martedì 1 giugno 2021

MILICA LILIC: "IL VOTO DI PENELOPE"

 

MILICA LILIC. IL VOTO DI PENELOPE. IL CUSCINO DI STELLE. 2021

Iniziando da una pericope della introduzione di Antonio Bologna  si può penetrare a fondo nella poetica di Milica Lilic, dove l’amore e il terrore della guerra, di quella che ha martoriato le popolazioni dei Balcani, formano i contenuti e gli abbrivi di uno stile scattante,  sincopato, e movimentato per reificare gli input del pathos che trova posto in un  logos fatto di finezze e articolazioni espressive: “La sua poesia, nutrita dalla cultura e dall’amara esperienza di vita, si leva potente contro i soprusi della violenza e contro quanto un conflitto  armato porta necessariamente con sé, per trascinare nella rovina borghi, paesi, città; per distruggere campi, case e ogni forma di vita; per alimentare odio tra uomini, causare stragi di innocenti, infierire senza distinzione contro bambini donne anziani. Nella guerra l’uomo perde ogni freno e si abbandona al libero sfogo degli istinti più bassi, alimentati dalla ferocia delle barbarie…”. Il libro composto da una dovizia di intuizioni poetiche abilmente tradotte dalla insuperabile studiosa quale Claudia Piccinno si sviluppa con tenacia e ardore emotivo durante il percorso di tutta la plaquette. Dalla maledizione di Penelope: “Gridò a Odisseo irrequieto prima di partire:/porterai al di là  il mio volto,/ mi verserai in alto mare/perché io possa riemergere dovunque ti fermerai…”, dove le metafore e le invenzioni creative danno largo spazio al lirismo poetico; alla Poesia: “Nata dal corpo e dalla mente corporea…”; dal voto di Penelope: “Giuro sul silenzio/dopo tutte le parole vuote/ piene di tesori e giada,/ giuro sulla sua forza,/sul suo profondo potere di guarigione,/ quando si soffre con tutto il cuore!…”; fino a l’amore al Mugello: “Incantata da Firenze stavo sulla piazza/cieca per tutto il resto,/ quando mi risvegliò una voce dolce:/Parli italiano?...”. Un grande turbamento di affetti si incunea in  paure, in sogni e risvegli che fanno dell’opera una varietà di emozioni che avvincono e convincono; anche per la struttura versificatoria che segue con passo lesto i moti di un’anima incisa dagli avvenimenti dell’esistere, dove occupa spazio non esiguo la commozione per la bellezza: “… Italia mia bella. Italia mia  bella,/morirò di quella  bellezza”, e dove trova spazio la poesia dell’home, delle radici, della terra amata: “… Se ti arrendi, oh Kosovo,/ non saremo mai più gli stessi/ né tutto l’universo sarà lo stesso”, e dove la spiritualità del poeta  si concede a verbi di plastica visività nel tessuto del canto: “… Dio ci ha indotti in molte tentazioni/ anche tra noi ci sono i cattivi e faranno/ qualunque cosa fanno tutti i malvagi,/ ma il mio pensiero è concepito nella rinascita/dei cuori innocenti…”, e dove Eros nella sua perpetua lotta contro Thanatos, sembra avere la meglio in un mondo in cui c’è tanto bisogno di amore: “… Privi del buio/ integrati con l’Uno/ dietro di noi l’impronta del primo piede/ cerca i nostri occhi”.          

Nazario Pardini

2 commenti:

  1. Milica e io siamo molto felici di questa preziosa nota critica. Grazie professore

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  2. Analisi importante. Tra distruzione e pace il Critico- Poeta, la poetessa- autrice e Claudia elegante e perfetta traduttrice
    danno il meglio della loro ampia professionalità e sensibilità.

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