venerdì 7 aprile 2017

LUCREZIO: "INNO A VENERE" DAL "DE RERUM NATURA"






Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas,
alma Venus, caeli subter labentia signa
quae mare navigerum, quae terras frugiferentis
concelebras, per te quoniam genus omne animantum
concipitur visitque exortum lumina solis:
te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli
adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus
summittit flores, tibi rident aequora ponti
placatumque nitet diffuso lumine caelum.
Nam simul ac species patefactast verna diei
et reserata viget genitabilis aura favoni,
aeriae primum volucres te, diva, tuumque
significant initum perculsae corda tua vi.
Inde ferae pecudes persultant pabula laeta
et rapidos tranant amnis: ita capta lepore
te sequitur cupide quo quamque inducere pergis.
(...) 

TRADUZIONE 

O genitrice degli Eneadi, godimento degli uomini e degli dei,
divina Venere, che sotto i segni mutevoli del cielo
il mare che sostiene le navi e le terre che producono i raccolti
vivifichi, perché grazie a te ogni genere di viventi
viene concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole:
te, dea, te fuggono i venti, te le nubi del cielo
e il tuo arrivo, sotto di te la terra operosa soavi
fiori distende, a te sorridono le distese del mare
e, rasserenato, il cielo risplende di luce diffusa.
Infatti non appena si è manifestato l'aspetto primaverile del giorno
e, dischiusasi, prende vigore l'aura generatrice di favonio,
prima di tutto gli uccelli dell'aria te, o dea, e il tuo
ingresso segnalano, risvegliati nei cuori dalla tua forza.
Quindi fiere le greggi balzano attraverso i pascoli rigogliosi
e attraversano a nuoto i fiumi vorticosi: a tal punto, colto dalla bellezza,
ciascuno ti segue con desiderio dove ti accingi a condurlo.

3 commenti:

  1. Caro il mio Toscanaccio, di chi è la traduzione tua o di qualcun altro? Comunque perché non trasformarla in endecasillabi:sono più vicini a noi.
    "O madre degli Eneidi, godimento
    di uomini e di dei, divina Venere,
    che del cielo sotto i mutanti segni ..."

    Ciao, Carla

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  2. Il testo è stato tratto da "RAGGUAGLI DI PARNASO". Comunque bella e musicalmente trascinante la tua traduzione. Perché non provi a tradurlo tutto in endecasillabi, tu che ne sei maestra? Sarebbe una gran cosa per Lèucade...
    Un abbraccio
    Nazario

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  3. E ti sembra roba da poco? Proprio perché sei tu!

    INNO A VENERE

    O madre degli Eneidi, godimento
    di uomini e di dei, divina Venere,
    che del cielo sotto i mutanti segni
    il mar ricco di navi e pur le terre
    fruttifere vivifichi ché ogni
    genere di viventi per tua grazia
    fai sorgere e poi, nato, il sole vede
    te, dea, fuggono i venti, te del cielo
    le nuvole e il tuo arrivo, ché per te
    la terra industriosa mette fiori
    per te ridono i mari e infin placato
    il cielo brilla di diffusa luce.
    Infatti non appen si manifesta
    del giorno il primaverile aspetto
    e del favonio l'aura prende forza
    prima gli aerei uccelli del tuo ingresso
    fan cenno, o dea, nel cuore risvegliati
    dal tuo potere, indi le greggi, fiere
    or divenute, balzano sui pascoli
    e fiumi vorticosi poi attraversano.
    Così ciascuno, preso dal tuo fascino,
    ti segue ovunque tu voglia condurlo.



    Contento? Carla

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