venerdì 25 gennaio 2013

"I RISVOLTI DI COPERTINA" di RINA GAMBINI


I risvolti di copertina
di
Rina Gambini
 

I frequentatori di librerie non attribuiscono eccessiva importanza ai risvolti di copertina, ma gli editori sanno bene che hanno la funzione di invogliare il possibile lettore all’acquisto del libro, in quanto vengono letti, se pur sommariamente, da coloro che si accingono a sceglierne uno. Pertanto, il risvolto deve avere il pregio di essere convincente, coinvolgente e allettante, e proprio per questo richiede l’esperienza e la capacità di uno scrittore smaliziato.  Il risvolto di copertina può essere metaforicamente definito la porta d’ingresso alla lettura, lo strumento capace di interpretare, commuovere, raccontare, sedurre, e naturalmente incuriosire chi deve operare una scelta.
Negli anni della grande editoria, quelli dal 1960 al 1980, i risvolti di copertina venivano affidati a illustri letterati, che si prestavano a tale incarico, consapevoli che da esso dipendeva spesso la fortuna del libro, ed anche dell’editore. Ne è nata una sorta di arte funzionale, ma non per questo meno importante, non frutto di improvvisazione, ma che richiede una specifica tecnica
Si hanno casi eclatanti di illustri scrittori ed intellettuali che si sono dedicati a questa “arte” misconosciuta. Per esempio Elio Vittorini, che curò le bandelle della collana “I Gettoni”, da lui diretta. Lo stesso Vittorini lavorava con estrema attenzione, mai soddisfatto, ai suoi risvolti, perché voleva essere chiaro, preciso, e soprattutto rispettare la sua idea di letteratura. Egli si era reso conto ben presto che quello spazio vuoto, che doveva essere riempito da un breve testo, poteva avere una funzione molto importante nel triangolo ideale tra editore, scrittore e lettore, una funzione mediatrice. E probabilmente fu proprio lui l’iniziatore autorevole di questo genere di scrittura di servizio, qual è appunto il risvolto di copertina. Vittorini cercava sempre nuovi narratori, linfa giovane e vitale per le lettere contemporanee, sperimentali e neorealiste: lo affermava in ogni occasione, compreso in qualsiasi risvolto di copertina gli capitasse di comporre. Tanto più che di quello spazio aveva colto la posizione strategica, quella che appare alla prima apertura del libro, e da ottimo comunicatore qual era ne ha sfruttato le potenzialità anche per diffondere le sue idee, come si conviene ad un intellettuale di rango.
Con lui, ad intuirne il peso, fu l’editore Valentino Bompiani, nei primi anni Quaranta.
I risvolti di copertina erano importantissimi. Lo zio Valentino e Vittorini, mio maestro, ce li facevano riscrivere un numero infinito di volte. E sempre all’insegna di uno slogan che insieme avevano coniato: ‘un occhio allo scrittore e un occhio al lettore’. Io ne ho scritti un numero notevole e tutti anonimi. Il periodo del risvolto firmato è venuto dopo, quando sono cominciati a cambiare i modi di fare i libri. Oggi c’è meno acribia, meno precisione.” Il ricordo, e la puntualizzazione, è di Silvana Mauri, che fin dai suoi diciassette anni ha lavorato alla casa editrice dello zio, Valentino Bompiani, accumulando una straordinaria esperienza editoriale, che ne fa la memoria storica dell’industria culturale italiana.
Altro caso importante è quello di Italo Calvino, che per Einaudi scrisse i risvolti di libri che ebbero un inimitabile successo: per esempio, dei libri di Alberto Arbasino, di Carlo Cassola, e ancora di “Il giardino dei Finzi-Contini” di Giorgio Bassani, di “Matrimonio di provincia” della Marchesa Colombi, e molti altri.  Questi risvolti, tecnicamente ineccepibili, avevano il pregio inimitabile della sinteticità e della colloquialità, in quanto Calvino usava un tono amichevole nei riguardi dell’eventuale lettore ed acquirente, che spingeva alla scelta. C’era anche una buona dose di astuzia, come quando per il romanzo di Raymond Queneau, “Zazie nel metrò”, paragonò implicitamente la protagonista all’immortale Lolita, mettendo sullo stesso piano le inconsistenti avventure di Zazie con quelle ben più significative dell’eroina di Nobokov. 
“Raccontare ma non troppo, piuttosto alludere”, dice Elisabetta Sgarbi, responsabile, fra l’altro, della narrativa straniera della Bompiani. “Il primo obbiettivo è catturare l’attenzione del lettore che con il risvolto deve percepire la natura del libro. Per questo, il risvolto deve mimetizzarsi al testo stesso, anticiparne spirito, stile e linguaggio. Deve sedurre, deve evocare più che dire, pur nella chiarezza dell’esposizione. E anche per questo il risvolto firmato mi piace. E poi dà valore aggiunto al testo. Un firma autorevole non viene concessa facilmente. Così come ricorro volentieri ad altri apparati paratestuali, a giudizi già dati da persone o giornali autorevoli, purché siano in forma breve, sintetica. Danno al lettore l’impressione che un autore sia già caro a qualcuno. Creano una sorta di familiarità.”
Dobbiamo dire che ogni casa editrice ha un suo stile, una sua idea di come deve agire il risvolto. Prendiamo ad esempio la Adelphi, la cui impronta è altamente riconoscibile. Con una sorta di retorica stilistica e compositiva, il risvolto di un libro adelphiano ha un tono imperioso, talvolta enigmatico e di difficile comprensione, che si giustifica con quella qualità di cui ormai l’editore ha convinto molti lettori. La fama raggiunta impone al lettore una linea che ha acquisito prestigio nel tempo e non tiene conto delle necessità variegate del pubblico, pertanto ne derivano risvolti fortemente critici e oscuri, per addetti ai lavori.
La casa editrice  Sonzogno, come afferma il suo direttore editoriale Ornella Robbiati, ha scelto invece la linea della chiarezza, probabilmente facilitata dalla tipologia dei romanzi che pubblica. La Sonzogno, infatti è un marchio popolare per tradizione, che propone, per lo più, narrativa straniera di intrattenimento. “Credo che i risvolti siano fra gli elementi decisivi per l’acquisto di un libro”, sostiene la Robbiati “Per cui dev’essere fatto ad uso del lettore. Deve raccontare il plot, sia pur non fino in fondo, con scrittura chiara ed equilibrata, che non ecceda nei superlativi. E con un’idea critica sul romanzo, ma scritta semplicemente.”
Ci sono, poi, gli autori: non sempre i risvolti scritti da altri li entusiasmano, così, se sono abbastanza famosi, li rifiutano e fermano la stampa, o li riscrivono di persona, altrimenti si logorano dalla rabbia quando sono già stampati. Accadde a Beppe Fenoglio proprio per un risvolto scritto da Vittorini, che si risentì a tal punto da abbandonare la Einaudi, ed accadde a molti altri, che non si riconobbero nella breve critica che “snaturava” il contenuto.
Ma questa è una storia che esula dall’argomento: resta il fatto che i risvolti di copertina sono delle piccole pietre preziose di un “genere letterario” minore, che, se scarsamente considerato dalla critica, deve essere rivalutato dal pubblico.
Non a caso se ne sono occupati numerosi studiosi del genere, tra cui Cesare De Michelis con “I risvolti dei Gettoni di Elio Vittorini”, pubblicato da Scheiwiller nel 1988 e “Il libro dei risvolti”, curato da Chiara Ferrero per la casa editrice Einaudi, pubblicato nel 2003.

