martedì 7 settembre 2021

NAZARIO PARDINI: "MAMMA"

 MAMMA


Mamma. Ma tu sei stata giovane?

Hai baciato mio padre nel tempo dell’amore?

Oppure hai conosciuto solo la miseria

senza poter  distrarti dai giochi della vita?

Le memorie fanno male,

ora che vorrei averti qui per riparare.

Ricordo quel giorno che arruffavi nella mota

con tre balle di spinaci

per raccattare i bicci per il pane.

Ma ricordo anche

il giorno di San Ranieri,

la tua mattata di portarci a Pisa.

Si mangiò torrone e cioccolata.

Come eri felice quel giorno sul prato.

Eravamo piccoli noi figli,

ma tu inventavi la forza del coraggio,

lo spirito del nulla, e ci ridevi sopra.

Guardo una tua foto, da  giovane,  

ma l’hai avuto il tempo di pettinarti?

Di farti bella per mio padre?

Hai indossato il vestito nuovo della festa?

Sei andata in città a vedere le vetrine?

Hai mai acquistato il vestito che sognavi?

Ho solo il rimorso più grande, sai,

quello di non averti baciato assai

e di non avere spento la tua gelosia

 verso la donna che mi volle accanto. 

Quella gelosia che ora capisco:

il bene più grande di una madre.

Quanto fanno male le memorie!

12 commenti:

  1. Una carezza tra due anime che commuove. Il dialogo del nostro Poeta con la mamma, composto di domande d'amore, lontane anni - luce dalla retorica, dimostra che non si canta per avere una risposta, ma perché si ha una canzone. E purtroppo la maggior parte di noi vive dimenticando di dare voce alla musica che ha dentro. Il Vate sceglie sempre le strade difficili e coraggiose. E vince il dolore delle isole del ricordo pur di esprimere note calde di rimpianti e di rimorsi, che in fondo sono di tutti. Di certo la madre, più che amare il figlio, si ama nel figlio. La storia della nostra esistenza nasce dal grembo e al grembo torna. Non si smette di essere figli e di porsi i quesiti che il Nume Tutelare esprime accorato. Sua madre lo ascolta, lo accarezza come un tempo, lo rasserena e gli risponde: solo a lui è dato il privilegio di sentirla. Molto più di una Poesia, una pagina struggente di vita. Grazie, Maestro. Sei il Faro. Ti voglio un bene infinito.

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  2. Questo ritratto di mamma appartiene molto più alla memoria collettiva che alla storia privata dell'autore che l'ha scolpito, senza nulla togliere alle valenze intime che indubbiamente esso ha nell'animo del suo autore. Siamo di colpo riportati all'età contadina, al tempo della vita grama, quando la sofferenza e la gioia marciavano insieme ed erano strettamente connessi tra di loro nella vita umana. Quanta pena e quanto vigore ci giungono da questo ritratto di donna pronta a sacrificare alcuni tratti della propria femminilità (quelli più frivoli e superficialmente attraenti) in favore dei tratti femminili più vitali e profondi, legati alla maternità e alla continuazione della specie!
    Franco Campegiani

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  3. RICEVO E PUBBLICO
    Carissimo Nazario, ho letto e riletto nel corso del pomeriggio la tua bella lirica dedicata alla memoria della mamma. Il testo mi è molto piaciuto, e, conoscendo la tua produzione poetica, ho riconosciuto in esso lo spirito profondo della tua opera, la sollecitante, viva materia autobiografica, la disposizione abituale all’approfondimento delle situazioni in chiave esistenziale, l’unione di sensibilità e cultura. Mi congratulo con te; il tema è tradizionale, ma la tua elaborazione è interessante e nuova per il vibrante accento personale. Un’ultima osservazione: alla fine del quarto verso era previsto il punto interrogativo? Un caro saluto da Floriano

