giovedì 8 maggio 2014

R. MESTRONE LETTURA DI "IN TARDA STAGIONE", DI T. MARIANI


Robero Mestrone collaboratore di Lèucade



IL FASCINO DEL SONETTO 
alcune riflessioni poetiche leggendo 
       


Tullio Mariani : IN TARDA STAGIONE

Edizioni Helicon - marzo 2014 pag. 80

€. 11,00



A cura di Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade

“Roberto, sarebbe un onore e un privilegio avere la tua sincera opinione sul mio modesto lavoro”.
Con queste poche parole Tullio Mariani mi invita alla lettura dei suoi versi inseriti nella silloge In tarda stagione, stampata lo scorso marzo sotto l'egida delle Edizioni Helicon.

Sottotitolo: Quarantacinque sonetti e un canto di viaggio.

La prefazione del comune amico Rodolfo Vettorello – accurata, sapiente e circostanziata – toglie molto spazio a riflessioni accademiche che anch'io avrei voluto condurre. 
Sul profilo letterario dell'autore desidero premettere che Tullio Mariani io lo ritengo uno dei più sensibili ed estrosi cultori viventi del sonetto.
È consapevole del suo destino di poeta: comporre versi è come esporsi a nudo, e in questa veste monda – da limpido cantastorie con l'umile strumento della penna – riesce a districarsi nella “gabbia metrica” dei quattordici versi con la destrezza di un funambolo, permettendosi anche licenze e varianti a dispetto dei canoni classici.
L'enjambement è il suo punto di forza: lo sa adoperare con impareggiabile maestria ed elegante disinvoltura, così da annullare il ritmo cantilenante che la prosodia, col rispetto costante delle accentazioni, impone alla breve espressione metrica in endecasillabi.
Ma la perizia di Mariani espressa nella tecnica versificatrice rappresenta solo la parte emersa del suo iceberg di ingegno.
Le sue liriche si apprezzano e si fanno amare soprattutto per il vigore emotivo che sprigionano, per la veemenza dei sentimenti covati in un cuore che piange assistendo alla morte di un albero. L'incuria, l'insipienza e l'ignoranza umana spesso ghermiscono con avventatezza il pugnale del boia per fare scempio della natura: a uccidere una storia basta poco...
Cogliere le pulsioni interiori che lo animano leggendo i suoi componimenti è impresa facile: saltellando dalla prima sezione (Amicizie e affetti) all'ultima lirica (Tutto qui)  scopriamo i punti cardine che sorreggono l'impianto lirico dell'opera: l'esaltazione dell'Amicizia, quale rimedio per continuare il gioco di passato e di presente che tiene unita l'umana specie, e il conforto di scriver versi, valido aiuto per non soccombere alla vita e àncora di salvezza per il vascello dei sogni.
Qui non ci si limita ad accarezzare con dolcezza le ali della nostalgia.
Nelle strofe che conservano ricordi deboli e distanti di antiche storie, sogni andati e perdute lotte, si cela la zampata del verso leonino pronto a difendere con tenacia – dalla vacuità del nuovo oggi... senza alcun sogno, senza alcun rimedio – l'orgogliosa scorza di rughe e cicatrici.
È questa la missione del poeta: esaltare i valori che da sempre cementano la saggezza dell'uomo e difendere l'universo dimenticato delle piccole cose: il soffio amico del vento tra le spighe, l'odore del fieno, un tramonto scenografico, il rintoccare delle campane al vespero.
Dovrei ancora riempire fogli interi con commenti alle strofe che ho divorato con l'affetto e il trasporto del lettore entusiasta del Bel Verso. Vorrei trasmettervi l'emozione da groppo in gola nell'incontrare un Albatros di cui Baudelaire andrebbe fiero, oppure disquisire su alcuni sottotitoli di liriche dedicate a Manuel Machado, a Luciano Erba o Amado Nervo.
Ma ancora non basterebbe a delineare in maniera esaustiva la poetica dell'autore.
Vi invito quindi ad avvicinarvi al libro e scoprirne le meraviglie che cela.
Non mi coglierà lo stupore se verrete a confidarmi le vostre emozioni, dopo la lettura.  Alcune volte io e Tullio ci siamo dilettati nel recitare – l'uno all'altro vicendevolmente – le poesie che più ci stavano a cuore... i frutti più preziosi del nostro albero chiuso in petto.
Non ridete se vi confesso che dagli occhi di entrambi è scesa qualche lacrima.
Ma quel breve pianto ci ha allargato i cuori. Succede. È un prodigio della Poesia suscitare   commozione profonda.
Voi, se vorrete, fatene un viatico di questo libro.
Spesso, sotto le vesti di un poeta, si cela l'anima di un maestro di vita.

                                   Roberto Mestrone

3 commenti:

  1. Grazie a Tullio Mariani, che conosco di fama e, purtroppo non di persona e
    al caro Roberto Mestrone, che attraverso le sue parole vibranti di esperienza, di tecnica e soprattutto d'amore, passa il testimone, sollecitandoci a leggere
    la magnifica creatura del Poeta! Un abbraccio a Roberto, all'adorato Professor Nazario e un saluto ammirato al grande Tullio Mariani,
    Maria Rizzi

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  2. Fu il pudore, Roberto,
    che mi proibì d’essere il primo
    a commentare chi di me ha parlato,
    la persona che stimo
    e che mi ha valutato
    oltre ogni mio valere, ogni mio merito.
    Se hai apprezzato la mesta mia poesia
    grazie Roberto, e grazie anche a Maria.

    Tullio

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  3. In queste riflessioni di Roberto Mestrone si avverte, al di là di una sicura competenza metrica (non ingabbiata, però, ma aperta alle varianti, alla modernità "così da annullare - cito testualmente - il ritmo cantilenante che la prosodia impone" al genere espressivo). Si nota - dicevo - l'emozione, il "groppo in gola" di un'empatia verace e profonda che lo lega all'autore: quella commozione che, sola, può nascere dal miracolo della poesia e coniuga ineguagliabilmente stima ed amicizia.

    Sandro Angelucci

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