sabato 7 settembre 2019

GUIDO MIANO EDITORE: "QUANDO FINISCE LA LUCE" DI FRANCESCO TERRONE


Rossella Cerniglia legge:
QUANDO FINISCE LA LUCE” 
di FRANCESCO TERRONE
Guido Miano Editore, Milano, 2019
mianoposta@gmail.com


Quando finisce la luce, titolo della più recente raccolta di versi di  Francesco Terrone e, al contempo, verso che chiude la prima poesia della raccolta, ha forse nell’autore, il senso più ampio, della delimitazione di un’esistenza o di una stagione di vita, vissuta, in questo caso, all’insegna dell’Amore. Un amore grande, maiuscolo, che tuttavia risente di una fondamentale precarietà, un amore che si alimenta di dubbi e di speranze, e conseguentemente di tormento. A volte di un dolce tormento.
Un senso di sfiducia e di amarezza pervade, infatti, l’intera silloge e, in contrappunto, si mostra e vi si declina una struggente voglia di vivere la vita in tutte le sue manifestazioni, ma naturalmente insieme alla donna amata, ché altrimenti non sarebbe vita, autentica vita, ma angosciosa solitudine e nullificazione.
L’amore è sempre minato alla base dal timore dell’abbandono, della perdita: “Come l’aria / fuggi dalle mie braccia / come il vento / rapisci i miei pensieri...” (Brividi d’amore) ed è un sentimento che ha dimensione animica e talvolta un’apertura cosmica: è fusione col Tutto, è esperienza panica che si nutre di speranza “... Conteremo senza tempo / notti e notti / di caldi speranze” (Il vento canto dell’amore), a volte anche di disperata speranza “Mandami un po’ di sole / in questo grigiore di luce e parole” (Amo te) che lo spinge persino ad elemosinare un briciolo di sentimento dalla sua donna: “Come mendicante / ti chiedo un abbraccio / come uomo / ti chiedo amore!” (Speranza d’amare).
Sono rintracciabili, tra queste pagine, come acutamente nota Nazario Pardini nella sua prefazione, le schermaglie amorose che connotano l’eros catulliano: amore e odio, passione e allontanamento, con l’intimo tormento che mina l’anima alle radici. Perché l’assenza della donna amata è essenzialmente solitudine, mancanza di senso tra le cose: “Mi dispiace quando mi lasci solo / a guardare il sole / e parlare / con il profumo delle rose / piene di spine” (La rotta dei sentimenti).
Nell’immagine della sua donna si condensa infatti l’intero mondo, la sua vita e bellezza, ed è questo il senso di un volere spaziare, correndo dentro lo sguardo di lei, come “un cavallo matto” su una immensa prateria.
Una passione dolce e amara che si consuma ed esprime talvolta in toni esacerbati: “Non vedi, non senti / che il mio cuore ha bisogno/ di ascoltare e sentire / l’armonia della tua vita?” (Anima senza cuore). Un sentimento, sempre agognato, che sembra mettere al mondo il poeta, e un sorriso -quello della sua donna - che sembra regalargli il diritto all’esistenza: “Adesso, se puoi, sorridi. /  Sorridi e fammi sentire la forza della vita” (Respira). Questo, il tema centrale - vibrante di tutte le note degli avvicendamenti del vivere - che trova spazio in queste pagine insieme al pathos delle incertezze, delusioni, dubbi, desideri e conflitti amorosi.

Rossella Cerniglia

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