domenica 26 marzo 2023

Nazario Pardini legge " Sintomi Poetici " di Marisa Cossu

una navigazione in un mare di sin estetiche

 onde peregrine verso l’ isola della pace

 

Vento marino

“ Va dove vuole il vento e non dimora

 che in lati spazi aperti a sciolte briglie,

 talvolta in bianche valve conchiglie

 da cui la voce antica lieve affiora.

 Di canzoni e lamenti suona ancora

 l'eco delle sommerse meraviglie

 di alberate triremi e di flottiglie

 perse per sempre in fondo ad una gora;

 ma l'onda, con la voce sua sonora,

 tutto ricopre anche le ritte chiglie

e la sirena che adorna la prora.

 Esala il mare un sogno che svapora

e a sé traduce quelle meraviglie

 nel roseo cielo di una nuova aurora. “

 

Iniziare la mia esegesi sulla poetica di Marisa Cossu partendo dalla poesia incipitaria significa andare fin da subito nel cuore della sua poesia. Del suo canto, antico e moderno. Antico perché ripercorre le orme dei padri, moderno perché scopre gli input, i più intimi segreti,le problematiche più attuali del mondo umano. La poetessa apre la sua silloge con un sonetto di perfetta armonia petrarchesca. Il percorso di questo poema si snoda su un andare armonico e vitale, eufonico e intimo, sensibile e umano. Molti i temi toccati e tutti riportano alla vita e ai suoi marchingegni misteriosi : il sentimento, la passione, il memoriale,la rievocazione di tempi e luoghi dove l'io viveva arie di primavera, luce di soli abbaglianti e dove l’amore e il sogno alimentavano l’esistere. Tutto scorre liscio, franco, personale , e tutto è il ritratto di un’anima che posa su un vassoio d’argento la sue entità spirituale. È raro incontrare una poetessa che sa fare della vita un'opera d'arte e Marisa ci riesce affidandosi alla sua esperienza scritturale fatta di sinestesie e metafore, di iperboli che danno luce all’ insieme. Si tratta di un viaggio per mari infiniti, pieni di trabucchi e di scogli, dove è facile perdersi fra i pelaghi insaziabili. Ma la Nostra non si smarrisce, rìprende la rotta anche dopo avere sbattuto la barca; si affida ad una tavola scampata al naufragio e si dirige verso la sua isola di pace e di armonie. E là che trova la sua destinazione,là dove i sintomi poetici l'attendono pronti a reificare le sue malinconie, i suoi patemi, e le sue allegorie. La Cossu è alla continua ricerca di verbi e strutture ritmiche di raro valore sintagmatico. La parola si ampia o si restringe per seguire Ie emozioni di cui il testo è zeppo. Il sintagma, lo stilema, il complesso gioco morfosintattico sono lì a disposizione per concretizzare le rare fasi del dettato poetico. La varietà degli scritti della silloge ci danno la contezza del valore della poetessa che trova nei suoi plurali componimenti il sistema di farsi conoscere, di far conoscere la sua sapientia culturale e il suo magmatico mondo versificatorio. Dacché i vari testi della silloge, sono pronti a significare la grandezza di un'autrice polimorfica e plurale, la sua immensa capacità di incastonare verbi e sintagmi in versi di iconica valenza. Sbizzarrirsi nelle diverse forme poetiche non è da tutti, (rondò, sonetti caudati, sonetti elisabettiani, acrostici. ..) ma la poetessa con la sua chalance  prosegue nel suo cammino dando spazio signifìcante alle esplosioni del suo intelletto, sia che si tratti di un autunno melanconico e velato:

 

l'autunno

“ Vedi, l'uggioso Autunno si alimenta

 nell'aria sonnolenta

di voci e d'ombre sperse e soffocate.

 È pausa della,l’ira che rallenta

 nella stagione spenta

 tra foglie morte ed armonie velate.

 

 Cade l'oro del giorno in una lenta

malinconia che inventa

 nebbiosi abbrivi e musiche stonate;

 vedi mutare l'ora quasi stenta,

 la pioggia si lamenta

con voce roca per strade bagnate.

 

 E triste appare, dove già ricama

d'ombra la griglia trama di una fuga di sole, il cielo immoto,

 un disegno remoto,

una voce dall'alto che ci chiama.

 

E il volo degli stormi, unico moto,

sospiro dentro il vuoto,

 presagio dell’ inverno che proclama

 nell'esistenza grama

 la prigionia dell'uomo e dell'ignoto. “

 

sia che si azzardi a descrivere con dovizia di particolari la forma della pietra:

 

 La  pietra

 “Non può la pietra sciogliersi

 avere forma d'acqua, quando penetra

 nell’ima terra e provvida

disseta semi ed erba, e vita genera.

 

 La pietra è un corpo ruvido:

un cuore inaridito, sempre immobile,

 

 accovacciato e misero

 rimpiange il limo nero, da cui origina

 

un filo verde timido

 di una speranza, forse, che lo illumini.”

