venerdì 20 dicembre 2024

Anna Vincitorio :" Il gabbiano "


 I tetti a più livelli delineavano semplici geometrie. Nudo l'intonaco di quell'interno e il rosso dei tegoli dava un senso di vitalità all'insieme. In alto di lontano il cupolone, le guglie quel nastro d'acqua che scorreva lento.

         Come ogni mattina, spalancavo la porta finestra e venivo aggredita dalla luce che fiottava in ogni direzione. Apro impaziente, velocemente perché da un po' di tempo sul tetto opposto si stagliava immobile un gabbiano. La mia mano gli faceva un cenno. Non credo potesse notarla. Per me una insolita presenza, preziosa nel suo silenzio.

         Mi pareva di avvertire il suo alitare. Talvolta appariva anche un gabbiano piccolo che poi scompariva oltre altri tetti.

         Dimmi, gabbiano, come mai qui?

L'acqua è lontana e ti sovrasta uno spicchio di cielo. Vorrei capire i tuoi pensieri. Ti considero un ascoltatore silenzioso. Cosa sono per te? Quando con rauche grida volteggi dispiegando le possenti ali, lanci un messaggio? È per me? Mi vedi, sola, mentre stendo il bucato. Macchie colorate sventolanti nell'afa di agosto. Tu non puoi rispondermi, ma io ti parlo. Sfilano anni ormai lontani, colmi di sogni infranti. Voci sperdute nel tempo. Allora, vive speranze che attutivano le maglie del silenzio. Aspettative per lo squillare del telefono. Una voce…

         Cerco di immaginare la tua vita; un mare lontano e tu che affondi vorace il becco su una preda. Le nubi scomposte dal vibrare delle tue ali. Sei qui, ora nella tua fiera immobilità. Cerchi qualcosa o qualcuno o aspetti?

Su un tetto vicino una terrazza, una vasca e acqua verde. Il tuo piccolo ha trovato un luogo dove bagnarsi e tu lo guardi.

         Non lo raggiungi. Per te necessità di spazi ampi, di voli lunghi alla ricerca del mormorio di onde fruscianti. Non ti basta il cibo, cerchi avventura e lo stridio degli uccelli migratori senza nome. La tua sete è libertà. Mi ricordo di un gabbiano che su una costa irlandese agguantò il mio panino. Lo trovai aggressivo. TU, no! Io voglio immaginare che mi guardi e mi parli: “Vedi, sono libero come te ma il prezzo è la solitudine”. Talvolta ritorni anche all'imbrunire. Con impazienza ti aspetto: sagoma stagliata su un cielo che si tinge di rosa. Poi spicchi il volo, le ali aperte in un gigantesco abbraccio.

         Non è per me ma lo vorrei.

         Affiora in me il ricordo lontano di due forti braccia.

         Richiudo la porta finestra.

 

                                                       

                               Firenze, 16 agosto 2024

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