Una poesia agile, intima, snella e metaforicamente
vicina, quella di Nunzio Buono. I versi si succedono con armonia e ontologica presa
per concretizzare gli abbrivi emotivi. C’è la vita con tutte le sue fragranze:
l’amore, la saudade, il memoriale, l’odeporico slancio verso i misteri del
poièin, verso tutto ciò che ci è nascosto e che ci sembra irraggiungibile per
le nostre flebili forze mortali.
Così
l'autunno.
L'ombra
dissolta dai rami
lascia
spazio al sole basso delle case.
Le
voci dell'estate sui gerani sfumano nel grigio.
E
tutto sembra sfumare nel grigio in questo autunno che tanto rassomiglia alla
vicenda terrena. È questa la stagione dei poeti, di quelli che meditano sul
fatto di esistere; sulla precarietà dell’ora e delle stesse memorie.
- Quanta vita vive nella polvere?
Due treni è materia; in mezzo
il pensiero viaggia senza direzione.
Quanta vita vive e muore. Quanta parte di essa viene
ingollata dall’oblio. Ma restano le cose sacre, quelle indistruttibili, quelle
che accompagnano il nostro esistere facendosi forza rigenerante; abbrivio di
cuore e di intelletto; di giorno e di notte, di vuoto e di pieno, di male e di
bene in un diacronico succedersi di antitesi fra loro inanellate da un edenico
e reale messaggio d’amore:
Nell'anima
delle cose
ho
intessuto la mia essenza
e
mi sono fatto parte di loro.
Su
queste tacite labbra
resta
di te l'amore che ho dato.
Dare l’amore è per il poeta l’essenza della vita, il
focus del canto, l’unità indissolubile dell’erotica eticità dell’anima.
Fino al mare, ai suoi illimitati orizzonti, a quella
libertà a cui l’uomo aspira; fino al senso del tutto, quello che
ognuno ha in sé e che cerca di tenerlo stretto nelle mani:
Qui il
mare arriva da lungo
ed io
lo fermo ora, letto nelle mie mani.
Quel tutto che contiene nella sua plurivocità il
giorno e la notte, l’essere e il non essere, la pienezza della vita e la
coscienza della sua precarietà; il sole dell’estate, e quel fardello di parole
consumate dal vento:
Per terra le foglie d'un estate, manciate
di parole.
Un piccolo silenzio calpestato.
Nel tuo mancare una presenza di giorni, le
notti brevi
e un vento che percuote l'ombra del
sambuco.
La versificazione corre armoniosa, dando il meglio
di sé nei momenti di maggiore liricità; là dove il poeta sente vicino l’alone
di un sentimento che preme per tramutarsi in verbo; per vedersi concretizzato
in euritmiche soluzioni lessicali.
Il cielo è basso al mare
Così
l'autunno.
L'ombra
dissolta dai rami
lascia
spazio al sole basso delle case.
Le
voci dell'estate sui gerani sfumano nel grigio.
La
nebbia tutto veste nel chiaro della sera.
Una
donna chiama un raggio di luce tra le persiane.
La
notte ha spento il giorno sulle ultime foglie.
Mi
spoglio
al
silenzio della tua voce.
Il
cielo è basso al mare.
Dove
sono andate le poesie
quelle,
che si scrivevano col sostantivo e il verbo
e
la consonante tra le vocali.
Ora,
che l'apostrofo dell'amore conta altre sillabe
e
le nostre sono voci lontane.
Nunzio Buono
Quanta vita
Ho risposto a una parola. Solitaria.
L'intesa dei due sensi. Ascoltati.
L'anima che si compie e trema dinnanzi
al verso.
Alla luce del silenzio ho parlato le
sue lettere.
Io motrice dell'io.
Ho guardato
un volo di parole farsi neve. Ali
leggere.
- Quanta vita vive nella polvere?
Due treni è materia; in mezzo
il pensiero viaggia senza direzione.
Nunzio Buono
L'anima
delle cose
La notte rimase spenta
sulla luce di cera che ancora
accennava un verso d'aria.
Tante volte ho atteso.
Quando la stanza urlava il vuoto
allungandoti la mano ti ho parlato
e tu, scesa dalla tela hai spogliato la tua attesa
vivendo le mie braccia.
Nell'anima delle cose
ho intessuto la mia essenza
e mi sono fatto parte di loro.
Su queste tacite labbra
resta di te l'amore che ho dato.
Nunzio Buono
Dove
arriva il mare
Sarò dove tu mi senti ed io non vedo
tra quelle mura vive d'altri luoghi.
Da me a te c'è una linea invisibile di suoni.
Mi penserai come un vissuto.
Gocce d'ore.
Dalle persiane la luce che ferisce.
Qui il mare arriva da lungo
ed io lo fermo ora, letto nelle mie mani.
Ho visto la tua casa, sognante.
Il vento rimase sulla porta, fuori da noi.
Entrai nel silenzio e ascoltai la tua voce.
Eri lì da qualche parte, dentro un rigo di versi.
Ho iniziato a sentirti pulsare sulla mia pelle.
Nunzio Buono
Quello che
resta è quello che ho dato.
Dal silenzio ho preso le labbra.
Una finestra socchiusa sull'anima.
La distanza di un volto mentre squilla
la luce;
la voce che esige un ricordo. Ecco cosa
siamo
una parola al telefono, un video
riproposto.
Forse ancora
c'è un riflesso in quel fiume
che per un attimo ci ha tenuto le
forme.
Siamo gli anni che si contano alla fine
un tempo lungo di memoria che non
muore.
Nunzio Buono
Ti ascolto, ora che è buio
Resti un girasole
alla finestra della luce.
Due volti in altri luoghi. Ho colto
i tuoi frutti migliori dalle mie fotografie.
Ho scorso il mare.
Un viaggio a metà tra le lenzuola. Il fischio
del treno.
Intona un pendolo a gocce un silenzio di
rintocchi.
Tra le righe bianche d'un foglio, recita un
nome senza voce.
Il sole richiama i suoi caldi nei viali di
Settembre.
Una radio
cantava Aznavour nelle stanze di ieri.
Tutto il vuoto è pieno di te.
Il cielo capovolge le nuvole.
Forse piove sulle foglie.
La sera, la luce.
Il girasole si è spento nell'ombra.
Ti ascolto, ora che è buio.
Nunzio Buono
Come foglie
Nelle stazioni di ogni ora
c'è chi parte e chi resta una stazione.
Tacciono nei giorni al tramonto
le ali smesse dei gabbiani.
Un urlo alla periferia dei suoni.
Le tue parole compiute. Risacca alla deriva.
Mi porti
in un angolo di te
dove ti ho vissuto il tempo di un saluto.
Non ci sarà parola
a cercarmi in una voce né una bocca per dirla.
Resta tra le tele incompiute un filo di luce,
sospesa
tra il bianco e il corvino degli occhi; il
pianto.
Una macchia sul foglio.
Per terra le foglie d'un estate, manciate di
parole.
Un piccolo silenzio calpestato.
Nel tuo mancare una presenza di giorni, le
notti brevi
e un vento che percuote l'ombra del sambuco.
Ho tutte le volte che non torni,
nelle mani le tue e una carezza veloce
per chiudermi, nell'ultimo tuo sguardo.
Nunzio Buono
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