La Crisi Di Miro
E' notte. Miro e il padre, come due amici.
Cadute le barriere dell'autorità e della ritrosia,
semplicemente due uomini. L'uno di fronte all'altro, da pari a pari.
Lui, Miro, parla, il
padre ascolta , con un silenzio attento e partecipe.
La quiete della notte è di tanto in tanto interrotta dal
graffiare del cane contro la porta chiusa; è l'unico richiamo alla realtà del momento, per
entrambi. L'ora straordinaria rubata
alla consuetudine del sonno favorisce
l'intesa miracolosamente colta sul nascere.
Il padre se ne rallegra, il giovane invece si spoglia della
corazza di guerriero post- moderno, quasi con rabbia. Sente che la sua sicurezza si scioglie in
parole che sanno di lacrime. Un po' se ne vergogna. E se ci fosse stata sua madre in quella stessa situazione? La
madre al posto del padre? Come si sarebbe comportata? E lui ? Ma no, lei non si
sarebbe seduta ad ascoltarlo e lui non
avrebbe mai provato a parlarle di sé.
Il pensiero non lo amareggia, anzi, lo fa sorridere. Laura
è donna superiore. E' la persona più in
gamba della famiglia: dinamica, intelligente, pratica, aggressiva quanto basta a garantirle un rapido sviluppo
nella carriera.
Nei primi disegni, all'asilo, la rappresentava come una
specie di gigante, con una grande borsa a tracolla e la capigliatura sparsa sulle spalle in tanti serpentelli neri; il padre con la testa piccola e ricciuta, le gambe
troppo lunghe dentro pantaloni svolazzanti.
Certe donne si
impongono sempre, persino nei disegni
ingenui che i figli fanno all'asilo. Il
guaio più grande è però quando
continuano a primeggiare giganti nei
disegni della vita quotidiana degli adulti.
" Non ce l'ho con te, madre, questa volta la riflessione
riguarda un'altra donna....ma questa cosa tu ancora non la sai."
Tale pensiero attraversa la mente di Miro nello stesso tempo che un altro gli si
è presentato con una punta di rimorso. Per causa sua il padre si è
caricato un nuovo fardello.
Lo rivede come in
una sequenza cinematografica quando
quella stessa mattina lo ha accompagnato alla stazione.
Mentre si allontanava Miro
si era voltato a guardarlo e aveva provato un certo stringimento in gola. Lo aveva visto appesantito e incurvato, non
vedeva più gambe lunghe e pantaloni
troppo larghi, né la testa piena di
ricci scomposti. Su quel corpo gli anni
hanno fatto un cattivo servizio. E lui, Miro, non se n'era mai accorto. Del
resto i cambiamenti fisici avvengono tanto gradualmente che nessuno li nota, nemmeno lo stesso interessato.
Per altri mutamenti è tutta un'altra storia. Lui, per
esempio, rispetto al giorno prima si sente diverso, eppure le cose non sono mutate, il senso di sconfitta gli resta acquattato dentro come una serpe
nel covo. La delusione sentimentale ne ha rappresentato solo un temporaneo risveglio, sebbene il
morso sia stato abbastanza doloroso.
Oggi la vita sembra
mostrargli una luce lontana, come si legge nelle fiabe.
Oggi ha voglia di scoprire cosa c'è realmente dietro le
parole di sua nonna, dietro i rancorosi
silenzi di sua madre. Quella zia che va a incontrare rappresenta per lui una vera e propria
incognita. Tante domande gli tengono impegnata la mente allontanandola dalla causa
principale del pensiero dominante: Eva, la ragazza meravigliosa con cui fino a
pochi giorni fa divideva i progetti per il futuro . Eva, Eva ancora presente, come fosse sempre accanto a lui.
E lui nel costante
tentativo di riuscire a
conoscerla nel suo vero essere..
Poi il pensiero si sposta su altre figure: Laura e Simona,
quella zia che ha visto sempre
poco, quella sorella che Laura non vuole mai nominare, chissà per quale
misterioso motivo di astio . Tre donne
tre incognite, in definitiva. Vero è che
non è facile conoscere l'animo di una donna, anche se questa è la madre o la
ragazza con cui sei cresciuto. Ecco, ancora Eva....; non riesce a scacciare il
suo nome dalla mente. Eva è come un
corpo annegato che non vuole andare a fondo.