 

 

3 commenti:

  1. Mi trovo in piena sintonia con quanto affermato da Rina Gambini in merito all’enorme importanza culturale del risvolto di copertina. Si tratta di un lavoro critico di particolari valenze creative, dove, a mio parere, non si è chiamati ad emettere giudizi di merito, ma ci si dovrebbe limitare a registrare il fenomeno letterario in sé, fotografandolo come un’emergenza spontanea, un’ineludibile esigenza della cultura e della società. Per questo motivo, probabilmente, è preferibile che l’autore del risvolto di copertina resti anonimo e che i suoi lavori passino piuttosto come operazioni redazionali. Se nelle presentazioni critiche si parla dell’opera, nei risvolti di copertina – al contrario – è come se l’opera stessa fosse chiamata a parlare di sé. Franco Campegiani

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  2. Trovo senza dubbio stimolante l'intervento dell'amica Rina Gambini - scrittrice ed intellettuale di grande valore - sui risvolti di copertina. E' in effetti necessario fornire al lettore una traccia ma la stessa deve essere stilata da qualcuno che "se ne intende". Voglio dire che il curatore deve possedere non soltanto qualità di sintesi ma, e non meno, capacità critica, intendendo, con ciò, il dono non sempre comune dell'introspezione. Per quanto mi riguarda, soffermarmi sul risvolto è una delle prime cose che faccio prima di acquistare un libro. Mi trovo, pertanto, d'accordo con l'asserito di Elisabetta Sgarbi; anche per quanto concerne i valori aggiunti - autentico punto d'incontro fra autore, lettore ed estensore - di cui parla la responsabile della narrativa straniera della Bompiani.
    Ringrazio i cari amici, Rina e Nazario, per l'opportunità e li saluto caramente.

    Sandro Angelucci

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  3. Professore mi consenta di farle i miei più sinceri complimenti per l'attenta analisi che ci ha offerto. Mi occupo di editing -oltre che essere scrittrice, ghostwriter e poetessa, amica della bravissima Ester Cecere che mi ha segnalato questo sito decisamente interessante - e sono assolutamente convinta che i risvolti di copertina siano un elemento di assoluto rilievo nel contesto di un libro. Quando ci si reca in libreria gli scaffali mostrano un'infinità di volumi: quale scegliere? Preso un libro tra le mani, ci faremo un'idea di quel che ci aspetta proprio prestando la massima attenzione al titolo, al nome dell'autore (se noto), alla copertina, alle informazioni contenute nei risvolti. Ed è per questo motivo che nulla va lasciato al caso (o all'improvvisazione).Come dire? Un bel biglietto da visita, ben realizzato e che fornisce le informazioni con estrema precisione, sicuramente è un valido presupposto per farsi conoscere ed apprezzare al meglio!

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