giovedì 5 aprile 2012

Tre poesie di Vittorio Vettori. Da "ULTRASERA"

MOMENTO PATERNO
                                                             a Cristina

Mi dici che ti dolgono le ossa.
Dunque il bel corpo germogliato vivo
dal seme mio gettato nella dolce
terra carnale dell'amata sposa
si regge su quest'ossa che ti dolgono.
Che dirti, cara? Cùrati, s'intende.
Ma a me che pure avrei voluto darti
un'immortale giovinezza senza
nebbie né geli, solarmente chiara
e calda come il sogno che ti nacque,
è interdetto di aiutarti. Eppure prego
quell'altro Padre che ad entrambi è padre
di soccorrerti sempre, figlia: e prego
l'angelo che ti veglia di scortarti
col suo lume segreto fino al giorno
della seconda nascita futura.


MOMENTO NOTTURNO

Io mai vi scorderò, severe mura,
che una notte con suono di campane
e d'acque zampillanti in sinfonia
mi richiamaste all'intima coscienza
delle pure sorgenti e della foce
ultima, della carne e della croce,
del quotidiano e della trascendenza.

DA RIMBAUD, 1
(sapere)

Sapere come io so l'urlo dei cieli
che scoppiano in baleni come trombe
esplose in suoni. Come io so sapere
la risacca del mare e le correnti,
quindi la sera, e l'alba che si esalta
simile a un folto stuolo di colombe.
Vedere come ho visto qualche volta
ciò che da sempre si credé vedere.


2 commenti:

  1. Siamo di fronte a una poesia delicata e forte, sobria e intensa, sapida e coinvolgente, addirittura scolpita in certi passaggi, nutrita di grande sapienza verbale e adagiata in distesi endecasillabi. Di forte impatto e assolutamente pervasiva la prima lirica, "Momento paterno". Eccellente.

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  2. Siamo di fronte a una poesia delicata e forte, sobria e intensa, sapida e coinvolgente, addirittura scolpita in certi passaggi, nutrita di grande sapienza verbale e adagiata in distesi endecasillabi. Di forte impatto e assolutamente pervasiva la prima lirica, "Momento paterno". Eccellente.
    Pasquale Balestriere

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