Eva compagna di
scuola, amica del cuore, infine ragazza
da amare.
Vacanze insieme vissute spensieratamente lontano da
tutti... "noi due soli, con la smania di fare le più pazze esperienze, di
vivere tutta la vita in un solo momento.." ma anche discussioni,
divergenze, timidi progetti per il futuro, sotto l'occhio compiaciuto delle
famiglie. Eva....un bene perduto.
-Tu trascuri lo studio, dice lei un giorno.
Lui non sa bene se
gli occhi di Eva hanno quell'espressione dura per l'ombretto che ha preso l'abitudine di mettere sempre più carico, o per qualche altro
motivo che non riesce a individuare.
Eppure c'è stato
tanto tempo per conoscersi... "
abbiamo giocato insieme, litigato , abbiamo diviso la tavola e il
letto....abbiamo camminato insieme per
anni...; ci siamo guardati negli
occhi...eppure! Non ti conosco, Eva.
Chi sei realmente.? Chi sei realmente ?. "
Chi sei .. sei.. sei...
Il treno continua la sua corsa amica condividendo pensieri
e parole, ripetendo all'infinito la angosciosa
domanda di Miro.
........
Il giovane si reca in vacanza dalla zia, e la trova
fisicamente appesantita, meno radiosa, ma sempre circondata da un'aura di
semplicità e d'armonia che contagiano il marito, i figli, la casa. Una donna
agli antipodi della madre, come accade quasi sempre tra sorelle e fratelli,
fisicamente simili ma molto diversi
a livello caratteriale.
I cugini, divenuti adolescenti, lo proiettano in un
universo lontanissimo dal suo. Gli sembrano semplici, genuini, calati nei loro
anni.
Ripensa al padre, ingobbito, canuto, dal passo stanco , e
alla fitta che gli ha attraversato il petto mentre lo guardava allontanarsi.
Le storie e le persone sono in movimento e Miro si sente di
colpo fermo, come quel tiglio piantato nel giardino, che vive e forse osserva
il mondo senza comunicare con esso.
Lui non si è mosso dalla città, dalla famiglia, in
particolare dal padre, e soprattutto
dalla lunga storia con Eva. Non si è mai osservato in uno specchio,
d'altronde ai tigli non è concesso...possono
vestirsi di foglie sempre nuove, crescere, ma sono gli altri a
osservarli.
I cugini, con il
loro gruppo di amici, rispecchiano una tarda adolescenza che lui sente lontana,
e vorrebbe continuare ad assaporare. Quei ragazzi parlano di baci "da
mangiare come farfalle per sentire il famoso frullio d'ali nello stomaco"
... e il suo primo bacio, lontano, era stato l'estasi; avrebbe voluto morirci
dentro, ma Eva, pratica, giocosa, l'aveva sminuito. Poi ne erano venuti altri e
tanti altri, l'amore era stato
precoce ed esaltante per entrambi.
Miro non aveva avuto tempo di conoscere i coetanei, li
sfiorava, li vedeva, ma era focalizzato solo su Eva, sui suoi capricci, le sue
esigenze. Era sempre stato convinto che
la loro complicità e il loro amore fossero un dono prezioso.
Nessuna sete di conoscenza, nessun dubbio.
Era rimasto fermo, non si era riflesso negli occhi di un'altra ragazza, non si era
confidato con un amico. Gli unici
testimoni della storia nata sui banchi delle Elementari erano stati i
genitori.
Oggi, nel gruppo
degli amici dei cugini si misura, con loro ride, parla, crea momenti di condivisione.
E si accorge che non
gli era mai capitato.
Chissà come lo
vedono quei giovani testardi e ribelli vestiti ancora di acne e innocenza. Miro
se lo chiede mentre scende sul piano della confidenza, avvertendo però la
sensazione di essere trattato da adulto.
In un flash-back rivede Eva, la sua ossessione, al ballo
delle matricole dell'Università: indossa
un tubino nero molto corto e scarpe con decolleté dal tacco vertiginoso;
fedele al suo nome è prima donna,
ammirata da tutti, lontana da tutti,
anche da lui, che sulle note di Vasco avrebbe voluto ballare ascoltando i
battiti dei rispettivi cuori.
Si è sentito a
disagio. Lei usa il sarcasmo come un campo di forza e Miro non è abituato a quell'approccio..
