martedì 9 ottobre 2012

N. Pardini: "Frammenti d'oltresera", inedito

Frammenti d’oltresera

Da Baudelaire, Rimbaud, Verlaine
liberamente tradotti

 


BAUDELAIRE

 

Reversibilità

 
Angelo pieno di felicità

di gioia e di luci, Davide morente

vigore avrebbe chiesto alle evasioni

del tuo corpo incantato; ma da te,

Angelo, imploro le sole preghiere,

Angelo pieno di felicità,

da te pieno di gioia e di splendore.





Elevazione

 
Felici quelli che possono con ala forte,

alle spalle le noie e tutti i vasti veleni

che opprimono col peso dell’esistenza ogni sorte

d’immagine celeste, avventurarsi sereni!



E quelli i cui pensieri verso i cieli come allodole

s’impennano con slanci e si librano ai mattini

e quegli che si leva sopra la vita e suole

capire cose mute e asfodeli e gelsomini!




Nebbie e piogge

 
Fini d’autunno, inverni, primavere zeppe di fango,

io vi amo e vi lodo, addormentatrici stagioni,

poiché così affogate il mio cuore ed il mio cervello

in un sudario fumido, in un vago sepolcro.



 
Armonia della sera

 
Tenero cuore che odia il nulla vasto pece,

di una splendida storia ogni vestigia accumula!

Il sole si è affogato nel suo sangue che coagula.....

Il tuo ricordo in me come ostensorio luce!



 
Il nemico

 
Ecco ho raggiunto ormai l’autunno dei pensieri

e devo adoperare il badile e i rastrelli

per riconsolidare i miei inondati averi

dove l’acqua scava buche grandi come avelli.



 
La morte degli amanti

 
Letti pieni dei più leggeri odori,

divani fondi, avremo, come avelli,

e sulle mensole i più strani fiori

schiusi per noi sotto i cieli più belli.



 
La fiaccola vivente

 
Begli occhi che incantate,

voi splendete del mistico lucore

dei ceri accesi meridiani; il sole

affoca, ma non lede quella fiamma

fantastica; essi celebran la morte,

voi cantate il Risveglio; ed incedete,

cantando il risveglio dell’anima mia,

astri che alcun sole può offuscare!




I lamenti di un Icaro

 
Invano ho voluto indagare

il fine e il cuore degli spazi;

non so sotto che lembi riarsi

l’ala mi si va a spezzare;



e adusto dall’amor del Bello

non avrò l’onore sublime

di dar nome all’abisso, fine

ultimo a servirmi d’avello.







RIMBAUD




Il battello ebbro

 
Conosco i cieli esplodere in lampi, sole, trombe,

le correnti e i riflussi: conosco sere ed albe

che gonfiano nel cielo come colombi a branchi;

e qualche volta ho visto frutti di sogni umani;



ho visto il sole occaso, scuro di orrori mistici,

illuminare lunghi raggrumi violacei,

simili a teatranti di drammi greci, ed onde

fluenti in lontananza, tremolanti persiane.






VERLAINE



 
Allegoria

 
Un antichissimo tempio rovina

sulla vetta indecisa di un monte giallo,

come un re che deposto piange il trono,

si amalgama a specchio nel fiume un po' pigro;

grazia sopita e sguardo sonnolento

una naìade attempata, a un ontano,

con un ramo di salce tocca un fauno

che le sorride sereno e galante.

Ingenua scenetta che sciocca mi attristi,

dì, quale poeta tra tutti gli artisti,

quale artigiano triste ti produsse,

tappezzeria consunta ed antiquata,

banalmente decorata da teatro

lirico e artificioso come la mia sorte?





 
L’angoscia

 
Abiuro e rinnego ogni pensiero

non credo in Dio e quanto all’ironia

antica dell’Amore, son straniero.



Stanca di vivere, pavida di morte,

simile ad un perduto vascello

di flussi e di riflussi zimbello,

l’anima mia salpa a orrende rotte.





Grotteschi

 
Andate, dunque, vagabondi inquieti,

errate, funesti e malderisi

sull'orlo degli abissi e dei greti

sotto l’occhio chiuso dei paradisi.

..................................................

Il giugno brucia ed il dicembre

vi raggela la carne all’osso,

e la febbre invade le membra

che si lacerano ai canneti.



Tutto vi respinge e vi strazia:

e se verrà per voi la morte

magra e fredda, il vostro cadavere

sarà disdegnato dai lupi.





 
Passeggiata sentimentale

 
Le grandi ninfee, tra i canneti, triste-

mente brillavano sull’acque calme.

Ed io erravo tutto solo in compagnia

della mia piaga sullo stagno in mezzo

al saliceto dove vaga bruma

rammemorava un latteo alto fantasma,

a disperarsi e a piangere con gemiti

da alzavole che con le ali si chiamavano,

battendole, in mezzo al saliceto

ov’io erravo solo in compagnia

della mia piaga;...





Jadis et Naguère

 
Come un amore ancora indefinito

la molle forma delle colline sale

e la nebbia che dai borri ci trasale

pare uno sforzo a uno scopo riunito.



E tutto, come un cuore, come un’anima,

come un verbo di amore verginale

adora, si apre in estasi e richiama

il Dio clemente a salvarci dal male.






 

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