Marco Dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
CALVINIANA (titoli-1)
Sabbia di magìe d’opposti
postume Lezioni su Pietra nasconde
di Gorgòne sconcerto
caotico tracciante
Perseo
tra letture di strade
d’alberi Giardino
muri a secco e pali di
vigne incantati
tempo di alghe e
frastagli spersi
in mille foglie d’uomo
dimezza Visconte l'Intero
aspirando
per Sentiero fantasticante
ragni
Pin… il Cugino… Kim…
mani di pani
non essere Cavaliere d’essenze
Barone si
compie
favola di lucciole
rampanti
antenati al vuoto
sottrae
liberi dal buio
irrompe
di Giornata infelici
da Nuvola di
gas mutante
speculano mostri di mali
deformi
ricoveri d’incubi
impeti sepolti
nell’attimo
imperfette utopìe
sofferte d’inferno
nell’oggi
ombre duellanti senza
domani
Marco dei Ferrari
Fantasia
e intelligenza; reale e fiabesco. Arte plurale carica di ambivalenze e
corrispondenze dialettiche di un intellettuale ironicamente guardingo, sottile
e anche compiaciuto della sua sofistica eleganza. Un narratore-poeta che gioca
su un realismo sottile, autobiografico, allusivo, zeppo di una simbologia
acuta, che dichiara un amore sviscerato per una natura messa in pericolo
dall’uomo moderno. Il
sentiero dei nidi di ragno (lotta partigiana. Pin che vive coi partigiani
una serie di vicende picaresche). Il visconte
dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente, Fiabe italiane, e
impegno etico-civile con La giornata di
uno scrutatore (la sua esperienza di membro di un seggio elettorale). Marcovaldo lo spirito libero affidato alla pura immaginazione di un “poeta” che cerca di
anticipare tutte le incongruenze sociali, umane, ambientali, e demografiche, della
rivoluzione industriale con un uomo di campagna che in città vive momenti fra
l’ironico e il tragico, fra il comico e il grottesco: la prosa raggiunge vette
di grande coinvolgimento lirico. Il tutto si dipana su un tessuto fra il fiabesco
e il realistico piacevole e avvincente. Non sono ancora presenti le
elucubrazioni mentali o i cervellotici sconfini del Calvino della maturità, che
spesso si perde in rocamboleschi e intricati travagli cerebrali. Calvino ha
bisogno di volare sul carro trainato da cavalli di nuvole in balia di spazi
incontrollati. E’ lì che può concretizzare tutto il suo mondo; tutta la sua
filosofia, permettendosi di spedire Marcovaldo a fare la villeggiatura sulla
piazza della città, o a vedere nel semaforo la luce della luna; di disegnare un
uomo che vive con nel cuore la sua campagna profumata d’erba e di rubicondi
tramonti. Leggetevi La villeggiatura
in panchina, e apprezzerete la vera proposta poetica calviniana.
Le cosmicomiche e ti con zero ci
portano in una dimensione fantascientifica dove agisce un personaggio dal nome
impronunciabile. Il cavallo dei destini
incrociati e Se una notte d’inverno
un viaggiatore vengono costruiti sul rapporto fra l’opera dello scrittore e
i suoi consumatori.
Ma perché
tutto questo preambolo prima di scrivere sulla poesia di Marco. E’ presto
detto: per mettere in evidenza le capacità logico-culturali, e emotivo-strutturali
di un poeta che fa della sintesi il suo cavallo di battaglia. Sulla sua forma
abbiamo espresso più di una volta il nostro giudizio, paragonandola ora al
flusso singhiozzato di una fiasca rovesciata, ora a quella di un tale Ermetes Trimegisto,
ed ora ad una celiniana e convulsa cascata di ruscello… Insomma una
personalissima maniera di sintetizzare brani di storia o di letteratura; di
coglierne i punti focali, en passant, l’uno dietro l’altro, fino a cucirli in
“Poemi” di grande rilevanza umana. Sì, la sua poetica gioca tutta sull’urto
dei significanti, sulle assonanze o dissonanze lessico-foniche, o su lemmi di
oculata intrusione sintattica. Si va anche oltre il gioco ritmico-verbale,
dacché Marco ha bisogno di spazi, ha bisogno di orizzonti vasti, di infinite
tratteggiature, da cui trarre conclusive e ultimative impressioni meditative.