Perché si è iscritto
a giurisprudenza , se ha sempre prediletto le materie umanistiche?
Per starle vicino. Per Eva!
Ha messo nel
cassetto l'anima da fanciullo e i propri sogni , per camminare al suo passo,
senza pensare neanche un giorno che le persone possono cambiare.
Forse lui, come il
tiglio, è cambiato più di Eva, ma non se ne è accorto. L'ha rincorsa, l'ha
raggiunta tante volte e poi...poi sono cresciuti ... Miro voleva la storia
nella bolla che avevano costruito negli anni.
Eva è donna energica, volitiva, decisa.
Lui non la riconosce
, e non sa che nel guardarlo , lei, creduta l'anima gemella, vedrà un Miro
sognatore, riflessivo, indeciso e, a sua volta, non lo riconoscerà.
Il volume della vita è troppo alto ; Eva riesce a percepirlo,
lui ha bisogno di abbassarlo.
Mentre ride con i temporanei amici, il ragazzo si ritrova a
guardare il cielo pigro di Aprile, che tende a disfarsi.
Guarda il passaggio delle nuvole...le sente così simili ai suoi stati d'nimo. Si sente come un paesaggio indistinto tra cielo e terra, lontano dai coetanei che lo circondano, lontanissimo da Eva...
Lillà
e Margherita
Ringrazio la mia compagna di viaggio e il nostro Mentore, che mentre ero fuori, hanno deciso di farmi questo dono. Scrivere con Edda è ogni volta un salto nel buio e insieme impariamo l'arte dei trapezisti. Un fortissimo abbraccio a entrambi.
RispondiEliminaDiciamo, mia cara compagna di avventura letteraria e grande amica di pensiero e sentimento, che abbiamo avuto la buona fortuna di trovarci perfettamente complementari. Grazie .
RispondiEliminaTi abbraccio.
RICEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaGentilissime… anonime amiche. Grazie per questo nuovo racconto scritto a quattro mani e vi assicuro che non ci sono dubbi, per chi ha il piacere di conoscervi, di identificare il vostro stile e l’immaginifica versatilità nella scelta dei temi trattati.
Oserei definire il vostro impegno letterario non come la stesura di un racconto ma più concretamente un trattato di profonda ed emotiva sensibilità psicologica che scava nell’intimo sentire dei protagonisti e ne estrapola sentimenti, passioni, ricordi, rimpianti, speranze e quant’altro del loro percorso di vita, alla ricerca di una strada, di uno spazio, così come quello variegato di ogni essere umano che cerca un qualcosa che si porta dentro, come a svegliare un incantesimo e che forse non troverà mai nel gioco di un velo sottile tra l’Ombra e la Luce, tra il Grigio e l'Immenso, tra il Dolore e l’Amore.
Complimenti. Ogni ulteriore considerazione sarebbe, a mio parere, riduttiva. Un saluto a Nazario che accogliendovi sullo scoglio permette a noi tutti di avere iil piacere di leggervi e grazie per i messaggi che dai vostri cuori scendono diritti al nostro sentire.
Un abbraccio grande.
Lino D’Amico
Che meraviglia questo intervento del caro amico Lino! E' una lettura approfondita sul filo del sentimento e della ragione, uno scavo tra le parole alla ricerca di quei valori e motivi esistenziali che lui stesso insegue e persegue. E sempre li trova, li riconosce, e noi che raccontiamo la vita umana , nel bene e nel male, gliene siamo profondamente grate.
RispondiEliminaI Racconti a quattro mani si arricchiscono anche di note di commento da parte di lettori sensibili e attenti come Lino D'Amico.
Grazie.
Che meraviglia questo intervento del caro amico Lino! E' una lettura approfondita sul filo del sentimento e della ragione, uno scavo tra le parole alla ricerca di quei valori e motivi esistenziali che lui stesso insegue e persegue. E sempre li trova, li riconosce, e noi che raccontiamo la vita umana , nel bene e nel male, gliene siamo profondamente grate.
RispondiEliminaI Racconti a quattro mani si arricchiscono anche di note di commento da parte di lettori sensibili e attenti come Lino D'Amico.
Grazie.
Lino, sei così entusiasta che contagi! Unire due cuori e due modi di sentire affini può portare a risultati che stupiscono anche noi. Tu sei fin troppo generoso. Io ed Edda ti siamo infinitamente grate e ti stringiamo al cuore!
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