alba di Capodanno. Ha collaborato a
giornali e riviste con saggi sulla musicalità euritmica greca e sulle leggi
enarmoniche del verso.
G. A. Pellegrinetti nell’Antologia
Letteraria “Un secolo di poesia” la inserisce nell’VIII capitolo: “VOCI NUOVE.
I POETI DELLA QUARTA GENERAZIONE. POESIA REGIONALE”. (G. A. Pellegrinetti - UN SECOLO DI POESIA – Petrini – Torino,1966) con la seguente distinzione introduttiva: “Si
distinguono dalla così detta quarta generazione, come da tutte le correnti
proprie del loro tempo, o anteriori o posteriori, molti altri poeti nuovi che
meritano di essere ricordati per la purezza del canto, la novità delle
invenzioni, l’uso del metro liberamente scelto al di fuori della suggestione
della moda o del gusto imperante”. Ricordiamone alcuni: Angelo Barile (1888),
Giuseppina Sperandeo (1905), Nella Zoja (1908), Gaetano Arcangeli (1910),
Attilio Bertolucci (1911), Salvatore Comes (1012), Giorgio Caproni (1012),
Piero Bigongiari (1914), Bortolo Pento (1914), Alessandro Parronchi (1914),
....
Giuseppina Sperandeo Cosco
Melanconia
Io sono
come un campo d’alta montagna, un prato
non falciato
ricolmo
d’erbe
e di fiori senza nome, al cui orlo
trema
un cielo
terribilmente
vicino e lontano, al cui bordo
gorgoglia
un’acqua nata e perduta.
Il vento
a volte
vi danza non visto e vi scende
coi
nembi.
Solitudine
regna poi
sovrana ed ascolta
sparse
voci che scendono ai piani.
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