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  4. Carissimo Nazario, non si può leggere questa poesia senza trattenere le lacrime per la commozione che generano le parole di un figlio devoto e amorevole. Questi tuoi versi sono baci sulle mani di una Mamma che antepone la sua vita a quella del marito e quella dei figli. Versi che baciano le guance di una donna che rinuncia alla femminilità nel bisogno di donarsi di accudire la vita della famiglia. Versi che gonfiano gli occhi e sgorgano dal cuore partecipi di un modo di vivere che appartiene al passato collettivo, delle nonne delle mamme che portavano il peso delle case nelle loro mani, nelle loro braccia spezzate dal lavoro ma mai stanche di abbracciare e di benedire l'amore dei figli e del marito. La poesia si fa grembo di emozioni trasforma le visioni di una foto in un sogno poetico, un sussultare emozionale che avvolge di luce la memoria. Una madre che vive nell'inconscio e si incarna nelle parole, nel ritmo sincopato di accenti fonetici e scarti verbali di alto valore figurato articolati con maestria per l'elevata resa linguistica ed espressiva del testo. Una poesia che si sviluppa in un crescendo e conduce all'altare dell'amore filiale, nel quale il fanciullo, guidato dalla luce materna, si innalza nella sommità del suo poetare e guarda l'orizzonte dove sulla soglia dell'infinito vede la figura eterna di una madre che si fa figlio e un figlio che diviene madre. Il verso finale esprime tutto il proficuo travaglio che le memorie alimentano nel tentativo del poeta di ricongiungersi con l'aurea materna in un abbraccio di luce lacerante ma rigenerante con i suoi mille baci. Una lettura di un testo immenso che ravviva il desiderio di abbracciare un poeta immenso.

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  5. RICEVO E PUBBLICO

    Amico carissimo, La lettura della tua lirica, struggente in ogni suo verso, mi ha provocato un turbinio di emozioni e i miei pensieri si sino accavallati nel mio intimo sentire, incapaci di essere trasformati in parole che, a mio avviso, sarebbero apparse essere, quanto meno riduttive nel valorizzare i tuoi versi con i quali hai pennellato, con i colori dell’amore pregni di emotiva sensibilità, attimi di ricordi che ho ritrovato essere esatto specchio dei miei, e se questi ricordi, come affermi, possono far anche male, tu hai composto “ Il tuo inno alla gioia”. scritto con il cuore sullo spartito dell’amore per chi hai amato, riamato.

    Lino D'Amico

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  6. Quello che mi colpisce profondamente in questo testo poetico di Nazario sono i punti di domanda. Si, perché sono certo che negli interrogativi che il poeta pone alla mamma, e a se stesso, Nazario si chiede - e le chiede -, in fondo, se in questa vita facciano più male le rinunce o i ricordi.
    E, alla fine, si ritrova a constatare che il rimorso suo più grande è quello di non averla baciata assai la propria madre, di non averle potuto dimostrare ciò che adesso sente di avere capito. Troppo tardi? No, non per la poesia: non è mai troppo tardi per la poesia.
    Questi versi sanno dire quello che non riusciamo a dire in una vita intera; sono musica dell'anima che ricorda e non lascia nulla di intentato.
    Così - tra l'arruffare "nella mota / con tre balle di spinaci / per raccattare i bicci per il pane" e "la mattata di portar(lo) a Pisa" la mamma è ancora viva.

    Sandro Angelucci

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  7. Questa non è una poesia come tante (anche del Prof. Pardini)questa è una gran lode, un puro canto alla propria genitrice consapevoli come si è, specie nell'età avanzata,del valore inestimabile che ha questa figura nella propria vita biologica ché nella propria esistenza dall'inizio e fino a quando non viene meno; per quell'amore, ed è il caso di dirlo, senza limiti che diviene, giorno dopo giorno sacrificio, rinuncie, ansie inalienabili e apprensioni costanti sfocianti immancabilmente nell'annullo di se stessa per quell'essere che ha generato. Il Prof. Pardini , da par Suo, vuole ed ha ricambiato tutto quell'amore profusogli dalla stessa durante l'esistenza e lo fa in modo accorato,confidenziale ed intimo a tal punto, nel ricordo, di tornare bambino per farle le domande più spontanee e forse inopportune per un bimbo/figlio. Infatti il componimento è ricco di interrogativi che forse non saranno mai esauditi se non quando sarà, a sua volta, genitore. Pasqualino Cinnirella

