Imperia
Tognacci: Anime al bivio. Edizioni
Giuseppe Laterza. Bari. 2017. Pgg. 256. € 20,00
Imperia
Tognacci si presenta sulla scena letteraria con un romanzo di grande attualità,
e di scavo psicologico. Editato per i caratteri di Giuseppe Laterza, Bari,
nell’aprile di quest’anno, il libro di ben 256 pagine, ci narra la storia ecclesiastica
di Annunziata, fattasi suora “per santificare la propria vita al Signore.”, come scrive il prefatore. Anche di un amore altro antecedente, di una
famiglia, di uno spostamento di residenza. Della morte del capofamiglia, dei
disagi materiali e spirituali. Ma l’attenzione è rivolta al personaggio
principale, ai suoi conflitti interiori fra terrenità e spiritualità in un
mondo, che, con i suoi messaggi temporali, fa di tutto per contaminarla. Quello
che al fine vince e domina la scena è la dignità incorruttibile di Annunziata,
il suo eroismo, il suo comportamento ineccepibile, la sua moralità che ancor di
più risalta di fronte ad una società corrotta
e in continua mutazione come la nostra. Con la Tognacci si respira aria
di poesia, vento di fragranze pascoliane; ogni ramo, ogni orizzonte, ogni nube,
ogni fiore, ogni giardino emana profumo di larga liricità. L’attaccamento alla
propria terra, alle radici che ci dettero vita e che da sempre costituiranno
l’impalcatura del nostro essere, qui, si fa melodia sotterranea quasi
sottofondo pucciniano nel diluirsi
dell’opera. Non è di certo improprio parlare di prosa poetica in certi momenti
della narrazione; in quelli in cui la scrittrice tocca i tasti che più si
avvicinano al suo mondo; al suo esistere di donna cosciente della precarietà
della vita, ma anche della preziosità del dono ricevuto. E la campagna che la
circonda, con tutte le sue sfolgoranti e
simboliche intrusioni, si fa oggettivazione degli stati d’animo della Tognacci.
D’altronde la sua Poesia (che io ho avuto il piacere di leggere e commentare) è
intrisa di autobiografismo; di emozioni che trovano posto in un lirismo piacevole
e coinvolgente: panismo simbolico,
ritorni memoriali, abbandoni esistenziali, sperdimenti leopardiani. Tante
caratteristiche emotivo-narative, formali, e ontologiche, che ci riportano allo
stile sciolto, fresco, alla cordialità espositiva, alla nitidezza descrittiva,
alla musicalità di stupore del bambino delle Myricase e dei Canti di
Castelvecchio, in una storia che abbraccia e convince. Sì una prosa apodittica,
conclusiva, estremamente musicale, che
mira a tratteggiare la parte più segreta dei personaggi, con l’aiuto, anche,
degli ambienti che li circondano. Tutto si compatta e si amalgama in una
unicità stilistica fuori da ogni epigonismo; in un ensemble che riguarda il copyright della scrittrice. Ed è naturale
che la poetica della Nostra, intrisa di vita, di mistero, di forza evocativa,
di humanitas, abbia notevole influenza sul suo percorso narrativo:
“La
giornata era trascorsa. Il sole finiva il suo pellegrinare dietro i colli che
abbracciano Quarona. Giacomo si era affacciato alla finestra del suo studio
nella villetta di sua proprietà che volgeva verso i colli…”. Così inizia il
romanzo che già ci mette in contatto col tipo di scrittura paratattico,
sbrigativo, conciso; periodi brevi e arrivanti. Ma è quello che richiede la
poesia se ben riflettiamo: l’essenza, la concisione, l’essenzialità. E la
natura fin dagli inizi si fa spazio fra un turbinio di emozioni, di momenti
contemplativi e meditativi: il pellegrinare del sole, l’abbraccio dei colli, l’apertura
verso la luce, verso l’orizzonte, verso slarghi umanamente ultra. Tocchi di sinestetici
allunghi, di iperbolici voli, di movimenti verbali che tanto la Nostra usa in
poesia. Direi che l’arte di Orfeo si sia impossessata anima e corpo dell’anima
di Imperia, dove la memoria occupa un ruolo determinante, reattivo ad un oblio
che tenta, con la sua potenza fagocitante, di resettare il suo sacro patrimonio
vicissitudinale; riportarlo a galla, aggrapparsi alle sue sfuocate immagini,
significa tenerlo in vita: “… Cercava qualcosa, ma non sapeva cosa fosse quel
qualcosa che le sfuggiva. Sentiva la necessità di trovare altro al di là della
concretezza delle cose: aveva sete d’assoluto. Com’era lontano quel periodo
spensierato quando Tina le bendava gli occhi…”.
E la trama si fa psicologicamente nostra,
dacché è naturale per l’uomo sentirsi a disagio di fronte alle ristrettezze della
quotidianità. Come è naturale provare il bisogno di allungare lo sguardo oltre
gli orizzonti che limitano il nostro soggiorno. Un odissaico, odeporico, innato
stimolo ad agguantare quella parte del mondo e di noi che ci è nascosta e che
ci inquieta con la sua indecifrabilità.
Direi
che questo nuovo romanzo comprende tutti quelli che sono gli input ispirativi
di Imperia Tognacci: Anime al bivio,
fra temporalità e spiritualità; fra amore laico e amore profano; fra libertà e
condizionamento; fra eticità e corruzione: temi storici, di filosofica
annosità, che la Nostra riporta alla luce con uno splendido tocco di modernità
consegnandolo ad una scrittura fluente e morbida; in sospensione fra cielo e
terra. Ad una conclusione di effetto scenico liberatorio: <<… La suora
cuciniera… aveva capito le sue intenzioni e condivideva la sua decisione “Suor
Annunziata fai bene ad andartene”, “…
Era il giorno di S. Anna, mentre ancora tutti dormivano, lasciò,
silenziosamente, di mattina presto la grande casa ancora addormentata passando
per un’uscita di servizio. Nessuno se ne accorse. La porta del convento si
chiuse per sempre dietro di lei”.>>.
Una monaca di Monza mancata, o, se si vuole, coraggiosa nelle sue
decisioni.
Nazario
Pardini
Carissimo Nazario,
RispondiEliminagrazie infinite per la tua bellissima recensione. Hai saputo cogliere in maniera profonda il nucleo intorno al quale si snoda il mio scrivere.Hai compreso a pieno le radici della mia poesia che sprofondano nella mia terra di Romagna, e nella ricercadi qualcosa che va oltre il visibile. Sono particolarmente lieta di avvertire la tua immedesimazione nella trama del romanzo, e di avere evidenziato come il mio amore per la poesia traspare anche dal mio scrivere in prosa. Mi è piaciuta tanto la tua recensione che la invierò anche al mio editore.
Cari saluti
Imperia