LA GLORIOSA “BELLEZZA” per MARISA COSSU
riferimento all'articolo di Marisa Cossu nel mese di ottobre
https://nazariopardini.blogspot.com/2018/10/marisa-cossu-la-bellezza-abita-qui.html
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Marisa Cossu, con incisiva
percettibilità interiorizzata, glorifica la “Bellezza” e legittima la sua
co-esistenzialità genetica nell'essere umano. Si tratta di un'analisi
impeccabile nel contesto “classico” della definizione ma superata nel momento storico contemporaneo
dell'esplicazione creativo-cognitiva prevalente.
Infatti l'attualità non
sembra premiare l'interiorità dell'essere, ma tende a nullificarne l'esistenza
(storicamente intesa) aprendo orizzonti impensabili ed imprevedibili alla
funzionalità della “tecno”. Una “tecno” che fagocita velocemente ogni
esperienza ancorandola a modelli e dogmi incompatibili con le precedenti
ricettività artistiche articolate nella storia degli esseri umani. La
“Bellezza”, in quanto dimensione creativa, subisce lo strapotere della “tecno”
e si trasforma (al di là della dicotomia “bellezza-bruttezza”) in un neutro
confluirsi di scenari sempre più “virtualizzabili” e conformabili ad ogni
evenienza e progettualità estetico-socio-economica. Non è il “noi” che
definisce la bellezza, ma è l'altro da noi che la circonda e nullifica nel
“mixare” più dilagante e deformante.
In effetti nell'oggi solo
il circuito mediatico legittima ogni gradimento di “neutralità”
estetico-essente condivisa e condivisibile. “Mostre” eccellenti e “Musei “
affollati non devono ingannare in quanto si manifestano come conseguenze di
procedimenti commerciali medianico-mediatici gestiti dalla totalizzazione della
“rete” che si “compatta” nelle sue più diversificate realizzazioni espansive e
invasive. Tutto questo sottolinea la situazione estetico-artistica
contemporanea. Il futuro (in proiezione prospettica) già ci propone
intelligenze artificiali, AppStore (programmi sui dispositivi mobili infiniti)
robot, robotica evolutiva, automazione del design, connessioni globalizzate in
rete e molto altro, spalmato in ogni settorialità anche artistico-cognitiva
(oltre dunque la sperimentalità neuro-estetica indicata dalla Cossu). Tali
“novità” strumentali a nulla rispondono se non alla nuova logica della
dimensione tecnotronica sempre più “virtuale” e lontana dalla “poiesis”, intesa
come paladino della “Bellezza” creativa e congenita.
Questa premessa conduce a
conseguenze quasi incredibili: concetti teorizzati di enorme valenza
storico-culturale come “ontologia” (filosofia dell'Arte), “socio-estetica”,
metafisica trascendentale e mimetica, estetica analitica immanentistica, ecc...
sembrano ridursi progressivamente a mere elucubrazioni di approccio
metodologico, ormai inutilizzabili e archiviande dai “padroni” del web
dominante. Di qui il collasso inevitabile della percezione della “Bellezza”
connesso all'avvento della “nuova società” consumistica avanzata e del “nuovo”
essere sempre meno“umano”; in un ibridismo
globale che non risparmierà cose, persone, teorie, tendenze, società... Si
tratta dunque di un futuro asettico che senza stimoli percettivi
autonomi (solo etero-diretti dalla “rete” anonima), sottende la fine dell'Arte tradizionale
connotata nel circuito “cuore-cervello” (delineato dalla Cossu) per sostituirlo
con virtualità disomogenee e codificate in dogmatiche artificiali umanoidi o
androidi o pseudo umane che nulla condividerebbero con la nostra attuale
visione delle Arti e della Bellezza (che tuttora sembrerebbe resistere con
fatica all'assedio). Un plauso dunque per Marisa con la tristezza per un
destino poco attraente che sta per sopraggiungerci inesorabilmente.
Marco dei Ferrari
Un saggio filosofico che muove dalle più recenti conclusioni di studi accreditati, interdisciplinari e multidisciplinari, di un modo nuovo di guardare alla critica d'arte. Non è detto che io condivida in toto, ma un approccio deve pur esserci alla comprensione di fatti tanto notevoli per la concezione stessa di "umanità" Questo l'ambito in cui procedo anche per le mie caratteristiche di docente psicopedagogista. La neuroestetica, a partire dalle scoperte di zone ed attività del cervello esplorate con mezzi tecnologici sempre più raffinati, formula l'ipotesi, avvalorata dalla ricerca sul campo, che queste zone siano predisposte al riconoscimento di costanti della bellezza. Ho anche citato alcune opere di noti studiosi, neurobiologi, artisti, critici d'arte, che, lavorando insieme, hanno spiegato le emergenti congetture intorno linguaggi dell'Arte. "La Bellezza abita qui", non è un titolo assertivo, ma un contributo di interesse alla ricerca del bello, attraverso il mio modesto argomentare, nel luogo psichico in cui essa viene elaborata dall'apparato neurobiologico. Un modo di "guardare dall'interno", come afferma N. Goodman. Ha ragione l'amico De Ferraris a porre domande, è il compito della scienza. Ma poesia e scienza, Arte e cervello costituiscono un rapporto cognitivo, nel senso che il poiein è il prodotto più alto della espressione umana nella sua totalità. Caro amico, ti ringrazio per il tuo accurato commento. Sia pure divergenti in alcune considerazioni siamo accomunati da profondi interessi culturali. E, poiché nella scienza, nella ricerca e nell'arte, non c'è nulla di definitivo, entrambi dichiariamo le nostre idee in uno scambio molto gratificante, consapevoli che ci saranno altre occasioni di incontro.
RispondiEliminaMarisa Cossu
Chiedo scusa a Marco dei Ferrari per l'inesattezza del suo nome. Mispiace.
RispondiEliminaMarisa Cossu