lunedì 21 novembre 2016

A. VINCENZO MAURO LEGGE: "DIMMELO TU" DI LORENA TURRI


Lorena Turri, collaboratrice di Lèucade




ALFONSO VINCENZO MAURO LEGGE “DIMMELO
 TU”, POESIA INEDITA DI LORENA TURRI

La lettura delle dinamiche esistenziali e sentimentali, lungi dal tradursi in una mera lamentazione, viene filtrata attraverso una (auto)analisi capace di coglierne nuovi e sorprendenti aspetti nascosti grazie anche e sopratutto all'utilizzo di sapienti figure retoriche. Gli inaspettati accostamenti semantici, frutto di un attento studio linguistico, stilistico e psicologico, produce quel lieve straniamento onde sempre la vera poesia dovrebbe astrarci dal reale, demistificandolo e mistificandolo insieme.
I rimandi meteorologici (notte, ghiacciate, nebbia, calendari, estate), pregnanti chiavi di lettura, suggeriscono una impossibilità del compiersi delle aspettative tanto più spiazzante quanto più è automatico gli inverni si facciano estate. Quasi un climax molto ben dipanato.
La reificazione (corda lunga delle attese, notte [...] coperta corta, cassetti [...] del sogno, calendari delle assenze) permette di giocare con i massimi sistemi conservando un'atmosfera intimistica, un'audace timidezza; situazione antitetica a tutto giovamento di un'atmosfera combattuta come il contenuto, in cui il timore dei rapporti interpersonali digerisce però sé stesso e si fa amara esortazione, compiuta, compita e sospesa insieme. Come l'attesa a un telefono che dovrebbe suonare.
Gli endecasillabi sciolti dalla varia prosodia (quest'ultima fondamentale attenzione di chi voglia servirsi di questo verso) e ricchi di inarcature sapientemente si confanno a contenere il tutto, il quale, anzi, non potrebbe meglio incastrarsi.
Quindici versi contengono una intera fenomenologia: questo, infine il sommo pregio del componimento, non stanco esercizio accademico, ma rimarchevole concentrato di vissuto ed esperienza.


Alfonso Vincenzo Mauro


DIMMELO TU

A camminare sulla corda lunga
delle attese, sprecati vanno i giorni;
la notte si riduce a una coperta
corta, trapunta di lune inclementi
che sfilaccia nell'alba su mattine
assolate soltanto nei cassetti
più recessi del sogno. Inevitabile
l'insistenza di lacrime ghiacciate
dal tempo scontornato nella nebbia.
Dimmi tu se una qualche via d'uscita
si può ancora trovare, se uno squarcio
vale sui calendari delle assenze.
Dimmelo tu, che di me devi avere
solo un vago ricordo e non t'aspetti
l'estate dal telefono che squilla.

Lorena Turri




7 commenti:

  1. Ringrazio il professor Pardini per il bello spazio che sempre offre a poesia ed approfondimenti.
    Alfonso Vincenzo Mauro

    RispondiElimina
  2. una poesia stupenda, scritta con l-anima,con l-esperienza di una vita e con gli strumenti che da' una perfetta padronanza della tecnica, Grande il commento di A.Mauro.

    RispondiElimina
  3. La poesia di Lorena Turri è sempre intensa, ricca, coinvolgente. La Turri è tra i pochi poeti che amo e che mi trasmettono emozioni e meraviglia (per l'uso sapiente del linguaggio ma anche per la vita che con esso si esprime).
    Bellissima la rece Di Mauro!
    Maria-Grazia

    RispondiElimina
  4. Tecnica perfetta, ottimo il linguaggio,connotato da felici metafore, elevata l'ispirazione. Lorena è una grande!

    RispondiElimina
  5. Da parte mia devo innanzitutto ringraziare il professor Nazario Pardini per la sua sempre generosa ospitalità e Alfonso Vincenzo Mauro per la precisa ed esaustiva lettura che dimostra le sue notevoli capacità critico-interpretative.
    Ringrazio inoltre la professoressa Lidia Guerrieri (anonima per dimenticanza di firma), Maria-Grazia Bevilacqua e il professor Vittorio Verducci (anonimo idem per aver dimenticato di firmare) per le belle parole che mi hanno riservato.

    Onorata!

    Lorena Turri

    RispondiElimina
  6. Non so se nei tormenti dell'anima "una qualche via d'uscita si può ancora trovare". Lorena intinge la propria penna in un miscuglio di lacrime e delusioni ma con quell'inchiostro riesce a dipingere sul foglio limpide sensazioni di rara intensità: la Parola si fa Voce (del Cuore), il Verso è Desiderio (di Riscatto), la Poesia è Nostalgia (d'Amore). Freud asseriva: "L'essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare". E quando quel bisogno superiore vien meno, "... sulla corda lunga delle attese, sprecati vanno i giorni.". Condivido appieno le lucide e precise illustrazioni "tecniche" di Alfonso Vincenzo Mauro e unisco le mie lodi per Lorena a quelle degli altri amici commentatori.
    Roberto Mestrone

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Roberto, per essere passato da qui a leggermi. Forse la via d'uscita ai tormenti dell'anima è proprio quella "Parola che si fa Voce (del Cuore) e ci permette di essere amati (magari da un lettore che sa ascoltare quella voce.
      Un abbraccio.

      Lorena

      Elimina