 

 o la sfuggevole voce dell'acqua:

 

Acqua

“Quel getto che zampilla dalla roccia

l'acqua sorgiva che costante sversa

 dalla gravina un rivo, da cui sboccia

 l'antica voce incatenata e spersa,

 

 corre veloce dove lignea broccia

 lo stringe con la forza più  perversa.

 Grande fatica unire goccia a goccia

 l'acqua che rugge e che riemerge tersa.

 

Rivolo stanco e memore del viaggio,

 rassomiglia alla stanza della vita:

sotto la terra dura perde il sole,

 

 ma continua la corsa dove vuole

 e cerca uno spiraglio, una ferita,

 che lo conduca a un provvido passaggio.”

 

 sia che si tratti dell'acqua che tanto rassomiglia alla stanza della vita nel suo cammino in uno spiraglio che la conduce a un provvido paesaggio.

 Ricco l'uso del vocabolario, ricchi gli intarsi di parole e suoni, di visioni e bucoliche immersioni, dove ogni termine trova la sua portata iconica e visiva. Tutto si fa significante e audace, tutto è importante  e necessario in questo Poema di grande portata epigrammatica. E' qui che l'anima della Marisa Cossu si disperde, lo fa nei marchingegni costruttivi dove trova casa, una casa accogliente che dà ospitalità ad un ingegno esuberante. Ma è forse nella poesia di chiusura che la poetessa trova palpiti lirici più immediati per abbracciare l'animo di chi legge. Poesia dove con riferimenti biografici esprime quella solitudine che condanna ogni poeta:

La Porta

“ Forse verrà di notte al capezzale

la tua sempre fuggevole presenza,

come solevi quando ero bambina

 e la luce spegnevi scomparendo

 dietro la porta scura della stanza.

Finalmente mi prenderai la mano

 protesa a te nel tremito nascente

 dalla mia stanza vuota, dal dolore

 bruciante dell'addio

 che chiuderà la porta.

 E non avrò potuto, come allora,

 dirti che t'amo e che mi sento sola. “

 

Una silloge complessa e armonica, plurale e polisemica, dove ogni parola ha un senso, ogni verso ha un suo connotato e dove la parola giusta nel verso giusto fanno di questo elaborato un insieme di forme poetiche in cui l'anima trova il suo posto.

Nazario Pardini

 

3 commenti:

  1. Maria Rizzi ha commentato su "Nazario Pardini Legge:" SINTOMI POETICI "DI Marisa Cossu"
    20 ore fa
    Il nostro Maestro si è confrontato con un colosso del lirismo contemporaneo e ha dato prova di tutte le sue capacità di esegeta e di lettore delle anime. Marisa ricama versi come pochi e il Nostro ha saputo cogliere le peculiarità del suo dire: "La parola si ampia o si restringe per seguire Ie emozioni di cui il testo è zeppo. Il sintagma, lo stilema, il complesso gioco morfosintattico sono 1ì a disposizione per concretizzare le rare fasi del dettato poetico. La realtà degli scritti della silloge ci danno la contezza del valore della poetessa che trova nei suoi plurali componimenti il sistema cli farsi conoscere, di far conoscere la sua sapientia culturale e il suo magmatico mondo versificatorio.". In effetti la Poetessa è raffinata, alla ricerca della perfezione, ma non perde mai di vista il dono della luce, la capacità di spalancare le ali e dì ergersi fiera sul mondo complesso e meraviglioso dei sentimenti. "Trova palpiti...", recita il Condottiero e io mi inchino di fronte a recensioni così perfette. Ringrazio Nazario e la cara Marisa e li stringo forte entrambi!

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  2. Carissimo Professore,
    fa bene al cuore ricevere i suoi doni, le sue parole cariche di sapienza e d’amore per la poesia, l’incoraggiamento a continuare sulla via della ricerca senza trascurare il lascito immenso della tradizione letteraria. Nulla è più confortante, gentile e significativo del pensiero e delle parole del Maestro versate nel viaggio del riottoso discepolo cui sono necessarie stimolazioni culturali ed affettive per sentirsi vivo, appagato nel miracolo della poesia. Accade che ci si senta spersi, privi di visione e sostegni sulla strada di una irraggiungibile armonia e di una intuitiva bellezza. E tutto ciò mi viene spiegato, caro e generoso Professore, dalla sua poetica, mio sostegno e guida non solo in un percorso estetico, ma soprattutto nello spessore valoriale, umano e civile dell’Arte letteraria. Non per caso siamo su Lèucade: “Hic manebinus optime”, con risolutezza e affetto. Grazie di cuore.
    Marisa Cossu

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  3. Carissima Maria,
    gioisco delle parole che con gentilezza e passione hai dedicato alla recensione del nostro Nazario Pardini, cuore nobile colmo di tutti i tratti distintivi di un letterato di elevatissimo spessore culturale dotato di straordinarie risorse di significazione poetica. Ti ringrazio con affetto e stima per il bel commento e per l’affettuoso pensiero. Un abbraccio
    Marisa Cossu

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