Il tutto in un assemblaggio segmentato e canoro; in un intrecciarsi di
rigagnoli che sembrano perdersi ma che confluiscono con mansueta lena nel corso
principale. Qui è il suo Calvino: un autore che ha letto, memorizzato, incamerato, rielaborato, e
pensato per darlo alla pagina in veste nuova, quale quella che si è formata
dentro la sua anima. Sono le parole in neretto a tracciare il percorso del suo
far poesia; parole che oltre a delineare il succedersi della storia letteraria
di Calvino, ne mettono in risalto, con lemmi fugaci e significanti, la sua
intima macerazione, il suo patema esistenziale, il suo disgiunto e dicotomico
esistere fra banalità terrena e sublimazione da cui osservare i malanni umani:
Sabbia, Lezioni, Pietra, Giardino,Visconte, SentieroCavaliere, Barone, Giornata, Nuvola:
Sono qui, in
queste parole in neretto, le avventure creative, gli azzardi che Marco Dei
Ferrari compie per agguantare i reconditi messaggi calviniani, le estensioni
metaforiche dello scrittore; a Marco interessa vederci qualcosa di più,
leggerci quello che un occhio umano non riesce; nelle sue sintesi si nascondono
le rielaborazioni concettuali e le
impennate foniche che nascono nella sua mente come fiori di campo in piena
campagna a primavera.
(…)
speculano mostri di mali deformi
ricoveri d’incubi
impeti sepolti nell’attimo
imperfette utopìe
sofferte d’inferno nell’oggi
ombre duellanti senza domani
Nazario Pardini
Marco è sempre stato un cesellatore di emozioni e questo viaggio dentro alle opere di Calvino, è vissuto dall'interno come se anche il Dei Ferrari, fosse un viaggiatore al pari dei personaggi calviniani.
RispondiEliminaLo vedo proprio Marco, un po'Barone Rampante, un po'Visconte Dimezzato,in questo nuovo millennio,tra i nuovi Mostri e le vecchie Nostalgie, scolpire,come faceva Bonanno Pisano, le porte delle sue cattedrali di vita.
"Ianua Coeli " per penetrare dentro l'Anima del nostro tempo e scoprirne i lati oscuri.
La punta dell'iceberg ne nasconde la mole,così come la società odierna cela l'entità delle sue anomie.
Un esame sintetico ma intenso, come quei sogni che Freud avrebbe preso in esame ed il Poeta, attraverso accostamenti sinestetici, messo in luce.
Sofisticato, colto, elegante come può essere un lettore smaliziato ed ironico, un lettore di CALVINO che ama CALVINO.
RispondiEliminaLa trilogia degli Antenati dà la mano al giovane Pin fantastico di una Resistenza vista con occhi innocenti e ancora bambini, la luna, la natura le villeggiature in città, i Cavalieri così nobili che finiscono per diventare inesistenti: i giochi funambolici della Patafisica… Leggerezza ed Esattezza, i decisivi richiami calviniani. Il nostro interprete gioca ponendosi quasi in una nobile mutante gara, tra consonanze e denuncia, sintesi e cesello analitico. Calviniano per scelta.
Un testo che sarebbe piaciuto a Calvino che vi avrebbe rinvenuto la rapidità della sintesi, l'esattezza dei riferimenti, la visibilità dell'immaginazione, la molteplicità dei punti di vista, e infine la leggerezza della parola poetica.
RispondiEliminaComplimenti a Marco dei Ferrari per il suo acume critico che sempre sa coniugarsi con la limpidezza del linguaggio e la qualità icastica delle immagini e delle rappresentazioni.
A questo punto parlare di bravura non ha più senso, è scontato, diciamo invece che per gli scritti di Marco dei Ferrari si tratta di "griffe", marchio di stile, che forse non tutti sono in grado di apprezzare , per quella cifra di non facile approccio come fosse un prodotto per soli intenditori. Nel caso presente la bella ed esauriente nota critica di Nazario Pardini contribuisce ad esaltare i versi del Poeta, chiarendone allo stesso tempo il plafon letterario che comprova anche la di lui notevole cultura.
RispondiEliminaIl Poeta sa, comprende e partecipa intimamente l'animo delle figure che stimolano il suo interesse e la sua fantasia...e si tratta sempre di scrittori e poeti tormentati, schivi, con quel tormento che nasce dal male di vivere in un tempo, in un mondo in una società criticata e rifiutata. Il Poeta non sente il bisogno di spiegare, lui intuisce e trasmette i sensi più nascosti, magari soltanto per allusioni, parole che si fanno perle rare sul sentiero dell'arte. Come nel caso di questa sua "Calviniana".
Ancora una volta l'originalità dell'uomo si sposa con la personalità dell'artista.
Un plauso grande e sincero all'eccellente pezzo di Nazario.
Edda Conte.