martedì 11 giugno 2013

M. GRAZIA FERRARIS: RIFLESSIONI SULLA POESIA


A proposito di poesia.


M. Grazia Ferraris

Un incontro a più voci, emozionante, quello che si sta dipanando su questo blog…che diventa sempre più intrigante ed interessante.
Trovo commovente la lirica di Liana De Luca, "DE LA MUSIQUE AVANT TOUTE CHOSE" che passa dai consigli “tecnici”… all’invito al rigore, alla misura delle emozioni, delle effusioni, per attingere a quel cielo, che davvero pochi sanno vedere e raggiungere, che è il cielo della poesia:  

“… e fra i metri preferisci lo sdrucciolo
…L’endecasillabo sia la tua valenza
e non ti manchi qualche settenario…
Ma soprattutto tieni le emozioni
bene esulate fuori dalle righe … 
Siano i versi tuoi l’abrogazione 
d’ogni miraggio d’ogni delusione
d’ogni pur breve pausa d’un illuso
incantamento di felicità…..” 

L’invito è perentorio. Chissà che cos’è davvero la poesia! Quali siano i suoi ingredienti preferiti! Diceva la grande Emily Dickinson parlando di questo mistero:

Per fare un prato che ci vuole?
Un’ape e un trifoglio, un trifoglio e un’ape.
E un sogno.
Anzi, il sogno soltanto può bastare
se son poche le api.”

Mi chiedo meditando e dubitando: è possibile tenere le emozioni “fuori dalle righe”? Prova a rispondere Serena Siniscalco, quasi a commento, ne  La poesia innamora :

"Vorrei parole, sol per me parole
di nettare e d’ambrosia, sussurrate
da labbra dolci sapide di miele,
da disfiorar di mani, da carezze
poi che essenziale linfa per sognare,
come versiera, la poesia innamora.”

Coglie magistralmente  la portata delle interpretazioni e la forza della radicalità delle affermazione il commento di Nazario Pardini, che sottolinea il tema proposto dalla De Luca: “La parola sta alla poesia come il colore al quadro”,  ed incalza incisivamente: “È questo lo strumento primo del poeta: la parola. Lo ha chiarito con una proporzione calzante. Ed io…ho ribadito il concetto, insistendo sul  lavoro che la poesia stessa richiede; il poeta, da vero artigiano, deve smussare, sostituire, ampliare, far riposare e riprendere. Riprendere per lavorare. E lavorare ancora, finché non raggiunge un appagamento”
Ma non basta naturalmente, lui, da poeta, ne è ben consapevole: … “ occorre proseguire oltre il sintagma, oltre il suono; occorre abbracciarne gli spazi, confondervisi, annullarvisi, anche, per agguantare la coda dell’impossibile; farlo con cifre di scrittura per niente “normali”, ma spinte oltre i limiti della sintassi. È dal reale, rappresentato con tenacia descrittiva, che il lettore trae il patema giusto per sintonizzarsi al di lei pensiero… alla sua interiorità…”
Nella poesia c’è altro, ci ricorda di nuovo N. Pardini commentando Oggi è l'antico una preghiera di N. D. S. BUSA', ricca di  pluralità di intenti emotivi:
“C'è il sacrosanto peso della memoria, dell'antico, c'è tutta la vibrazione di un'avventura che vuole farsi perenne e con la poesia e con gli allacci al domani. E c'è il sogno. L'atto onirico. Quella parte di noi che più ci avvicina all'imponderabile; il limen, la sottrazione implacabile del presente, il recupero con l’atto creativo”…c’è preghiera.
La parola sottintesa, interdetta, mai pronunciata è <ispirazione>. Che cos’è l’ispirazione? Che cos’è la poesia? Perché piace la poesia? Sono infinite le risposte a queste inquietanti eterne domande.
Vale la penda di rileggere le parole che il premio Nobel W. Szymborska pronunciò per la sua premiazione:
“… non ci sono professori di poesia. Se così fosse, vorrebbe dire che si tratta d'una occupazione che richiede studi specialistici, esami sostenuti con regolarità, elaborati teorici arricchiti di bibliografia e rimandi, e infine diplomi ricevuti con solennità. E questo a sua volta significherebbe che per diventare poeta non bastano fogli di carta, sia pure riempiti di versi più eccelsi – ma che è necessario, e in primo luogo, un qualche certificato con un timbro.
…. L'ispirazione, qualunque cosa sia, nasce da un incessante “non so”.
Apprezzo tanto due piccole paroline: “non so”. Piccole, ma alate. Parole che estendono la nostra vita in territori che si trovano in noi stessi e in territori in cui è sospesa la nostra minuta Terra.
….
“La poesia-
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano. 

Ci sono dodici persone ad ascoltare, è tempo ormai di cominciare.
Metà è venuta perché piove, gli altri sono parenti.
O Musa. […]
 In prima fila un vecchietto dolcemente sogna che la moglie buonanima,
 rediviva, gli sta per cuocere la crostata di prugne.
Con calore, ma non troppo, ché il dolce non bruci, cominciamo a leggere.
 O Musa –“

Maria Grazia Ferraris

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