sabato 7 dicembre 2019

LAURA BARONE: "INEDITI"



Laura Barone,
collaboratrice di Lèucade

UN VERO POETA?
L'ho capito da molto, dovrei fare citazioni,
indifferenziare emozioni.

De Saint Exupery è ormai un melenso inflazionato
ma l'essenziale resta sempre invisibile agli occhi.

Anch'io ieri ho finito di rileggere "Niente e così sia".
La vita di Oriana era il mio sogno, ne ho visto l'incubo.

Mi servono nomi strani, di eruditi.
Dovrei farmi consigliare da Beckett
di "non sense" se ne intende, ma è morto.

Anche la metafisica è morta, Amen,
non andrò al suo funerale.

Sento il puzzo della boria,
ho bisogno d'aria fresca.
Senza TV, nè certezze, preferisco coltivare dubbi.

Il pensiero è contaminato
da gabbie d'oro monoposto.
Ci hanno rinchiusi definitivamente
e il becchime fa pure schifo.

Per chi scrivere non lo so,
se non per me e per chi non s'allinea .

VADO O RESTO?
Tra un condizionale di Pedro Salinas
e un futuro profetico di Bukowsky
lascio scivolar lente parole.
Tanto non serve a nessuno il vento
e neppure quel che sento dentro.
Apro il rubinetto e l'acqua calda,
riempie fino al bordo il lavandino.
Sul comodino rimane un libro,
aspetterà, ho le mani calde
e voglia di lavar via il silenzio
che scende con la nebbia in città.
Manca il respiro
quello che collega le distanze
e ritarda la morte del pensiero.
La signora che interrompe i giorni
ha falciato l'ultima speranza

vado,
resto,
vado,
resto,
vado,
resto.

Rifarò ancora un viaggio a ritroso
un pellegrinaggio di ricordi
nell' aridità di quello che ora è un sogno
che non potrei sognare.


IL RUMORE DELLA SERRATURA
L'attesa era fatta
di scarpette di velluto
e di grembiulini bianchi
in fila sul pavimento verde.
Da lì, Maria Bambina,
osservava i sorrisi bonari
e le ombre d'anima
regalate dalle suore.

L'attesa restava immutata,
immobile sul balcone
tra i vasi di garofani dei poeti
e le dalie appassite dall'inverno.

Mi resta ancora quel ricordo
della nebbia rossa.
e il rumore secco della serratura,
che traduceva l'attesa in gioia.
I piedi si staccavano da terra, ed io volavo in cielo.
Ma una sera volasti solo tu
nel paradiso di chi lascia su quest'atomo maligno,
inutili braccia tese verso il nulla.



Nessun commento:

Posta un commento