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  8. RINGRAZIO GLI AMICI PER AVERMI FATTO DONO DI COMMENTI AMPI E PROFONDI; SCHIETTI E SENTITI CHE MI HANNO TURBATO PER LA LORO FORTE EMOTIVITA'.
    nazario

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  9. Nazario Pardini è un poeta imprevedibile.
    Questa "scultura" liricamente materna evoca memorie curiose e "misteri" genitoriali irrisolti.
    Pisa di San Ranieri si identifica nel coraggio di una giovane donna che trasmette "domande" senza risposte e partecipa all'incidere dei sentimenti sull'immagine "macro" vissuta in "micro" segmenti di gioie e dolori senza colpe.

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  10. Di mamme ce n'è una sola e l'amore di una madre per un figlio è il più grande che possa esistere.
    È certo che la Sua mamma, caro professore, abbia amato, baciato e sorriso al Suo papà. Così come è certo che abbia indossato il vestito più bello per lui e per voi figli.
    Quel vestito era il vestito dell'amore, l'amore che solo una madre può avere.
    Nessun mmal di testa! A quei tempi non c'era alcun mal di testa e le mamme d'una volta, nonostante l'immane stanchezza, avevano sempre un sorriso o una carezza per i propri figli ed il proprio marito.
    Non oggi!
    I tempi sono cambiati e lo hanno fatto talmente in fretta da far dimenticare coccole e rispetto.
    Beato tra gli uomini, Lei ricorda e incita gli altri a ricordare quanto fosse indissolubile e indispensabile il legame familiare.
    Beato per ciò e per quanto ha vissuto pur avendo subito l'inevitabile gelosia d'una Suocera perché, prima di esserlo, era stata giovane anche Lei ed aveva subito la gelosia d'un'altra suocera.
    Grazie Professore dall'animo gentile e cortese.

    Josye Traulcer

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  11. RICEVO E PUBBLICO

    Buongiorno Nazario,

    l'osservazione posta da Floriano è solo letteraria e senz'altro egli ha tenuto in giusta considerazione il perchè lei, N.P., abbia usato il punto interrogativo. Il suo giusto uso, come Lei, Floriano ed io sappiamo, non è previsto nell'uso da parte del Poeta ma lo è nella logica del rispetto parentale.
    Perciò, riconoscendo la mia sensibilità in empatia con la sua, Nazario, penso che il punto interrogativo essenzialmente l'abbia voluto inserire per un riguardo nei confronti della sua cara mamma. Per ovviare al convincimento proprio dello stato di fatto narrato, poichè palesato pubblicamente.
    Nessuna sentenza richiamano i versi scritti bensì un'accorata ipotesi a salvaguardia della accettazione del vissuto materno da parte della cara mamma in tempi diversi dagli attuali, in spazi ristretti. In tempi in cui la genitrice poteva comunque concedersi delle gioie e concederle sorprendentemente e amorevolmente a voi.
    Storicamente parlando oggi Lei, Nazario, completa la sua partecipazione alla gioia che mamma esprimeva con semplicità nell'inventiva quotidiana del momento festivo, attribuendole il valore alto dell'amore materno anche nel sentimento proprio della gelosia.
    Complimenti.

    Con affetto,

    Fulvia

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  12. La percezione della figura materna, offertaci qui da Pardini, non è consueta né scontata. Qui il poeta, collocato in una dimensione affine, per qualche verso, a quella del fanciullino pascoliano, articola domande semplici ma profonde con innocente immediatezza e con spoglia e stupita sincerità; perché la vera poesia, in particolare quella degli affetti, è nuda e potente, tersa e scolpita, libera da ingombranti pastoie. Totalmente autentica e disvelante. Vale la pena di notare quanto il linguaggio qui usato aderisca ai sentimenti, esprimendoli con essenzialità e purezza. Proprio come fa Nazario, in questo suo cammino di memoria e di redenzione.

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