giovedì 5 aprile 2018

SERENELLA MENICHETTI: "CI SONO PALAZZI"



Serenella Menichetti,
collaboratrice di Lèucade







CI SONO PALAZZI    

Ci sono palazzi che di notte vengono a catturarci.
Tentiamo di salire al piano, dove nessuno ci aspetta.
L’ascensore si mostra privo di basi.
Nell’anima della vecchia radio ha fatto il nido la solitudine.

Sul terrazzo, la gabbia spalancata dei pappagalli.
Nella camera i fiori appassiti della poltrona.
In fila sul comò, volti di ogni epoca, sgomitolano la storia.
C’è una gatta cieca, su una sedia impagliata
davanti ad un frigorifero sbrinato.

Di giorno il palazzo resta immobile.
Tutto sembra regolare.
Ad altri piani, i suoni tagliano la gola al silenzio.
Fuori le farfalle volano i colori dell’aurora.
Al quarto piano il tarlo dell’assenza non si stanca di rosicchiare.
Un pezzo dei nostri cuori è diventato polvere.

Serenella Menichetti

3 commenti:

  1. Poesia di tipo post-moderno. Già dalla scelta del lessico emerge drammatica la solitudine, il silenzio dell'abbandono.
    Le cose tutte dicono tristezza e disagio esistenziale, anche nella architettura della composizione che volontariamente rigetta qualsiasi armonia del verso. Nascosta ma non assente la sensibilità del poeta.
    Edda Conte

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  2. Cara Serenella, non avresti potuto scrivere un verso migliore per la chiusa di questa poesia che la catalizza tutta, la compatta rendendola solida nella sua struttura moderna,nuova che, pur essendo tale, non scema quel sentire interiore per la quale l'hai messa in atto. La poesia è bella in se ma acquista un quid in più per la chiusa, per quei termini poetici e metafore appropriati ma soprattutto perchè riesci a conservare quel senso poetico. Pasqualino Cinnirella

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  3. Cara Serenella,
    sono perfettamente d'accordo con Edda sul concetto di poesia post - moderna. Ciò non toglie che, al contrario di altri scritti, non scende al nichilismo puro, al surrealismo, bensì si configura come il dolore per l'umana condizione. I quadri stilistici sono inventivamente e verbalmente omogenei e presentano una vigorosa compenetrazione di immagini, di sintassi, di ritmo. Sembra una lirica materialista, ma basta l'ultimo verso, quello sul quale ha con acume, posato l'attenzione Pasqualino, ha darle connotati quasi mistici. Quel verso potrebbe, a mio umile avviso, considerarsi poesia in se stesso. Grazie, Amica mia, per quest'opera di nuovo respiro, che nulla toglie al tuo coinvolgimento passionale.
    Maria Rizzi

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